Rigoberto Urán, in forze alla Education First fin dalla fondazione della squadra
Professionisti

Addio amaro per Rigoberto Urán, caduta e ritiro alla Vuelta

Il colombiano della EF non potrà finire la sua carriera a Madrid come previsto: costretto al ritiro da una frattura, finisce una lunga carriera

23.08.2024 11:34

Nel giorno del trionfo di Ben O' Connor, le strade spagnole, quasi come a dover controbilanciare una bella storia di sport con una brutta notizia, offrono anche un ritiro anticipato e un addio in sordina per un veterano del gruppo. Rigoberto Urán, 37 anni, professionista dal lontano 2006 e prossimo all'addio al ciclismo che nelle sue intenzioni sarebbe stato in quel di Madrid, alla conclusione della Vuelta Espana, è caduto nel corso della tappa e ha dovuto abbandonare la corsa. 

Di certo, alla partenza da Lisbona, accolto da un'ovazione del pubblico nel corso della presentazione delle squadre, le aspettative erano diverse per il colombiano della Education First Cycling, criticato da qualcuno nei suoi anni migliori per la sua propensione a stare a ruota, ma apprezzato dai più per la naturale simpatia e serenità che trasmetteva. Uran aveva annunciato, alla fine del 2023, che questa sarebbe stata la sua ultima stagione, ipotizzando che l'ultimo giro di valzer avrebbe potuto essere la corsa in linea delle Olimpiadi di Parigi. Poi, dopo il Giro di Romandia come conclusione di una primavera poco brillante, non ci sono state altre corse per il colombiano fino a questa Vuelta Espana, diventata ufficialmente la corsa d'addio. Sono state per lui cinque tappe anonime, alla ricerca di una condizione migliore, fino all'incidente di ieri.

 

Il momento dell'arrivo di Rigoberto Urán al presidio medico per i primi controlli

La caduta che ha portato Urán al ritiro non ha visto coinvolti altri atleti. Come dichiarato dal medico sportivo della Education First, Urán “ha lamentato dolori alla testa, alla spalla e alla vita". La decisione di non proseguire con la competizione è arrivata subito e, una volta in ospedale, i controlli hanno confermato trattarsi di una frattura al trocantere dell'anca sinistra, una sporgenza ossea che fa parte del femore. 

L'esperto ciclista colombiano non avrà bisogno di essere operato per questo infortunio, ma è una magra consolazione. Probabilmente sarebbe stato difficile, anche alla luce dei risultati ottenuti in stagione, vedere Urán contendersi una vittoria di tappa, ma le sue doti di uomo squadra e la sua esperienza in gruppo sarebbero state un elemento in più per la EF e il capitano Richard Carapaz. L'ecuadoregno, che nonostante il passaggio a vuoto sul primo arrivo in salita continua a pensare in grande per la classifica generale, proprio alla partenza della Vuelta aveva espresso parole di grande stima per il compagno di squadra, definito “molto importante grazie alla sua grande esperienza e al fatto di aver partecipato a molti Grandi Giri”.

 

 

La carriera di Rigoberto Urán

Il colombiano, classe 1987, esordì giovanissimo, nel 2006, nella Tenax-Salmilano. Non si dovette aspettare molto perché lasciasse segni del suo potenziale: nella stagione successiva, in forza alla Unibet, vinse una cronometro di una corsa basca e, soprattutto, una tappa in linea del Giro di Svizzera. Passato alla Caisse d'Epargne, come qualcuno ricorderà, all'epoca veniva citato con il doppio cognome che gli appartiene, venendo dalla Colombia dove i figli assumono i due cognomi del padre e della madre: nel suo caso, lo stesso cognome. 

Anni di maturazione e qualche lampo, come i tentativi di stare con i migliori nelle salite del Tour de France 2009, fino al passaggio nel Team Sky, quando diviene uno dei giovani futuri campioni da tenere sotto osservazione. Completo, solido in salita e fortissimo nelle cronometro. Arrivano i primi piazzamenti nei grandi giri, 7° al Giro d'Italia del 2012. Battuto da Vinokurov alle Olimpiadi di Londra e medaglia d'argento. L'anno dopo, è lui il primo dei battuti dopo Vincenzo Nibali nel Giro del 2013, vincendo anche una tappa con arrivo in salita. Poi, il cambio di squadra. Non ci è difficile immaginare che l'ambiente rigido, freddo, ultra-scientifico dello squadrone inglese poco si adattasse alle caratteristiche umane del colombiano, che sbarca alla Omega Pharma-Quick Step, dove resterà per due anni togliendosi la soddisfazione di vestire la maglia rosa, di ottenere altri successi di tappa. Sono anni in cui si confermano le sue qualità ma allo stesso tempo sembra essere mancato il vero salto di livello che ci si poteva aspettare all'inizio della sua carriera: competitivo ma non dominante e con qualche passaggio a vuoto di troppo. Nel 2016, passa alla Cannondale, che con i vari passaggi di sponsor diventerà poi la Education First dove ha corso fino a quest'anno, praticamente una bandiera per la squadra, ed è in forze alla Cannondale che Urán ottiene probabilmente la prestazione migliore della sua carriera in un grande giro: il 2° posto al Tour de France 2017, a pochi secondi da Christopher Froome fino alla cronometro conclusiva. Da segnalare anche la vittoria della Milano Torino.

Podio Tour de France 2017
Podio Tour de France 2017

 

Poco al vento, spesso a ruota, un modo di correre forse poco spettacolare ma di sicuro efficace. Negli anni a seguire si conferma come una garanzia per i piazzamenti al Tour de France, settimo, ottavo, ma non ha più lo stesso smalto. Ritorno di fiamma nel 2021, presentatosi in Francia con le buoni credenziali di un Giro di Svizzera concluso in seconda posizione, nulla può contro la conferma di Tadej Pogačar, ma fino alla settimana conclusiva è stabilmente in seconda posizione: cede sui Pirenei, prima con una tappa di difficoltà, poi con una crisi nera in cui esce di classifica. 

Nelle ultime stagioni non si è più ripetuto a quei livelli, anche se si è tolto alcune soddisfazioni come la vittoria di tappa alla Vuelta nel 2022, ritagliandosi il ruolo di esperto nel gruppo e punto di riferimento per i compagni di squadra in corsa. La mancanza di Urán si farà sentire in gruppo, più che per i risultati che ormai latitavano e più che per la sua carriera, in ogni caso di tutto rispetto e ricca di importanti piazzamenti, per il suo modo di essere; per la serenità che faceva trasparire anche nei momenti di maggiore tensione, nelle interviste dopo l'arrivo, coi suoi racconti di come abbracciasse gli alberi per cercare di ritrovare, o mantenere, un equilibrio interiore. A meno che questa improvvisa e non voluta uscita di scena non gli faccia cambiare idea, ma la decisione del ritiro è stata maturata con ampio preavviso e difficilmente questo non più giovane colombiano, non ossessionato dal risultato e dall'agonismo, cambierà idea. Può darsi che pensi proprio che così ha voluto il karma. 

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