Pogacar scolpisce un nuovo capolavoro a Plateau de Beille. Vingegaard schiantato
La Visma fa corsa durissima, Jonas attacca a oltre dieci chilometri dalla vetta, Tadej lo tiene e poi lo stacca. Distacchi enormi, Tour de France nelle mani dello sloveno
Alla terza domenica di Tour de France il sole è allo zenit. Più che un re, un Ra; più che un Tadej, un te deum; più che una corsa ciclistica, una liturgia. Vince sempre lui, rende la vita impossibile ai suoi avversari e un po' anche a noi che ogni giorno dobbiamo rinnovare parole d'elogio e ammirazione, e questa ricerca ci porterà prima o poi all'essenzialità del telegramma. Pogacar vinto Plateau stop avversari schiantati stop.
Dopodiché ci pentiremo di questo revanscismo novecentesco (il telegramma… e perché non un fax magari?) anche perché qualche concetto del presente secolo lo vorrai spendere per parlare di un corridore che abbassa di quattro minuti il precedente record di scalata (appartenente a Marco Pantani)? Gli toglierà, al Pirata, anche il record dell'ultimo vincitore di Giro e Tour nello stesso anno. (Liegi+Giro+Tour, solo Merckx '72).
È un'anagrafica che viene aggiornata giorno per giorno, su tutti i livelli, un record dopo l'altro. Tanto per dire (o per statisticare), oggi siamo alla vittoria numero 80 in carriera, alla quattordicesima al Tour (e diventa giustappunto 14esimo nella classifica dei pluritappisti). Solo quest'anno, sono già 17.
Con l'impresa di Tadej Pogacar a Plateau de Beille, seconda di fila in un dominio pirenaico senza rivali, le cose per il Tour si instradano in maniera molto evidente, molto più del già evidente di ieri. Jonas Vingegaard ha provato a forzare la mano (e anche la realtà di una preparazione a cui, da qualunque parte la si guardi, continua a mancare un pezzo importante), ma il massimo che ha ottenuto (e che poteva ottenere) è l'onore dello sconfitto, sconfitto di giornata e di stagione.
Qualcuno ancora dirà che tre minuti in classifica sono teoricamente ancora colmabili, che un Tadej in crisi alla Loze l'anno scorso ne lascio 6-7'. Ma quel Tadej era nelle condizioni in cui oggi è Jonas, per cui ci possiamo aspettare che semmai sia il danese a vivere una giornata di crisi. Perché quella che oggi è finita in vacca per lui è stata tutt'altro che giornata di crisi, è stata invece la giornata dell'orgoglio, del bicampione uscente che sa che al 99% farà un buco nell'acqua ma ci prova ugualmente, forza con la squadra, attacca in prima persona a 11 km dalla fine, subisce il contrattacco che lo schianta.
E il contrattacco glielo piazza un uomo che si era appena appena disunito, poco prima, sul forcing supremo di Vingegaard. Il massimo dell'alzata di sopracciglio che siamo riusciti a notare oggi in Pogi. A livello prestazionale, il top di stagione possiamo dire. A livello morale, gli resta(va) ancora qualche titubanza, questo voltarsi che è figlio dei fatti di Le Lioran; ma dopo questa ennesima esibizione potrà fare a meno di guardarsi le spalle, le distanze in classifica sono tali che Tadej dovrà badare solo alla strada che ha davanti, per evitare intoppi e incidenti.
Tour de France 2024, la cronaca della quindicesima tappa
La seconda tappa pirenaica di fila del Tour de France 2024 era la Loudenvielle-Plateau de Beille (197.7 km), quindicesima frazione che chiudeva i primi due terzi di Boucle. Il Peyresourde subito in partenza ha ispirato immediati attacchi, nello sviluppo dei quali abbiamo visto coinvolti anche nomi come Remco Evenepoel (Soudal Quick-Step), ovvero il terzo della generale, e Adam Yates, pedina centrale dello scacchiere UAE Emirates intorno a Tadej Pogacar. A transitare per primo al Gpm dei -190 (prima categoria) è stato David Gaudu (Groupama-FDJ), che si sta orientando nella lotta per i pois dopo aver capito da tempo di non poter fare classifica; poi capirà anche di non poter fare nemmeno la classifica dei Gpm.
Il francese, che lungo la scalata si era avvantaggiato con Romain Bardet (DSM-Firmenich PostNL) e Oier Lazkano (Movistar), è rimasto con loro al comando per un altro po', ma non era certo quella la fuga buona. Infatti il gruppo ha ripreso il terzetto e al suo posto ha fatto partire 21 uomini che hanno rapidamente preso un certo margine: Michael Matthews (Jayco-AlUla), Michal Kwiatkowski (INEOS Grenadiers), Julien Bernard (Lidl-Trek), Nans Peters (Decathlon AG2R La Mondiale), Nico Denz, Jai Hindley e Bob Jungels (Red Bull-BORA-Hansgrohe), Lenny Martinez (Groupama), Rui Costa (EF Education-EasyPost), Jakob Fuglsang (Free Palestine), Guillaume Martin (Cofidis), Enric Mas, Alex Aranburu, Davide Formolo e Gregor Mühlberger (Movistar), Louis Meintjes e Biniam Girmay (Intermarché-Wanty), Magnus Cort e Tobias Halland Johannessen (Uno-X Mobility), Mathieu Burgaudeau e Jordan Jegat (TotalEnergies).
Girmay ha vinto lo sprint intermedio di Marignac ai -160, mettendo un altro mattoncino importante nella costruzione della sua già da tempo avviatissima maglia verde; poi lo hanno relegato al terzo posto per una manovra azzardata ai danni di Matthews, ma il mattoncino rimane; quindi si è giunti sul Col de Menté con un minutino per i battistrada e un plotone in cui gli spirti guerrier non avevano ancora smesso di ruggire, vedi l'attacco di Richard Carapaz (EF) ai -155, con Rui Costa che l'ha aspettato per dargli una mano a rientrare sul drappello di testa.
Un drappello che nel frattempo aveva perso un bel po' di componenti, riducendosi a 12 unità (Hindley con Jungels, Martinez, Carapaz, Fuglsang, Martin, Mas con Aranburu, Maintjes, Cort con Johannessen, Jegat); più indietro un gruppetto di contrattaccanti era formato da Simon Yates (Jayco), che ne era l'ispiratore, Matteo Sobrero (Red Bull), Laurens De Plus (INEOS), Ben Healy (EF), Javier Romo (Movistar) e Oscar Onley (DSM), e a tre chilometri dalla vetta del Menté (-150) questi sei sono rientrati sui primi, dai quali intanto aveva perso contatto Jegat.
Nella terra di mezzo la fuga guadagna terreno
Romo ha vinto il Gpm di prima categoria dei -147, il gruppo maglia gialla, controllato dalla Visma-Lease a Bike e da cui si era staccato tra gli altri Egan Bernal (INEOS), tredicesimo della generale, è transitato a 1'35". La salita successiva era il Portet d'Aspet, qui Cort ha perso contatto dai primi ma in compenso il suo compagno Johannessen ha vinto il Gpm (prima categoria) dei -132.
Alla prima difficile parte della tappa seguiva un tratto interlocutorio di una cinquantina di chilometri; ai -110 Meintjes ha perso contatto dalla fuga a causa di un problema meccanico, intanto il gruppo ha un po' alzato il piede dall'acceleratore sicché gli attaccanti hanno preso margine e i primi di loro hanno approcciato il Col d'Agnes, ai -70, con 3'45" di vantaggio sul plotone (che sarebbe restato il margine massimo).
“I primi di loro” perché tre chilometri prima, ai -73, il drappello dei fuggitivi si era spezzato in due e davanti erano rimasti in 7: De Plus, Hindley, Jungels, Sobrero, Healy, Mas e Romo. Il migliore in classifica della compagnia era Healy, 14esimo (a 15'45") alla partenza.
Il Col d'Agnes ha ulteriormente selezionato il gruppetto al comando; dopo un paio di chilometri di scalata si sono staccati Jungels e poi Romo, intanto dal secondo plotoncino partiva forte Carapaz. Due chilometri più su, su forcing di Sobrero pro Hindley, ha perso contatto Healy, e poco dopo lo stesso Sobrero, mentre intanto Carapaz avvicinava la testa della corsa, e la raggiungeva ai -62 (a 3 km dalla vetta).
Il Gpm dei -59 (prima categoria) è stato vinto da De Plus davanti a Carapaz, Mas e Hindley. Il gruppo maglia gialla, composto da meno di 20 unità, è passato a circa tre minuti, invece lì vicino c'era Johannessen, bravo a rientrare sui primi in discesa ai -49 (dopo che la contropendenza del Port de Lers è stata superata di slancio).
La Visma distrugge il gruppo sul Plateau de Beille
Ma guardiamo il gruppo maglia gialla nel dettaglio. Con Tadej Pogacar c'erano gli altri UAE João Almeida, Adam Yates e Marc Soler; con Jonas Vingegaard gli altri Visma Matteo Jorgenson e Wilco Kelderman; Remco Evenepoel era scortato dal solo Mikel Landa; Giulio Ciccone (Lidl) poteva giovarsi della presenza di Carlos Verona; Derek Gee (Free Palestine) aveva Fuglsang; quindi da soli trovavamo Carlos Rodríguez (INEOS), Felix Gall (Decathlon), Santiago Buitrago (Bahrain-Victorious); e pure Simon Yates, Ben Healy e Guillaume Martin, che però in quanto reduci dalla fuga non avevano grandi chance di far cose.
Questo drappellone (sempre tirato dai Visma) ha preso il Plateau de Beille, ai -16, con 2'30" di ritardo dal quintetto di testa, e dato che la salita era subito dura, subito si sono staccati Healy, Fuglsang, Martin, Simon Yates, Kelderman (che aveva lavorato fin lì) e Soler; al che ai -15 Jorgenson ha accelerato e ha fatto male a Gee, Verona e Almeida, quarto della generale.
A 13.5 dalla vetta son saltati anche Gall e, ahilui, Giulio Ciccone. Restavano, dietro a Jorgenson, il suo capitano (oggi vestito di pois) Vingegaard, Tadej con Adam, Remco con Landa, Rodríguez e Buitrago. Solo otto uomini. Degli staccati, Gall provava a tener duro tenendo a vista il gruppetto, invece Almeida, dopo aver patito assai il cambio di ritmo, procedeva come suo solito recuperando terreno, o perlomeno recuperando quelli che si staccavano dopo di lui.
Davanti le schermaglie tra i battistrada erano cominciate da un po', con i tentativi di Hindley e poi di Carapaz con Mas ai -14, ma cresceva la consapevolezza che nessuno di loro sarebbe arrivato al traguardo prima di quegli altri. Mas ci ha riprovato ai -11.5, seguito da Johannessen, e stavolta la coppia ha preso margine; il solo Carapaz, in un secondo momento, è riuscito a saltare sui primi, raggiunti ai -11. Quindi l'ecuadoriano è scattato trovando la risposta di Mas.
L'attacco di Vingegaard, la mazzata definitiva di Pogacar
Tra i big, ai -11 è saltato Buitrago e anche a Rodríguez s'è spenta la luce (ma già da un po' i due erano molto al gancio); ai 10.5 il momento dell'attacco di Jonas Vingegaard. Il danese è partito di netto e solo uno gli ha preso la ruota, indovinate chi. In un attimo i due mostri hanno superato De Plus e Hindley, più indietro Evenepoel provava a salvare il salvabile e comunque non andava alla deriva. E sembrava che Pogacar sperasse un po' che Remco rientrasse da dietro, visto che più di una volta s'è voltato a guardare dove fosse il belga.
Ai 9.5 la coppia ha raggiunto Johannessen e un attimo dopo anche Mas e Carapaz, con quest'ultimo che è riuscito a tenere la ruota dei due, almeno per 500 metri. Dopo quattro chilometri in cui non ha mai chiesto un cambio né si è praticamente mai voltato, a 5.5 km dalla fine Vingegaard ha dato fondo a tutto quello che aveva per tentare un forcing che in effetti ha dato fastidio a Pogacar, il quale ha dato l'impressione di faticare per tenere la ruota del danese. Ma non appena Jonas ha respirato, Tadej gli è partito come un razzo. Vingegaard è rimasto a 10" per un po', ma poi le pendenze si sono ammorbidite e, come ieri a Pla d'Adet, è qui che lo sloveno in maglia gialla ha dato la mazzata definitiva.
Pogacar ha pedalato ancora una volta come su una nuvola, leggero, ma la nuvola in questione lanciava strali su tutti quelli che erano sotto, in forma di distacchi temporaleschi. Vingegaard, dignitoso nella sconfitta, ha rimediato all'arrivo qualcosa come 1'08". Evenepoel porta a casa 2'51". Landa, bravissimo, chiude al quarto posto a 3'54"; Almeida, grandissimo nel recupero, quinto a 4'43"; a 4'56" ecco Adamo; a 5'08" Buitrago con un Rodríguez stravoltello; a Carapaz, dopo tanta fatica, restano il nono posto all'arrivo a 5'41" e il premio di combattivo di giornata. La top ten l'ha chiusa Gall a 5'57". Ciccone è arrivato con Gee a 6'29", tredicesimo.
In classifica non parliamo più di distacchi ma di solchi profondi alle spalle di Pogacar: 3'09" per Vingegaard, 5'19" per Evenepoel, 10'54" per Almeida, 11'21" per Landa che scavalca Rodríguez (11'27") al quinto posto; Ciccone salva l'ottavo posto a 15'48" dalla maglia gialla. Domani la carovana riposerà a Gruissan e la ripartenza del Tour de France 2024 martedì sarà molto soft con la sedicesima tappa, la Gruissan-Nîmes di 188.6 km, percorso comprendente qualche strappetto facile in un mare di strada piatta.