Doppietta Giro-Tour? Pogacar prenda esempio da Merckx 1970
Vincere la corsa rosa (in cui non avrà rivali) senza dissiparsi in scaramucce, risparmiando energie che torneranno utili a Tadej per una Grande Boucle da correre a mente libera
Con i programmi dei vari campioni ormai definiti, si può finalmente analizzare l'imminente stagione. Sebbene Jonas Vingegaard abbia ribadito la sua supremazia sulle tre settimane, non solo confermandosi al Tour de France ma anche donando la Vuelta a España al fedele Sepp Kuss, la disamina del 2024 ciclistico non può che partire da colui che, vincitore o sconfitto, resta l'indiscusso faro del movimento: Tadej Pogacar.
Ancor prima che il fuoriclasse di Komenda rivelasse il segreto di Pulcinella, ossia la sua partecipazione al prossimo Giro d'Italia, gli addetti ai lavori erano in fibrillazione alla prospettiva che al via del Tour, il 29 giugno da Firenze, sarebbero stati presenti, per la prima volta in contemporanea, i quattro moschettieri del ciclismo mondiale. Personalmente, ritengo molto gratificante per Remco Evenepoel e Primoz Roglic venire equiparati ai diarchi.
Il millennial fiammingo, in prima persona, ha chiarito ai venditori d'aria fritta che il suo esordio alla Grande Boucle sarà formativo con un successo di tappa e un piazzamento nei primi cinque a Nizza come realistici obiettivi. Quanto al campione di Trbovlje, sappiamo tutti che si tratta dell'ultimo disperato tiro dei dadi per scacciare i fantasmi della Planche des Belles Filles. Chiuso nella Visma da Amleto, Primoz andrà all-in sul Tour 2024. La scelta della Bora di schierare in terra di Francia anche l'australiano Jai Hindley, vincitore del Giro 2022, fa capire che se Roglic sarà inizialmente la prima scelta della formazione tedesca, esiste, al contempo, anche un piano B in caso di sua defaillance.
La storia insegna: la doppietta di Eddy nel 1970
Comunque la si metta, ogni discorso sul 2024 riporta a Pogacar e al suo romantico tentativo di riuscire nell'accoppiata rosa-gialla 26 anni dopo Marco Pantani. Da mesi ripeto che le sue possibilità in Francia sono legate alla partecipazione al Giro. Con la maglia rosa già in cassaforte, Tadej si presenterebbe all'ombra della cupola di Brunelleschi con una grande occasione ma senza l'assillo della vittoria a ogni costo. Se così fosse, a luglio potrebbe inizialmente mostrarsi guardingo, sperando che Evenepoel e Roglic sfianchino Vingegaard, per poi, simile a un toreador davanti a una bestia stremata, sferrare il colpo decisivo nell'ultima settimana.
Esiste un precedente preciso a cui lo sloveno deve fare riferimento: quello di Eddy Merckx nel 1970. Era questa la prima occasione in cui il Cannibale tentava l'accoppiata, avendo già fatto sue entrambe le grandi corse a tappe, seppur in anni diversi. Lasciata la maglia rosa a Franco Bitossi nei primi sei giorni di gara, il brabantino lobotomizzò la corsa rosa con un micidiale uno-due tra la settima e la nona tappa. Dapprima arrivò in solitaria a Brentonico nel primo traguardo in salita per poi ripetersi 48 ore dopo nei 56 chilometri contro il tempo da Bassano del Grappa a Treviso. Le restanti 12 tappe risultarono didascaliche.
Il seguente Tour fu ancora più agevole per Eddy che, presa la maglia gialla nel prologo, la prestò per quattro giorni al compagno di squadra Italo Zilioli, prima di riappropriarsene in via definitiva a Valenciennes, portandola fino a Parigi dove precedette in graduatoria di 12'41" l'esordiente olandese Joop Zoetemelk.
Pogacar e il Giro: il primo avversario sarà se stesso
Simile a Merckx 54 anni fa, Tadej non troverà antagonisti in grado d'impensierirlo al Giro mentre ne avrà a iosa in Gallia. In realtà, l'avversario più grande che avrà in Italia sarà un altro: se stesso. Dovrà, infatti, tenere a freno il suo istinto belligerante, evitando di farsi coinvolgere nelle ripetute scaramucce cui daranno vita i due esordienti di lusso alla corsa rosa: Julian Alaphilippe e Wout van Aert.
Pogacar sa bene che dalla cronometro del Garda, alla quattordicesima tappa, fino al Monte Grappa, giudice finale della classifica generale nella penultima frazione, ci sarà ampio terreno per consentirgli di trionfare sui Fori Imperiali. È fondamentale, però, che lo sloveno si ricordi che gli sarà sufficiente vincere, non necessariamente demolendo gli avversari. Se riuscirà in questo intento, allora si potrà sperare d'assistere il 21 luglio sulle Promenade des Anglais a una premiazione che avrà i crismi d'una autentica incoronazione.