Roglic, le mani sulla Vuelta: vittoria e maglia rossa al Moncalvillo
La Red Bull spiana la strada a Primoz che s'impone in solitaria e scavalca O'Connor al comando della generale. L'australiano dovrà difendere il podio contro Mas e Carapaz
Ora, non è che dovevamo aspettare l'arrivo del Moncalvillo per sapere che Primoz Roglic aveva le mani sulla Vuelta 2024. La tendenza era chiara da giorni, Ben O'Connor a perdere perdere perdere finché sarebbe arrivato il momento in cui avrebbe ceduto la roja; lo sloveno già tricampeón a recuperare recuperare recuperare finché sarebbe arrivato il momento di reissarsi in vetta alla corsa che più soddisfazioni gli ha dato in carriera. Tutti gli altri, a partire da Enric Mas (che ci prova ma), degli onesti comprimari.
Tutto è andato al proprio posto nella terz'ultima frazione della Vuelta 2024, sull'arrivo in quota numero 8 di questa edizione della corsa iberica (non sarà l'ultimo), all'Alto de Moncalvillo appunto. Laddove è stata burocraticamente certificata la fine del sogno rosso di Ben, sogno di cui restava un esilissimo filo largo 5" a tener attaccato a sé il corridore australiano beneficiato da una fuga bidone e poi metaforicamente tritato dalla veemente reazione di quelli a cui quell'azione coraggiosa e speranzosa del sesto giorno minacciava di rovinare i piani.
Ma onestamente - e ora lo possiamo dire anche alla prova dei fatti - era difficile che i piani di Roglic potessero essere rovinati da chicchessia. Primoz è uno dei fuoriclasse da GT di secondo livello, categoria a cui sostanzialmente appartengono solo lui e Remco; (il primo livello, inutile dirlo, è quello di Pogacar e Vingegaard). Naturale che, se in gara c'è solo lui di quel livello, debbano verificarsi sorprese abbastanza grosse per far sì che alla fine non risulti vincitore. Anche se non è il miglior Primoz che abbiamo mai visto. Anche se non ha la gamba dominante di altre Vuelte vinte. Anche se la sua squadra, che qui emerge a tratti impetuosamente (oggi è stato uno di quei tratti), non è all'altezza di altre formazioni viste altrove (in Francia, tipo).
Anche un dominio minore basta insomma per aver ragione di Mas e Landa, Carapaz e Skjelmose, Rodríguez e certo quell'O'Connor che in ogni caso, anche dovesse perdere il podio (prospettiva possibile seppur non certa), resterà nei ricordi degli appassionati uno dei grandi protagonisti di questa corsa. In fondo se in tanti siamo arrivati fino a qui, a seguire con partecipazione la corsa spagnola, gran merito è suo, del suo azzardo, della sua maglia rossa difesa come possibile giorno dopo giorno, erosione dopo erosione, sconfitta dopo sconfitta. Un bellissimo sconfitto, diciamolo pure.
Vuelta a España 2024, la cronaca della diciannovesima tappa
La diciannovesima tappa della Vuelta a España 2024 era la Logroño-Alto de Moncalvillo di 173.2 km, frazione interlocutoria fino agli ultimi 10 km, spalmati sulla consueta rampona made in Vuelta. Vari tentativi di fuga in partenza, particolarmente attivi in questa fase Thomas De Gendt (Lotto Dstny) e il solito Marc Soler (UAE Emirates). Al km 38 ha preso le mosse quella che sarebbe stata la fuga del giorno, attivata da Eddy Planckaert (Alpecin-Deceuninck), Fran Miholjevic (Bahrain-Victorious) e Vito Braet (Intermarché-Wanty), ai quali si sono poi aggiunti poco dopo Isaac Del Toro (UAE) e Simone Petilli (Intermarché). Eduardo Sepúlveda (Lotto) si è mosso invece quando era troppo tardi per riprendere i battistrada. Un'azione fatta tanto per.
Il vantaggio dei cinque al comando ha raggiunto i 5'18" al km 57 (ai -116), in gruppo si è segnalata una caduta di Jay Vine (UAE), quindi la Red Bull-BORA-Hansgrohe di Primoz Roglic ha preso il comando delle operazioni riducendo progressivamente il gap dai primi. Più o meno a metà tappa c'era da affrontare il Puerto de Pradilla, terza categoria con Gpm posto ai -79; a transitare per primo è stato Miholjevic, e in cima il gruppo (peraltro selezionatosi lungo la scalata, in un momento in cui la Movistar dava man forte ai Red Bull) è passato a 2'30".
La Lidl-Trek ha poi riportato sotto un secondo troncone del gruppo, invece tra i fuggitivi il primo a mollare - dopo essersi sacrificato per Petilli - è stato Braet ai -50. Anche il destino degli altri quattro era segnato, però va detto che hanno tenuto più che dignitosamente fino allo sprint intermedio di Ventosa ai -14 (vinto da Planckaert), dopodiché il ritmo del plotone è aumentato vertiginosamente nell'avvicinamento alla salita finale.
Petilli ha accelerato ai -11, staccati Planckaert e Del Toro, ma poi l'italiano non ha saputo rispondere al contropiede di Miholjevic, destinato a essere l'ultimo dei fuggitivi a essere ripreso dal gruppo maglia rossa, a 9.2 km dalla vetta (praticamente sul punto in cui il Moncalvillo cominciava ufficialmente.
Red Bull soverchiante sul Moncalvillo, tappa e maglia per Roglic
La Red Bull ha imposto da subito un ritmo martellante Roger Adrià ha tirato fino ai -6.5, quando ha ceduto il testimone a Dani Martínez col gruppo ridotto a meno di 20 unità. Il colombiano ha dato una mazzatona che non solo a messo in fila indiana quel che restava del gruppo maglia rossa, ma addirittura a 6 km dalla vetta ha aumentato l'andatura al punto che solo i due uomini che erano alle sue spalle, e quei due erano nell'ordine Aleksandr Vlasov e Primoz Roglic: esibizione brutale dei Red Bull!
Martínez non avrebbe potuto tenere quel ritmo a lungo, infatti ai 5.7 si è sfilato lasciando al russo l'incarico di portare ancora un po' più su capitan Roglic. Intanto dietro era David Gaudu (Groupama-FDJ) a dar mostra di una certa reattività, staccando tutti gli altri uomini di classifica ai -5.5. A quel punto il vantaggio dei due Red Bull al comando aveva già superato i 20". Ai -5 Vlasov ha finito il proprio lavoro e Roglic è rimasto solo in testa.
Da lì alla fine lo sloveno non ha dovuto far altro che pedalare al meglio delle sue possibilità per portare al traguardo il maggior vantaggio possibile sugli inseguitori, chiunque essi fossero (lui era davanti, certamente non vedeva nessuno di loro!).
A 4.5 km dalla vetta Richard Carapaz (EF Education-EasyPost) è uscito come una scheggia dal drappello maglia rossa (composto da una decina di uomini), si è portato su Gaudu (che intanto aveva raggiunto Vlasov), e un attimo dopo è arrivato anche Enric Mas (Movistar); poco più avanti sono rientrati anche Ben O'Connor (Decathlon AG2R La Mondiale) col compagno Valentin Paret-Peintre, la maglia bianca Carlos Rodríguez (INEOS Grenadiers) e Eddie Dunbar (Jayco AlUla).
Ai 3.7 Mas è uscito fortissimo dal gruppetto: in quel momento Roglic vantava mezzo minuto di vantaggio, e lo spagnolo della Movistar ha inizialmente ridotto un po' quel margine, che però si sarebbe nuovamente dilatato (e non poco) nei tre chilometri finali. Nel gruppetto O'Connor si staccava una prima volta ai 3.5, poi rientrava grazie a una trenata del sopraggiungente Mattias Skjelmose (Lidl-Trek), poi ai 1300 metri alzava definitiva bandiera bianca.
L'ultimo chilometro ha visto Mas piantarsi completamente mentre Skjelmose e soprattutto Gaudu emergevano molto forte, al punto da superare Enric nei pressi del traguardo. Il cronometro ha contato 46" tra Roglic e Gaudu-Skjelmose, con Mas a 50"; Mikel Landa (T-Rex Quick-Step), pure lui riemerso nel finale, è arrivato a 57" con Carlos Rodríguez, Carapaz addirittura solo nono a 1'03", mentre O'Connor ha completato la tappa al dodicesimo posto, a 1'49" da Roglic, in un gruppetto in cui c'era pure Lorenzo Fortunato (Astana Qazaqstan), 14esimo.
La classifica cambia sostanzialmente: al primo posto ora c'è Primoz Roglic con 1'54" su Ben O'Connor. Mas è terzo a 2'20", Carapaz quarto a 2'54", Gaudu quinto a 4'33"; Skjelmose scavalca Rodríguez tanto nella generale (4'47" contro 4'55" i rispettivi distacchi da Rogla) quanto nell'avvincente sfida per la maglia bianca, che domani sarà indossata dal danese: Carlos l'ha persa ma potrebbe riprendersela, solo 8" lo separano da Mattias; Florian Lipowitz (Red Bull) è invece scivolato un po' più lontano, a 1'08" dal corridore della Lidl.
Domani scopriremo quasi tutto di quel che rimane da scoprire alla Vuelta a España 2024: la ventesima tappa, Villarcayo-Picón Blanco, comprende sette Gpm, l'ultimo dei quali è quello che porta all'arrivo, otto chilometri al 9% medio ma con più di un tratto più vicino al 20 che al 10. 172 km totali, 4500 metri di dislivello, non male per l'epilogo in linea della corsa, prima della crono che chiuderà la contesa domenica a Madrid.