Vuelta a Andalucía 2023 - Analisi del percorso
Nuova sfida con l'occhio rivolto ai grandi giri; la corsa nota anche come Ruta del Sol propone 5 tappe tutte destinate a scalatori e uomini da Ardenne, ma tra loro molto diverse
La Ruta del Sol, dopo il percorso più blando dell'anno passato propone uno dei tracciati più impegnativi di sempre: tutti gli arrivi sono in salita e nessuna tappa può dirsi innocua per gli uomini di classifica. Nonostante questo le 5 tappe sono tra loro molto varie, alternando frazioni quasi per scalatori ad altre più rivolte a scattisti e velocisti resistenti. Si preannuncia grande spettacolo per una corsa che rappresenterà un intenso test per gli uomini da Grandi Giri, più di quanto non lo sia già stato la Vuelta Valenciana.
Mercoledì 15 febbraio - 1a tappa: Puente de Génave - Santiago de la Espada (179.0 km)
Si parte subito con la tappa più impegnativa di tutta la corsa, la frazione di alta montagna destinata a delineare una classifica piuttosto definita: in 179 km si scalano 5 GPM per un totale di oltre 3500 metri di dislivello. La partenza è praticamente in salita, con un sensibile falsopiano che porta ai piedi del primo GPM di Collado de los Yesos, formalmente 4.7 km al 6.2%, anche se la salita comincia sensibilmente già 1.5 km prima. Seguono una discesa tecnica e poi subito la risalita verso il traguardo volante di Villarodrigo, seguita da quella al Puerto de Onsares (4.7 km al 5.6%), anche questo abbinato ad una discesa molto insidiosa. Dopo un intenso avvio la tappa affronta una fase leggermente più tranquilla, ma comunque tortuosa ed ondulata, superando lo strappo di Torres de Albanchez e la vera e propria salita di Benatae (circa 5 km al 5%). Senza dunque aver mai potuto tirare troppo il fiato si arriva ai piedi del primo dei tre GPM conclusivi, destinati a creare grande selezione; si parte con il Puerto de Navalpernal, 8.1 km al 6.7% con tratti in doppia cifra nei primi 3 km (media 8%). Al GPM segue un tratto nervosissimo, con altri 1400 metri di salita e una discesa assai tortuosa, seguita da un'altra contropendenza per raggiungere Orcera. Si torna in fondovalle per 10 km più lineari, ma comunque non pianeggianti, prima di salire al Puerto Garganta de Hornos, per complessivi 16.5 km al 4.4%, pendenza media ingannevole che nasconde tratti più impegnativi (si segnalano i 3 km al 7% per superare il paese di Hornos). Un'altra breve discesa tecnica immette nell'ultima ventina di km di fondovalle, esso stesso però tortuoso ed ondulato, che conduce ai piedi della salita finale senza concedere particolare respiro. Il Puerto de Despiernacaballos è ufficialmente i 10.6 km al 5.8%, ma molto più impegnativo di quello che dicono i numeri: i primi 7.5 km hanno una pendenza media del 7.2% e sono chiusi da un km all'11%; i restanti 3 km sono invece di falsopiano (2.6%), ottimi per rilanciare l'azione e lasciare al vento chi è rimasto staccato nel tratto duro. In vetta mancano soltanto 7.4 km al traguardo e la discesa termina soltanto a 900 metri dal traguardo: qui la strada torna a salire in modo irregolare, alternando brevi tratti molto ripidi ad altri di falsopiano; se restasse un gruppetto a giocarsi la tappa c'è ancora spazio per scavare qualche minimo distacco.
Giovedì 16 febbraio - 2a tappa: Diezma - Alcalá la Real (156.1 km)
La seconda tappa non è da meno e propone una delle difficoltà più temibili di tutta la corsa: l'inedita Hoya de Charilla. La tappa prende avvio in modo molto più lineare, con i primi 40 km in leggera discesa su strade agevoli. Si sale al primo GPM, il Puerto del Zegrì in 4.6 km al 4.8%. La corsa prosegue mossa fino al GPM successivo, l'impegnativo Puerto de los Rosales, ufficialmente di 4.6 km al 5.8%, ma con il GPM posto in leggera discesa dopo un primo tratto di 3 km all'8.3%. Dopo la discesa la corsa rimane ondulata e supera esternamente l'abitato di Alcalá la Real, prima di approcciarsi alla salita decisiva. Un primo strappo di circa 2 km al 6% porta a Charilla dove inizia formalmente la salita di 10.3 km al 3.5%, dati decisamente poco indicativi: nei primi 3.5 km la strada è continuo su e giù, già con brevi strappi in doppia cifra, poi scende ripida per quasi 1 km prima di imboccare la salita vera e propria; a questo punto si sale prima per 2.2 km con una media superiore al 13% (le massime sfiorano il 20%) fino al Portillo de la Alhucema, quindi si scende per circa 1 km per risalire al Puerto de la Hoya con altri 2.5 km al 7.9%. La salita non finisce qui, perché 500 metri dopo il GPM si svolta subito a destra per salire al Collado de Frailes con altri 1500 metri al 6%. Restano a questo punto soltanto 21 km, quasi privi di pianura: una discesa molto tecnica riporta a Frailes in 7 km, per poi giungere con un tratto vallonato (si contano 3 strappi di almeno 1 km) ad Alcalá la Real, dove inizia la classica rampa finale verso la Fortaleza de la Mota, di circa 900 metri all'11%, in parte acciottolati.
Venerdì 17 febbraio - 3a tappa: Alcalá de Guadaíra - Alcalá de los Gazules (161.0 km)
È il momento di una frazione più semplice, dal finale comunque intenso e pericoloso per gli uomini di classifica. Sono quasi completamente pianeggianti i primi 50 km, poi il tracciato si fa ondulato, con una prima sensibile ascesa ad Arcos de la Frontera. Più avanti si scala il primo GPM, l'Alto de Medina Sidonia, ufficialmente 3 km al 6%, ma con un tratto di circa 1500 metri all'8%. Già qui si potrebbero vedere alcuni movimenti, visto che mancano solo 31 km al traguardo, sempre lievemente ondulati. Si entra nel vivo a 6.4 km dal traguardo, con la strada che torna a salire per 3 km al 4% di media fino a raggiungere una prima volta Alcalá de los Gazules; un paio di km portano ai piedi dell'ultima rampa decisiva di 700 metri con una media intorno al 15%, seguita da 300 metri in discesa e un'altra rampa di 250 metri al 13%. Da segnalare che su entrambi i muri si toccano punte del 20% e che gli ultimi 900 metri (dunque a partire da metà del primo muro) sono tutti in lastricato, talvolta pavè vero e proprio. Lo stesso finale è stato percorso alla Ruta del 2018, con successo di Tim Wellens.
Sabato 18 febbraio - 4a tappa: Olvera - Iznájar (164.8 km)
È il momento della tappa predisposta a creare confusione, con una serie di ascese poste in rapida successione nel finale di tappa; il dislivello complessivo è alla fine di quasi 3000 metri. Dopo l'avvio in discesa si sale subito al Puerto de Algámitas, ufficialmente di 5.8 km al 3.2%, ma è stato paradossalmente escluso il tratto iniziale, nonché più impegnativo, che porta il conteggio a 10.6 km al 3.8%. Una discesa tecnica e l'immediata risalita a El Saucejo (quasi 4 km al 5.5%) chiudono un inizio particolarmente nervoso che può creare confusione. Segue una cinquantina di km più semplice, ultima quiete prima dell'interminabile su e giù degli ultimi 85 km. Dopo che le prime difficoltà hanno portato il gruppo al traguardo volante di Lucena, inizia la salita al Cerro de San Cristobal (ufficialmente di 2.2 km, ma più realisticamente di 2.9 km al 6.5%). Il percorso non lascia respiro e prima dei GPM conclusivi propone anche circa 5 km al 4% fino al tragurdo volante di Rute ed un altro tratto di oltre 2 km al 5/6%. A questo punto inizia la temibile salita all'Alto de El Jaramillo, formalmente lunga 5 km, ma fondamentalmente di 3.9 km all'8.3% con punte al 20%. Dopo una discesa insidiosa si sale a El Higueral, con 3 km di falsopiano seguiti da 1600 metri quasi al 9% di media; in 4 km si arriva ai piedi dell'ultima asperità, altri 4 km al 6% con tratti in doppia cifra (il GPM di Fuentes de Cesna è posto più avanti, falsando ancora una volta i dati ufficiali). A questo punto mancano soltanto 11 km, anche questi non banali: dopo oltre 8 km di discesa si susseguono uno strappo in doppia cifra di 500 metri, 300 metri in lieve discesa, altri 300 metri in ripida salita e infine una discesa di 700 metri che porta ai piedi della rampa finale di ulteriori 650 metri al 13%, anche oggi in lastricato. Negli ultimi 30 km, ogni punto è buono per attaccare.
Domenica 19 febbraio - 5a tappa: Otura - Alhaurín de la Torre (184.3 km)
La tappa finale, com'era stato anche alla Valenciana, presenta salite impegnative, ma un finale semplice. Questo non esclude che qualcuno voglia provare a ribaltare la classifica, come avvenuto pochi giorni fa nella suddetta occasione. Si parte con il pedalabile Alto de El Cerrajon di 7.9 km al 3.3%; un paio di salite non segnalate lo separano dal GPM seguente, posto dopo 6.3 km al 4% sull'Alto del Navazo. Una lunga discesa porta ai piedi della lunga ascesa al Puerto del Sol, una sorta di spartiacque da un punto di vista tattico-strategico: si tratta di 17 km al 5%, media che maschera due diversi tronconi al 7/8%. In cima inizia un lungo tratto di quasi 50 km che tramite molteplici ondulazioni permette di scendere di quota senza concedere grande respiro ai corridori. A questo punto si inserisce il trabocchetto del giorno, l'Alto de Los Nuñez, ingannevolmente di 4.4 km al 5.8%, ma composto da una prima rampa di 2.3 km al 9.5% fino a Almogia e da un secondo strappo di 700 metri al 13%, spezzati da una breve contropendenza. In fondo alla discesa mancheranno 25 km, tanti ma nemmeno troppi pensando alla durezza della salita appena percorsa. Da segnalare che l'eventuale volata per il successo di tappa non sarà nemmeno stavolta pianeggiante: all'ultimo km si svolta a sinistra e poco dopo inizia un tratto di 700 metri al 6%, in vetta al quale si trova l'ultima curva a destra, posta a poco più di 100 metri dal traguardo.