È che gli mancava solo il secondo posto alla Gand...
Lunghissima crono-coppie di Van Aert e Laporte alla Gand-Wevelgem, con la maggior parte del lavoro riposta sul belga. Arrivo in parata e vittoria concessa a Laporte. Terzo Vanmarcke, ritirato Ganna
Omloop het Nieuwsblad, Kuurne-Bruxelles-Kuurne, E3 Harelbeke e ora anche la Gand-Wevelgem: la Jumbo-Visma domina tutte le classiche delle pietre e non sembra avere intenzione di fermarsi. Quel che sorprende ancor di più però è che nelle quattro occasioni citate han sempre trionfato corridori diversi. Dylan van Baarle all'Omloop (in quell'occasione Laporte fece terzo), Tiesj Benoot a Kuurne (con Van Hooydonck secondo), Wout van Aert ad Harelbeke e Christophe Laporte oggi, davanti allo stesso Wout. Un dominio totale e una sicurezza nel gestire le corse che negli ultimi anni era stata propria solamente della Quick-Step.
Tra le quattro sicuramente la classica odierna quella che fa e farà più discutere vista la scelta presa da parte di Van Aert di far passare prima il francese sulla linea d'arrivo. Riconoscere a Laporte la sua grande importanza come uomo squadra è importante e lo è altrettanto concedergli di tanto in tanto occasioni personali. WVA, lasciandolo vincere quest'oggi, ha dimostrato di credere molto nello spirito di squadra e di avere a cuore la buona atmosfera all'interno del team. Tuttavia, la Gand-Wevelgem è una classica che come prestigio è inferiore solo a Fiandre e Roubaix ed averla nel palmares, anche per la seconda volta (Van Aert aveva già vinto nel 2021), fa la differenza.
In vista della Ronde, farsi 260 chilometri sotto la pioggia non è l'idea più brillante ma se si tratta di correre la Gand ecco che tutto cambia e l'appuntamento diventa imperdibile. Nel momento in cui ti ritrovi da capitano indiscusso della Jumbo ad essere il più forte in gara e a trascinarti a ruota per oltre cinquanta chilometri un compagno, persino aspettandolo laddove questi soffra, ci sarebbe da aspettarsi una vittoria, ma oggi è andata diversamente.
Un finale del genere con l'arrivo in parata è sicuramente molto godibile per la squadra e anche abbastanza fotogenico, ma una sana e sportiva volata sarebbe sempre lo scenario migliore e lo sarebbe stato francamente anche oggi. La sensazione con cui si esce dalla Gand - al di là delle indicazioni in vista Fiandre che ci consegnano un Van Aert su un livello totalmente diverso da quello della concorrenza in assenza di Van der Poel e Pogacar - è quella di una gara dominata totalmente da un campione che però ha deciso di consegnarla ad un altro corridore, vincitore non meno degno ma sicuramente meno "vero". E con questo WVA aggiunge un altro tassello alla collezione di secondi posti in tutte le classiche di primo piano del calendario ciclistico.
La cronaca della Gent-Wevelgem 2023
Ad una settimana dalla Ronde, regina di tutte le corse fiamminghe, in Belgio è tempo di Gand-Wevelgem, classica dal prestigio appena inferiore a Fiandre e Roubaix giunta ormai alla sua ottantacinquesima edizione. Il via da Ypres (o Ieper, per dirlo alla fiamminga), l'arrivo a Wevelgem dopo 260.9 chilometri condizionati da forte pioggia e dal vento, elemento che molto spesso negli ultimi anni ha deciso sin dai primissimi minuti l'andazzo della corsa. I primi centocinquanta chilometri sono tutti in pianura, ma dai -95 in avanti si entra nella zona dei muri: da affrontare ben tre volte il Kemmelberg (due volte versante Belvedere, l'ultima, ai -34 dal traguardo, sull'Ossario), vero punto focale di giornata; da temere anche Scherpenberg (x2), Baneberg (x2) e Monteberg (x2) oltre alle ormai note "Plugstreets", le strade sterrate posizionate intorno ai settanta dall'arrivo che furono cornice del fronte occidentale durante la Prima Guerra Mondiale, tanto che il nome completo della corsa odierna è Gent-Wevelgem in Flanders Fields, dall'omonimo poema di guerra.
Scaramucce sin dal via per centrare la fuga, con diversi corridori che tentano l'evasione dal gruppo; la situazione si stabilizza solamente dopo 100 chilometri, con il ricompattamento tra G1, composto da Greg Van Avermaet (AG2R Citroën Team), Yevgeniy Fedorov (Astana Qazaqstan Team), Jelle Wallays (Cofidis), Lewis Askey (Groupama-FDJ), Johan Jacobs (Movistar), Milan Fretin (Team Flanders-Baloise), Luca Van Boven (Bingoal WB), Colin Joyce (Human Powered Health), e G2 con al proprio interno Mike Teunissen (Intermarché-Circus-Wanty), Jenthe Biermans (Arkéa-Samsic), Elmar Reinders (Team Jayco-AIUIa), Aaron Van Poucke (Baloise), Guillame Van Keirsbulck (Bingoal) e Sandy Dujardin (TotalEnergies). Ben quattordici corridori in testa alla corsa, dunque, mentre in gruppo, sempre distante non più di quattro minuti, si occupano di dettare il ritmo gli uomini della Alpecin-Deceuninck, Soudal Quick-Step e Jumbo-Visma.
Da segnalare ai -142 la caduta di Filippo Ganna (INEOS Grenadiers) con conseguente ritiro, seguito pochi chilometri più tardi dal compagno Michal Kwiatkowski e da Sam Bennett (Bora-Hansgrohe). Per il piemontese opportunità mancata di mettersi alla prova su un percorso potenzialmente buono per le sue caratteristiche da passista; ora necessiterà di un po' di recupero e poi testa alla Parigi-Roubaix. La squadra di Patrick Lefevere, ferito dalle recenti pessime figure della sua compagine, mette alla frusta il gruppo ai -136 formando un ventaglio e sorprendendo, tra gli altri, Wout van Aert (Jumbo-Visma) e Peter Sagan (Total). La copertura di Jos van Emden (Jumbo) è ottima, in più le condizioni del vento non aiutano il tentativo della Soudal: tempo pochi chilometri e il plotone si ricompatta. I battistrada vantano un margine di 2'30" ai -120.
Tra i mille inconvenienti e cadute è un mezzo colpo di scena la foratura anteriore di Jasper Philipsen (Alpecin), uno dei favoritissimi, ai -98, appena prima che si entri nel vivo con i primi muri. Si staccano invece sullo Scherpenberg (1.2 km al 3.4%) Fernando Gaviria (Movistar) e Alberto Bettiol (EF Education-EasyPost), segnale di quanto le condizioni meteo stiano rendendo dura questa corsa; soprattutto nel caso di Alberto, comunque, è probabile che la decisione di mollare presto sia stata presa pensando al Giro delle Fiandre. Sul Baneberg è Nils Politt (Bora) a dare una frustata all'andatura, coadiuvato dalla INEOS con Kim Heiduk e Connor Swift, il gruppo è lanciatissimo.
Bagarre per prendere in testa il primo Kemmel (1.4 km al 6.6%), dove Nathan Van Hooydonck (Jumbo) fa il forcing facendo soffrire gran parte dei colleghi, compresi i numerosi velocisti ancora presenti nella pancia del plotone. Van Aert lascia andare un quartetto comprendente, oltre al compagno Van Hooydonck, Florian Veermersch (Lotto Dstny), Matej Mohoric (Bahrain-Victorious) e Ben Turner (INEOS). Il loro ritardo dalla fuga ai -80 è di soli 35", mentre il plotone, dove si susseguono diversi scatti, è una quindicina di secondi più indietro.
Poche centinaia di metri più tardi riescono a ricucire il buco altri quattro corridori: Anthony Turgis (Total), Erik Resell (UNO-X Pro Cycling Team), Christophe Laporte (Jumbo) e Søren Kragh Andersen (Alpecin). Mads Pedersen (Trek-Segafredo) intuisce il momento e con una grande sparata rientra in solitaria, imitato ai -71 da Fabio Jakobsen (Soudal), il quale però manca l'aggancio. Sicuramente non la situazione ideale per gli uomini guidati da Lefevere, tra i pochi ad esser rimasti fuori da un'azione potenzialmente decisiva e costretti alla fine dei segmenti sterrati, cioè a 62 km dalla fine, a tirare a tutta il plotone distante ormai un minuto dal gruppetto di Pedersen e Laporte, distante 10" dal solitario Van Keirsbulck, unico battistrada sopravvissuto al riaggancio degli inseguitori.
Ripreso dal plotone Jakobsen, la Soudal si rimette davanti con Kasper Asgreen e, grazie all'aiuto della Groupama, inizia a rosicchiare qualcosina ai battistrada, sfruttando il tratto dai -62 ai -53 completamente piatto. Gli attaccanti non proseguono di grande accordo e il loro margine cala vertiginosamente sino ad annullarsi in corrispondenza del Monteberg (1km al 5.6% medio e 9% massimo), dove tenta invano ad andarsene Turgis. Tutto da rifare dietro, ma le energie spese in queste azioni rimarranno nelle gambe di tutti quando mancano poche centinaia di metri al secondo passaggio sul Kemmelberg.
La Jumbo lo prende a tutta, Van Aert attacca violentemente ma senza dare tutto e in tal modo riesce a portar con sé uno straordinario Laporte, mentre dietro è Caleb Ewan (Lotto) il migliore degli altri. Bene anche Pedersen, Matteo Trentin e Pascal Ackermann (UAE Team Emirates), i quali insieme a Mohoric e qualche altro riescono a creare un interessante drappello di big alle spalle della coppia Jumbo. Questi però non vanno, l'accordo latita e in più da dietro rientrano anche i velocisti rimasti attardati sul Kemmel. A questo punto qualcuno tenta di scattare da solo ma Van Hooydonck fa buonissima guardia, facendo desistere gli altri.
Una volta ricompattatosi il gruppo, ai -45, con Laporte e Van Aert che hanno ormai 45" di vantaggio, la Trek mette in testa a tirare Alex Kirsch e la Bahrain Nikias Arndt. Il lavoro non porta ai risultati sperati e nonostante le sparate di Turner e Gianni Vermeersch (Alpecin) il plotone inizia il Kemmelberg versante Ossario con 1'10" di ritardo dalla coppia di testa. WVA lo gestisce facilmente, senza forzare per evitare di staccare Laporte. In gruppo nessuno riesce a spiccare sugli altri, tutti rimangono dietro a Vermeersch compreso un brillantissimo Olav Kooij (Jumbo), alla prima classica di un certo rango ma già il migliore degli uomini veloci sui muri.
Mohoric riprova con Gianni ai -31 ma Pedersen li riprende e poi non dà il cambio, favorendo una nuova serie di scatti, tra cui quello di Tim Merlier (Soudal), il capitano del Wolfpack. Nessuno di questi va a buon fine e così il plotoncino si riforma dopo la fine della discesa. Gli Jumbo iniziano gli ultimi 30 chilometri con 1'15" di vantaggio su un drappello di poco più di venti corridori, dove però le energie sono ben poche.
Compito di Mikkel Bjerg (UAE) e Bert Van Lerberghe (Soudal) guidare l'inseguimento assai difficoltoso e praticamente destinato a fallire. Mano a mano che ci si avvicina al traguardo, tra l'altro, i due Jumbo continuano a guadagnare e ben presto il loro margine sfiora i due minuti. Ai -17 gli inseguitori, sfruttando un segmento aperto in cui batte forte vento, aprono un ventaglio alzando l'andatura e provocando la resa di Philipsen, apparso già in seria difficoltà sull'ultimo passaggio sul Kemmelberg.
Ai dieci chilometri dalla fine il vantaggio di Laporte e WVA è superiore ai due primi e dietro si inizia a pensare al terzo gradino del podio, con tantissimi tentativi di evasione, sempre stoppati da un ottimo Merlier, il quale spera almeno nella terza piazza dopo una gara decisamente soddisfacente. La domanda chiave però è chi vincerà davanti: in una situazione analoga, dodici mesi fa ad Harelbeke, fu Wout a mettere la ruota davanti al compagno e quindi oggi i ruoli potrebbero invertirsi. C'è però da dire che sia nella gara odierna che in quel di Harelbeke nel 2022 è stato Van Aert a trascinarsi all'arrivo Laporte e, inoltre, la Gand-Wevelgem è una corsa prestigiosissima e il belga meriterebbe di metterne in saccoccia un'altra dopo quella del 2021. La vittoria recente ad Harelbeke potrebbe però cambiare un po' le carte in tavola.
Bjerg parte secco ai -5 e coglie di sorpresa il resto degli inseguitori; Frederik Frison (Lotto) ritorna sul danese qualche centinaia di metri più tardi confermando l'ottima gamba palesata già alla De Panne e insieme a lui anche Sep Vanmarcke (Israel Premier-Tech) si ritrova meritatamente a giocarsi il podio. Davanti, intanto, Wout e Christophe si scambiano qualche parole e pacche sulle spalle, il che fa presagire un arrivo in parata. Vittoria del francese sul belga e abbraccio dopo l'arrivo, ma rimangono i dubbi sulla decisione di Van Aert. Nella lotta a tre per il terzo posto si inserisce all'ultimo momento anche Pedersen, rientrato su Vanmarcke, Frison e Bjerg con un'azione simile a quella che lo portò a vincere la Gand 2020. Il danese ha già raschiato il fondo del barile e nello sprint per il podio viene battuto da Vanmarcke e Frison, due vecchie volpi a queste latitudini.