Woods si gode i benefici delle terme
Tirreno-Adriatico, a Saturnia tappa e maglia per il canadese, che a marzo si era rotto il femore. Battuto Majka, i big a 20", Nibali più indietro a 33"
Le prime due tappe della Tirreno-Adriatico ci hanno regalato due splendidi duelli in volata tra Pascal Ackermann e Fernando Gaviria, ma oggi con la terza frazione cambiava lo scenario della corsa: in programma c'era infatti la frazione più lunga di questa edizione della Corsa dei Due Mari, 217 chilometri da Follonica a Saturnia con una seconda parte di gara molto ondulata ed insidiosa. Il punto chiave della tappa odierna era l'inedita doppia scalata a Poggio Murella, un vero e proprio muro in cemento intitolato oggi a Marco Pantani e che presenta un tratto di 500 metri al 15% ad un picco massimo del 22%: il secondo scollinamento era a soli 8.5 chilometri dall'arrivo con gli ultimi 2500 metri di nuovo leggermente all'insù con pendenze tra il 3% ed il 4%.
La fuga di giornata è partita quasi subito ed i primi a muoversi sono stati Hermann Pernsteiner (Bahrain-McLaren), Alessandro Tonelli (Bardiani-CSF-Faizanè), Nathan van Hooydonck (CCC Team), Dimitri Claeys (Cofidis), Benjamin Thomas (Groupama-FDJ), Matthew Holmes (Lotto Soudal) e Pascal Eenkhoorn (Team Jumbo-Visma): i sette hanno inizia a guadagnare sensibilmente sul gruppo, ma dopo alcuni chilometri di azione è riuscito a rientrare in testa anche Marco Frapporti (Vini Zabù-KTM) e così alla fine sono andati via in otto. Con i velocisti tagliati fuori dalla vittoria per la giornata di oggi, la Bora-Hansgrohe di Pascal Ackermann ha lasciato spazio alla fuga che dopo 46 chilometri ha toccato anche i 7'50" di vantaggio.
Benjmin Thomas si prende il primo gpm di Poggio Murella
A quel punto è toccato ad altre squadre organizzare il lavoro di inseguimento in testa al plotone e lì davanti si sono viste anche alcune maglie della Alpecin-Fenix che aveva nel fenomeno Mathieu van der Poel uno dei possibili favoriti di oggi: dopo alcuni chilometri in cui il gap è rimasto stabile attorno ai sette minuti, da dietro hanno iniziato a recuperare velocemente anche perché in tante volevano fare trovare nelle posizioni d'avanguardia al primo passaggio da Poggio Murella. Ai piedi del muro a 86 chilometri la differenza tra fuga e plotone era di 3'30", ma questa parete durissima in cemento si è rivelata assolutamente micidiale: i fuggitivi sono stati costretti a salire ognuno del proprio passo e qualcuno, che forse aveva sottovalutato l'altimetria, ha dovuto fare anche un po' di zigzag per arrivare in cima; nel gruppo invece i velocisti hanno perso contatto quasi immediatamente.
Il primo corridore a passare al gran premio della montagna di Poggio Murella è stato il francese Benjamin Thomas che proprio da lì ha iniziato una fuga solitaria: il passista e pistard della Groupama-FDJ è salito forte e poi ha tirato dritto sorprendendo un po' Claeys, Eenkhoorn, Frapporti, Holmes, Pernsteiner e Van Hooydock, mentre Tonelli si è poi fatto riprendere dal gruppo. A 60 chilometri Thomas aveva 1'15" di vantaggio sui primi sei inseguitori mentre il gruppo tirato in maniera molto tranquilla dalla Ineos-Grenadiers era segnalato addirittura a 5'15" dopo che sul muro si era riavvicinato a soli tre minuti: a dare una sferzata decisa al plotone è stata la EF Pro Cycling che ha messo davanti i propri uomini ad aumentare sensibilmente l'andatura. Con quell'azione solitaria Thomas non sarebbe potuto andare molto lontano e così dopo un po' ha scelto di rialzarsi ed a 44 chilometri si sono ricompattati i sette fuggitivi con il gruppo a tre minuti.
Fuochi d'artificio al secondo passaggio sul muro
Prima del secondo passaggio sulla salita più dura giornata, i corridori hanno affrontato l'ascesa di Manciano, non valida come gpm ma comunque a tratti abbastanza impegnativa: Thomas ha perso contatto dalla fuga dove invece Frapporti ha provato ad allungare in discesa, nel plotone invece la velocità è salita a causa della battaglia per prendere le posizioni in vista del muro. In questa delicata fase di gara però uno dei possibili protagonisti di questa tappa si è visto tagliare fuori da un problema meccanico: si tratta dell'australiano Michael Matthews che non è riuscito a cambiare bicicletta in tempo per recuperare. Il tratto in cemento è iniziato a 11 chilometri dall'arrivo con la fuga ormai nel mirino del gruppo: davanti il britannico Holmes ha messo in mostra le sue qualità da scalatore restando da solo al comando. A 9 chilometri dalla conclusione, però, anche lui è stato ripreso all'inizio del tratto più duro.
Sul muro vero e proprio c'è stato solo da spingere forte sui pedali senza fare troppi calcoli. Dopo il grande lavoro dei suoi compagni il più brillante è risultato il canadese Michael Woods che ha preso un po' di metri di vantaggio e poi al gpm ha avuto ancora forza per rilanciare l'andatura e lanciarsi in un bell'attacco solitario. In un tratto di contropendenza il polacco Rafal Majka è riuscito a riportarsi su Michael Woods, mentre alle loro spalle si è formato un drappello di dieci corridori con l'estone Kangert a rompere i cambi e proteggere l'azione del compagno di squadra canadese: l'unico a lavorare è stato Jack Haig in funzione di Simon Yates (Mitchelton), ma il ritardo è comunque salito fino a toccare i 17" a 3 chilometri dall'arrivo.
Woods sorprende Majka nelle ultime centinaia di metri
Come detto, negli ultimi 2 chilometri la strada tornata a salire dolcemente verso il traguardo di Saturnia: Majka e Woods hanno continuato a pedalare in buon accordo, mentre dietro non si è riusciti ad organizzare un buon inseguimento. A giocarsi la vittoria di tappa sono stati quindi i due battistrada e ad avere la meglio è stato Michael Woods con un'accelerazione bruciante che ha lasciato sul posto il rivale: il 33enne canadese si era rotto il femore in una brutta caduta alla Parigi-Nizza, ha recuperato durante i mesi del lockdown e adesso è nuovamente l'Italia a regalargli una gioia come era stato l'anno scorso alla Milano-Torino. Alla fine tra Woods e Majka è stato cronometrato anche 1" di distacco.
Il gruppo con gli altri uomini di classifica ha addirittura perso nel finale ed ha chiuso staccato di 20": nell'ordine di sono piazzati Wilco Kelderman, Patrick Konrad, Aleksandr Vlasov, Sergio Henao, Tanel Kanger, Fausto Masnada, Jakob Fuglsang, Geraint Thomas e Simon Yates. Un secondo gruppo è arrivato invece a 33": qui c'erano Mathieu van der Poel, in difficoltà sulle pendenze di Poggio Murella, e anche Vincenzo Nibali che di sicuro gradisce poco questo tipo di finali. Domani alla Tirreno-Adriatico arriva la prima tappa di montagna: il traguardo sarà a Cascia dopo aver superato i gpm di Forca di Gualdo, Castelluccio e Ospedaletto tutti negli ultimi 50 chilometri.