Jay Vine e il terribile incidente: "A mia moglie dissero che forse non ce l'avrei fatta"
I tre giorni in fin di vita, il ritorno alle corse, la nascita del figlio: Jay Vine si racconta cinque mesi dopo la caduta al Giro dei Paesi Baschi
Sono passati cinque mesi dalla quarta tappa del Giro dei Paesi Baschi, segnata dalla tremenda caduta che tagliò fuori dodici corridori, tra cui Jonas Vingegaard, Remco Evenepoel e Primož Roglič. A pagare le conseguenze più gravi furono proprio il danese, costretto a un recupero record in vista del Tour de France, e Jay Vine, vittima di una tripla frattura vertebrale. L'australiano della UAE Emirates fu tra i corridori che pagarono le conseguenze peggiori: ricoverato d'urgenza con una vertebra cervicale fratturata, dovette attendere tre giorni prima che i medici dell'ospedale di Bilbao potessero scongiurare in via definitiva qualsiasi danno neurologico irreversibile.
“Ricordo tutto della caduta: fu terribile”
Della caduta, Vine ricorda tutto: “Fu terribile. Mi trovavo in piena curva quando ho visto un gruppo di corridori spostarsi verso di me. Non c'era molto spazio di manovra: avevo Vingegaard alla mia sinistra e tutto il gruppo che arrivava a grande velocità a destra. Ho subito capito che non sarei rimasto in strada e ho cercato di saltare la buca sul ciglio, ma ci sono caduto dentro.”
Il primo pensiero è andato a sua moglie Bre, che all'epoca dei fatti era in dolce attesa del primogenito della coppia. “Una volta in ospedale volevo avvisare mia moglie e dirle che stavo bene. Quando è arrivata le ho detto di riposarsi perché che me la sarei cavata: la verità è che ero molto più in pericolo di vita di quanto potessi immaginare.”
“I medici dissero subito a mia moglie Bre che forse non ce l'avrei fatta. Sono caduto giovedì e la frattura non si è stabilizzata fino a domenica: ho trascorso tre giorni senza cibo. La frattura poteva complicarsi in qualsiasi momento paralizzandomi o, peggio ancora, mettendo fine alla mia vita.”
“Mi sono ripreso completamente: ora pedalo bene e sorrido pensando a nostro figlio”
Una volta che la situazione si è stabilizzata, Vine ha potuto cominciare un graduale processo di recupero e rientro alle corse. “Durante la riabilitazione ho letto tanti libri e sono stato accanto a mia moglie, in attesa della nascita di nostro figlio, Harrison. Ho potuto riprendere gli allenamenti all'aperto solo a estate inoltrata, ma per non sforzare il collo potevo pedalare solo in salita e dovevo evitare le alte velocità e la discesa.”
A quattro tappe dal termine, Vine indossa la maglia di miglior scalatore e punta ad arrivare a Madrid, con un pensiero al figlio, nato poche settimane fa. “Posso dire di essermi ripreso completamente, anche grazie alla vittoria nella crono della Vuelta a Burgos che mi ha dato fiducia. Mio figlio è a casa che mi aspetta: sono felice, non vedo l'ora di passare del tempo con la mia famiglia.”