Tour de l'Avenir, Mäder si prende anche l'ultima tappa. La corsa è dello sloveno Pogacar
Avrebbe dovuto movimentare l'inizio di giornata ma, a causa delle precipitazioni nevose registrate nella nottata (e conseguente formazione di ghiaccio), gli organizzatori hanno deciso di toglierlo dal percorso. La decima e ultima tappa del Tour de l'Avenir ha quindi saltato a piè pari il Col de l'Iseran, venendo ridotta di circa 35 km rispetto al previsto. Si è quindi partiti da Bessans prendendo la direzione di Sant Colomban des Villars, per una distanza complessiva di 117.4 km.
Partenza veloce, anche grazie alla discesa, con quattro atleti che partono in fuga: si tratta del tedesco Max Kanter e del francese Damien Touzé, raggiunti dopo pochi km dal ruandese Joseph Areruya e dall'ecuadoriano David Villareal. Il loro margine massimo tocca i 2'45" a 50 km dalla conclusione, poco prima dell'avvio del Col du Chaussy, interessante ascesa di 13 km al 7.9%.
Già nelle prime rampe di salita, prima ancora dei velocisti, perde terreno l'australiano Robert Stannard, che ancora coltivava ambizioni di top 5 generale. Davanti, intanto, Areruya stacca gli altri tre compagni di azione ma il gruppo si riporta su di lui prima del cartello dei meno 35 km.
La selezione sulle dure pendenze della salita non conosce sosta e fa scoppiare i due grandi protagonisti di ieri, vale a dire lo spagnolo Fernando Barceló e il lussemburghese Michel Ries, rispettivamente quarto e secondo in classifica. Niente da fare neppure per gli italiani, che non rimangono nel gruppo dei migliori, composto grossomodo da una quindicina di unità.
Il più pimpante è l'irlandese Edward Dunbar che decide di attaccare a 4 km dal gpm: su di lui, poco più tardi, rientra il russo Alexander Vlasov. La coppia scollina con 13" sul gruppo maglia gialla nel quale, oltre allo sloveno Tadej Pogacar, pedalano il portoghese João Almeida, il neerlandese Thymen Arensman, il francese Clément Champoussin, lo svizzero Gino Mäder e i colombiani Alejandro Osorio e Iván Ramiro Sosa.
La discesa cambia le carte in tavola: Mäder allunga non trovando risposta altrui e guadagna un discreto margine. Anche alle spalle c'è un frazionamento con due atleti che rimangono staccati: sono Arensman e soprattutto Pogacar, che sbaglia una curva. Riprende il neerlandese dopo qualche km, lo sloveno, e prova con lui a cooperare per andare a riprendere gli altri elementi. Che, dal canto loro, collaborano e guadagnano: a 13 km dalla fine, ai piedi della salita conclusiva, Mäder ha 45" sul gruppo Sosa e 1'05" sul duo Arensman-Pogacar.
Lo sloveno fa subito il forcing in salita e, con Arensman sempre a ruota, si riporta su Almeida e Osorio: il prossimo atleta della UAE Team Emirates scatta e si toglie di ruota l'ingombrante ombra dell'orange, andando a riprendere Champoussin. Anche davanti c'è il ricongiungimento: Dunbar, Sosa e Vlasov riprendono Mäder a circa 7 km dalla vetta.
Nessuno dei quattro, però, ha la forza di creare un gap per cui entrano assieme nel saliscendi conclusivo, marcandosi per il successo di tappa. Ma il loro attendismo è eccessivo tanto che a 400 metri dal termine sia Champoussin che Pogacar rientrano su di loro. Viene così lanciata la volata che premia Gino Mäder: per lo svizzero della IAM Excelsior è la seconda vittoria in tre giorni, lui che non è uno scalatore purissimo.
Dietro al ventunenne si classificano l'irlandese Edward Dunbar, il francese Clément Champoussin, il russo Aleksander Vlasov, il colombiano Iván Ramiro Sosa e lo sloveno Tadej Pogacar. Ritardo di 7" per il portoghese João Almeida e di 10" il neerlandese Thymen Arensman. Completano la top ten il colombiano Alejandro Osorio a 44" e il norvegese Tobias Foss a 1'10".
L'edizione 55 del Tour de l'Avenir parla, per la prima volta, sloveno. Merito di Tadej Pogacar che, quasi senza squadra, è riuscito a laurearsi meritatamente come vincitore. Con lui sul podio il neerlandese Thymen Arensman e lo svizzero Gino Mäder, lontani rispettivamente 1'28" e 1'35".
Seguono il russo Alexander Vlasov a 1'36", il francese Clément Champoussin a 1'56", il portoghese João Almeida a 2'15", il colombiano Iván Ramiro Sosa a 2'16", l'irlandese Edward Dunbar a 2'47", il norvegese Tobias Foss a 3'28" e il lussemburghese Michel Ries a 4'25".