La Vuelta riparte come s'era conclusa
Primoz Roglic vince ad Arrate e prende subito la maglia rossa; bene Carapaz e Mas, perdono terreno Dumoulin e Valverde. Ottimo decimo Bagioli, crollano Froome e Pinot
Fino ad una decina di giorni fa la situazione dei contagi nel paese faceva sembrare impossibile che la Vuelta a España 2020 potesse prendere il via oggi da Irun, ed invece gli organizzatori hanno fatto un vero e proprio miracolo ed hanno allestito misure di sicurezza straordinarie non solo per iniziare la corsa ma anche per provare a portarla fino a Madrid. Complice la cancellazione delle prime tre tappe che erano previste nei Paesi Bassi e che non sono state recuperate altro, questa edizione della sarà conterà solo 18 tappe e oggi l'apertura è stata subito con una tappa di montagna: in programma c'erano infatti 173 chilometri con l'arrivo posto ad Arrate, 2500 metri dopo una salita di 5.3 chilometri al 7.7% di pendenza media che ormai gli appassionati del ciclismo conoscono bene visto che ormai da anni è un traguardo classico del Giro dei Paesi Baschi come lo era prima della defunta Euskal Bizikleta.
Una tappa così messa subito all'inizio della Vuelta a España e senza riferimenti sullo stato di forma dei vari protagonisti poteva creare scenari tattici molto interessanti, soprattutto nel caso in cui tra le squadre dei principali favoriti avessero prevalso l'attendismo e la voglia di non esporsi così presto. Appena dato il via ufficiale c'è subito stato un primo attacco di quattro corridori che, però, non ha avuto spazio e così la fuga di giornata è partita al secondo tentativo: gli iniziatori, al chilometro 6, sono stat i francesi Rémi Cavagna (Deceuninck-QuickStep) e Quentin Jauregui (AG2R La Mondiale), a cui subito di è unito anche il tedesco Jasha Sütterlin (Team Sunweb) e poco dopo anche Jetse Bol (Burgos BH) ed un uomo di spessore come il belga Tim Wellens (Lotto Soudal) che domenica ha disputato il Fiandre e che ha trascorso in viaggio buona parte della giornata di ieri. Non ce l'ha fatta invece a riagganciarsi lo spagnolo Aritz Bagües (Caja Rural) che era arrivato a meno di 20" dai battistrada salvo poi rimbalzare all'indietro visto che davanti non avevano intenzione di attenderlo.
Bol, Cavagna, Jauregui, Sütterlin e Wellens hanno rapidamente preso vantaggio e poco dopo il passaggio dalla città di San Sebastián il loro margine era di circa quattro minuti nei confronti del plotone: è stato proprio a questo punto, dopo una trentina di chilometri di corsa, che il Team Jumbo-Visma ed il Movistar Team hanno iniziato a fare lavorare i propri uomini per tenere la fuga sotto controllo ed evitare brutte sorprese già alla prima tappa. Il vantaggio della fuga si è quindi dimezzato e la pioggia ha contribuito ad aumentare la tensione anche nel tratto di corsa che sulla carta poteva sembrare più tranquillo: attorno al chilometro 80 in gruppo c'è stata una caduta che ha visto coinvolto il colombiano Dani Martínez, che nonostante le botte e l'espressione dolorante è riuscito a ripartire e rientrare in gruppo scortato dai compagni di squadra, ma che dopo essere finito a terra nella seconda tappa del Tour de France sperava di non trovarsi nella stessa identica situazione. Da segnalare anche due ritiri, non collegati alla caduta di Martínez: a tornare a casa sono stati Mathias Frank (AG2R) e Ilan van Wilder (Sunweb).
Sulle prime salite di giornata, il Puerto de Udana e l'Alto de Kampazar, è stato il francese Quentin Jauregui a transitare per primo, ma il gruppo principale era ormai a soli 50" di distanza. Ai meno 50 chilometri quindi è saltato un po' di accordo tra gli uomini di testa: il primo ad attaccare è stato Rémi Cavagna (e lì si è rialzato Wellens), poi ai meno 43 chilometri è stato Jasha Sütterlin ad allungare mentre Cavagna ha preferito attendere il plotone. L'ultimo dei fuggitivi ad arrendersi al ritorno del gruppo è stato Quentin Jauregui che ai meno 30 chilometri è rimasto da solo al comando della tappa e ha continuato ad insistere nella remota speranza di andare a prendersi anche i punti della terza salita di giornata, l'Alto de Elgeta: niente da fare per il corridore dell'AG2R che avevo solo 30" di vantaggio e che è stato definitivamente raggiunto dal plotone quando mancavano 24 chilometri all'arrivo. Per l'AG2R una serie di brutte notizie una dopo l'altra visto che si è poi ritirato anche Alexandre Geniez: dopo appena 150 km di Vuelta la squadra era quindi ridotta a soli 6 uomini.
Da questo momento è iniziata quindi una nuova corsa, quella dei big e degli uomini interessati alla vittoria di tappa. Sull'Alto de Elgeta non ci sono stati attacchi, ma qualche risposta è arrivata: il canadese Michael Woods ha perso terreno per una caduta, poi dal gruppo principale ha perso contatto Thibaut Pinot ed anche Chris Froome è andato in difficoltà sul ritmo imposto dai suoi compagni di squadra della Ineos Grenadiers e ha fatto un po' di elastico in coda dimostrando almeno una grande voglia di provare a tenere duro il più possibile, prima di arrendersi definitivamente ed iniziare a pensare alle prossime tappe. La Ineos ha comunque continuato a tirare davanti per pilotare Richard Carapaz e tenerlo nelle posizioni di testa al passaggio dalla città di Eibar da dove iniziava la salita decisiva dell'Alto de Arrate.
Il trenino dei "granatieri" ha proseguito la propria azione anche sulle rampe dell'Alto de Arrate ed è stato Ivan Sosa a recitare il ruolo di ultimo uomo per il compagno di squadra Richard Carapaz imponendo un ritmo che ha fatto male a tanti. A 4.7 chilometri dall'arrivo, è entrato in azione Sepp Kuss con un'accelerazione molto violenta che ha creato un grande sparpaglio tra i miei: gli unici a resistere sono stati Primoz Roglic, Dan Martin, Enric Mas, Hugh Carthy e Richard Caparaz, con Esteban Chaves e Felix Grossschartner rientrati in un secondo momento. Questi otto corridori hanno quindi scollinato tutti assieme e si sono lanciati nelle ultime centinaia di metri in leggera discesa e molto tortuose.
Proprio in corrispondenza dell'ultimo chilometro c'è stato lo scatto di Primoz Roglic che ha studiato molto bene il finale odierno ed ha saputo cogliere l'attimo giusto per sorprendere i rivali: lo sloveno del Team Jumbo-Visma ha preso qualche metro di vantaggio, ha potuto disegnare la traiettoria migliore nelle ultime curve insidiose ed è andato a prendersi vittoria di tappa e prima maglia rossa. Roglic è stato anche classificato con 1" di margine sugli altri: secondo ha chiuso Richard Carapaz, seguito da Dan Martin, Esteban Chaves, Felix Grossschartner ed Enric Mas; Hugh Carthy è arrivato invece a 4", poi Sepp Kuss a 10" e George Bennett a 40".
Un gruppetto più numeroso è giunto al traguardo con 51" di ritardo ed è stato regolato in volata dall'ottimo Andrea Bagioli che quindi ha fatto il proprio debutto in un grande giro con una bella decima posizione di tappa: con lui c'erano anche corridori come Alejandro Valverde, Tom Dumoulin, David De la Cruz e l'altro italiano Davide Formolo. Tra gli altri attardati segnaliamo Guillaume Martin a 1'08", Marc Soler a 1'17", Wout Poels a 1'51", David Gaudu a 2'22", Dani Martinez a 4'29", Alex Vlasov a 4'31", Thibaut Pinot a 9'56" e Chris Froome a 11'12".