Prima delle "Strade Bianche": una dichiarazione d'amore
Domani la corsa senese diventa maggiorenne: una storia fatta sin qui di fascino e spettacolo per un evento (che fa rima con... sesta Monumento!) destinato a crescere ancora
Domani il grande ciclismo arriva in Toscana per la Strade Bianche, corsa del calendario World Tour, gara tra quelle che contano di più per gli atleti che di professione fanno il ciclista, uomini che consumano energie e producono sudore coltivando piccoli o grandi obiettivi ma che alla fine di ogni gara non solo hanno superato prove fisiche ma anche prove mentali e qualche volta persino morali.
E questo sempre, anche se non vincono, spesso anche se non arrivano in fondo.
Strade Bianche mette alla prova come poche altre corse e forse è anche per questo che per molti ciclisti è un appuntamento irrinunciabile, un colpo di fulmine nato dopo i primi chilometri della prima volta.
“Siena, la storia, lo sterrato, il vento, il sole, la polvere o il fango. Rimane una corsa da gladiatore” ha dichiarato una volta in una intervista Fabian Cancellara, l’unico che questa corsa l’ha vinta tre volte e per questo motivo si è visto dedicare il tratto di sterrato del Monte Sante Marie, il più bello, il luogo dove in questi diciotto anni di Strade Bianche sono nate azioni rimaste nel cuore degli appassionati di ciclismo, come ad esempio l’inizio della cavalcata solitaria di Tadej Pogacar che lo ha portato a vincere l’edizione 2022.
“Con il suo percorso misto è una corsa adatta a tutti ed a nessuno” è sempre Cancellara a parlare in quella intervista: “È una corsa originale e particolare che senti nel cuore prima che nelle gambe”.
Una corsa bellissima in una terra enigmatica
A Strade Bianche il percorso misto è tale non solo per l’alternanza di asfalto e sterrato (ben 71 chilometri suddivisi in 15 settori nell’edizione di quest’anno) ma anche per l’alternarsi di pugni di case impregnate di storia e di storie a calanchi e biancane, a casolari solitari aggrappati a colline calve.
“La terra senza dolcezza d’alberi, la terra arida che rompe sotto Siena il suo mareggiare morto”. E ancora: “Questa terra eccita e alimenta la condizione enigmatica dell’uomo: la rappresenta e la asseconda. Ciascuno di noi ha dentro di sé queste perplessità dense di mistero e qui trovano un luogo”. Così scrive il poeta Mario Luzi a proposito delle Crete Senesi, il territorio su cui si sviluppa gran parte della corsa.
E poi ci son loro, le strade sterrate, spesso bianche come ossa lasciate al sole, a volte invece grigie e lunari per qualche tratto, comunque sempre e soltanto le vere protagoniste, che tormentano le gambe e le braccia dei corridori e che li insidiano tendendo trappole fatte di brecciolino scivoloso che schioda le biciclette dalla strada, di polvere che si alza e va ad impastare la bocca rendendo solido il respiro, di fango che trasforma i ciclisti in tanti Golem che si alzano sui pedali.
Sulle strade bianche di Asciano, di Montalcino, di Monteroni d’Arbia, di San Martino in Grania, delle Tolfe, di Colle Pinzuto, di Montaperti domani passa la carovana colorata del ciclismo formata da auto e moto strombazzanti che precedono e seguono i corridori in sella a modernissimi “anticavallo”, così Gianni Brera chiamava la bicicletta.
Ma son le stesse strade dove secoli fa trottavano cavalli veri, quelli dei capitani di ventura mercenari che seminavano terrore come Giovanni Acuto o quelli dei guelfi e ghibellini che a Montaperti si dettero battaglia fino a colorare di sangue il torrente Arbia: "lo strazio e 'l grande scempio che fece l'Arbia colorata in rosso" scrive in proposito Dante nella Divina Commedia.
Infine Siena, dove è posto l’arrivo.
In Piazza del Campo si sta già scrivendo la storia del ciclismo
Per dirla come lo scrittore senese Federigo Tozzi: “Strade che si dirigono in tutti i sensi, si rasentano tra sé, s'allontanano, si ritrovano due o tre volte, si fermano; come se non sapessero dove andare; con le piazze piccole e sbilenche, ripide, affondate, senza spazio, perché tutti i palazzi antichi stavano addosso a loro”.
È salendo sulla ripidissima ed assassina pavimentazione lastricata posata in Via di Santa Caterina dopo la Porta di Fontebranda che i corridori hanno l’appuntamento con l’immane ultimo sforzo prima dell’agognato striscione d’arrivo in Piazza del Campo, a pochi metri dai marmi della Cappella di Piazza, posta alla base della Torre del Mangia.
Poi basta, poi finisce tutto fino al prossimo anno.
Strade Bianche quest’anno diventa maggiorenne arrivando alla diciottesima edizione e fin dalla prima volta gli sterrati sono stati giudice e giuria, qualunque sia stato lo scenario di gara.
L'appeal, l'aspetto classico e l'oggettiva difficoltà nel correre in condizioni di gara complicate hanno portato molti a definirla - nonostante la giovane età - la Sesta Monumento, dopo Milano-Sanremo, Giro delle Fiandre, Parigi-Roubaix, Liegi-Bastogne-Liegi e Giro di Lombardia, le attuali portabandiera delle corse di un giorno.
Nel 2022 il quotidiano sportivo francese L'Équipe ha intervistato 381 corridori professionisti riguardo alle loro gare preferite tra quelle in calendario. Quando è stato chiesto quale gara pensassero dovesse essere aggiunta alla lista delle Monumento è stata una valanga di voti per la corsa senese. Le cinque Classiche Monumento portano con sé la storia, la distanza e il prestigio per distinguersi. Strade Bianche è alle loro spalle poco più indietro.
Per adesso.