Davide Orrico, il Tricolore è mitico!
Il comasco della Colpack trionfa in solitaria al Campionato Italiano Élite s.c. Podio per Alfio Locatelli e Raffaello Bonusi
Se negli scorsi mesi, quando la Federciclismo ha ufficializzato Comonte di Seriate come sede dei campionati italiani riservati alle categorie Under 23 ed Élite Senza Contratto, avessero detto a Beppe Colleoni e Antonio Bevilacqua, rispettivamente patron e team manager del Team Colpack a cui è stata affidata l’organizzazione e la regia di questa kermesse tricolore, che la due giorni si sarebbe risolta in un autentico trionfo per la formazione bergamasca, probabilmente neppure loro si sarebbero aspettati un simile epilogo. Aggiungiamoci anche che mercoledì scorso ci aveva già pensato Filippo Ganna ad aprire le danze, laureandosi campione italiano a cronometro tra gli Under 23 a Romanengo, e possiamo capire a che punto sia stata trionfale questa settimana per la consolidata formazione di punta del ciclismo nostrano.
La Colpack prende tutto insomma, così come fece dodici mesi prima la Zalf aggiudicandosi entrambe le prove in linea. Due successi diversi tra loro ma estremamente carichi di significato: se sabato pomeriggio, infatti, era arrivata l’ennesima ciliegina sulla torta per Simone Consonni, lanciato da mesi verso un meritatissimo salto nel professionismo, la vittoria ottenuta ieri da Davide Orrico racchiude molto al suo interno, obbligando inevitabilmente a fare un viaggio a ritroso nel tempo per poter comprendere appieno cosa ha portato il comasco a questa splendida e, per certi versi, sospirata affermazione.
Il riscatto della bandiera Orrico, tra generosità e sfortuna
Davide Orrico, nato a Como il 17 febbraio 1990 e pertanto già da quattro anni entrato nel delicato limbo degli Élite Senza Contratto, può essere a ragione considerato la vera e propria bandiera del Team Colpack, dal momento che dobbiamo tornare indietro fino al 2009 per risalire all’anno d’esordio tra i dilettanti dell’atleta lariano, quando ancora la formazione aveva la denominazione di Bergamasca e decise di rinforzare il proprio organico con questo ragazzo che belle cose aveva saputo far vedere tra gli juniores con la casacca del Canturino 1902.
Un corridore, Orrico, dotato di buon passo e in grado di fare andature importanti quando la strada sale, che per l’entourage bergamasca già in possesso di alcuni interessanti talenti è l’ideale. Atleta generoso, non fa mai mancare il suo apporto al team sacrificando spesso le ambizioni personali ma facendosi anche trovare pronto con buone prestazioni quando la situazione lo richiede. Nel calcio parleremmo del classico mediano sette polmoni, che ruba palloni e randella in maniera oculata prima che la squadra passi a finalizzare. Delle sue prestazioni hanno beneficiato dapprima il promettente e sfortunato Stefano Locatelli, l’altrettanto talentuoso Daniele Ratto, poi più avanti anche Davide Villella, Gianfranco Zilioli e Manuel Senni, fino ad arrivare al presente dove i protagonisti si chiamano Simone Consonni, Filippo Ganna, Andrea Garosio o Fausto Masnada e tanti altri tra l’oggi e il passato. Davide ha condiviso momenti importanti con tutti, risultando spesso determinante con il suo apporto e col tempo è finito per diventare il vero e proprio leader carismatico del team, di cui è divenuto per forza di cose l’atleta più esperto.
Tre soli successi all’attivo prima di questo week end, l’ultimo dei quali ottenuto alla Coppa Caduti Nervianesi nel 2013, tante valide prestazioni come la top ten al Giro del Friuli, il quinto posto al Piccolo Lombardia (sempre nel 2013, suo anno migliore), le ottime risultanze a Montecassiano (dove quest’anno si è inchinato al solo Bagioli) ma anche tanta sfortuna che, soprattutto nel 2014 e nel 2015, quando fratture a dita e braccio in momenti distinti lo tennero lontano dalle gare per parecchio tempo, impedendogli di potersi esprimere al meglio. Come purtroppo può capitare poi il ciclismo spesso non rende la dovuta giustizia a chi molto si spende per gli altri e così il sogno di Davide di approdare nella massima categoria è rimasto sempre sospeso nel limbo, con un piccolo assaggio sottoforma di stage presso la statunitense Unitedhealthcare (con cui disputò il Giro di Padania) a cui non vi è stato un seguito tramite un contratto.
Prima o poi però sarebbe dovuta giungere anche per lui una di quelle giornate da ricordare ed il volo con cui ieri è andato a prendersi con estrema determinazione la maglia tricolore ha avuto il dolcissimo sapore della rivincita per un ragazzo che ha dimostrato di conoscere alla perfezione il percorso (non a caso proprio lui era stato scelto per illustrare, in una ricognizione video, il tracciato nei suoi punti chiave) e che già in passato si era dimostrato un personaggio in grado di essere a suo agio anche davanti alle telecamere. Sarà per questo che dopo il suo splendido assolo ha deciso di fornire a tutti un ultimo e appassionato coup de théâtre chiedendo la mano alla propria fidanzata Nadia al termine delle interviste di rito. Giusto per suggellare ulteriormente una vera e propria giornata da favola.
Partono in 83, squadroni già presenti in fuga
Venendo alla narrazione della fredda cronaca dopo la doverosa premessa, sono stati 83 gli atleti a prendere il via alle ore 12.30 per una seconda edizione tricolore del Memorial Domenico e Anita Colleoni snodatasi, come per gli Under 23, attraverso 178 chilometri distribuiti in un circuito di 19,3 chilometri da ripetere per nove volte e con la salita del Colle dei Pasta a creare selezione e fungere da ideale trampolino. Dato il numero decisamente più esiguo di atleti al via rispetto alla gara degli Under, era facile prevedere una corsa ben più frizzante e più difficile da controllare, cosicché i principali team hanno pensato bene di farsi rappresentare adeguatamente nella prima azione di giornata, operata da sedici atleti: con ben tre corridori era presente la Viris Maserati (Bonifazio, Amici e Mosca), due corridori a testa sia per la Colpack (Muffolini e Viero) che per la Zalf (Gaggia e Gabburo), oltre a Grassi della Palazzago, Gallio della General Store, Piazza della Brixia-Fiorenzo Magni, Cazzola della Cipollini, Brovelli del Gragnano, Barbero Piantino del Team Cerone, Umberto Marengo dell’Overall, Cazzaro del Team Beltrami e Padovan del Team Idea.
Per loro poco più di due minuti di vantaggio ma disco rosso da parte del gruppo dopo che la corsa aveva superato la quarta tornata. Nei successivi rimescolamenti alcuni dei protagonisti della prima azione ritentano e nella decina di atleti che sempre caratterizza il drappello di testa cominciano ad entrare anche altri nomi importanti come quelli di Masnada (Colpack), Moggio (Cipollini), Bernardinetti (Malmantile), Damiano Cima (Viris Maserati), Zullo (Futura Team), Giampaolo (Beltrami), Delle Foglie (Gragnano), Bonusi (General Store) oltre a Davide Orrico che per la prima volta si fa vedere al comando della gara. Successivamente, quando anche i vari Milani (campione uscente), Alfio Locatelli e Giacobazzi vengono a trovarsi nel gruppo di testa si comprende come le carte debbano ancora rimescolarsi, vista la posta in gioco.
Grassi e Orrico all’attacco in discesa, poi è Davide-show
Il Colle dei Pasta ha attuato la sua prevedibile scrematura ma in testa sono ancora in una decina e non è detto che possano essere le rampe in salita a risolvere la contesa. Deve averlo pensato bene Matteo Grassi, portacolori della Palazzago, l’altra formazione bergamasca decisa a tentare di vincere il suo personalissimo derby bergamasco con la Colpack, che ha tentato l’allungo sfruttando la discesa e il successivo falsopiano prima del ritorno verso il traguardo, quando all’arrivo mancavano ormai una ventina di chilometri. Una mossa captata alla perfezione da Orrico, che si è prontamente accodato all’atleta toscano e gli ha dato man forte per cercare di aumentare un vantaggio che, al suono della campana, era solo di una manciata di secondi nei confronti degli inseguitori, in cui comunque gli atleti Colpack hanno attuato una sapiente azione di rottura dei cambi.
La generosità di Grassi è stata encomiabile ma per l’atleta della Palazzago non c’è stato più nulla da fare quando la corsa è giunta nuovamente alle prime rampe del Colle dei Pasta, da affrontare per la nona ed ultima volta: il toscano ha ceduto di schianto e Orrico, accelerando deciso, ha iniziato la sua personale cavalcata, incitato a gran voce dal pubblico in cui erano presenti e particolarmente calorosi anche i propri compagni Under 23 impegnati nella gara del sabato. Galvanizzato dal tifo, Orrico ha trovato rinnovate energie ed ha aumentato a dismisura il proprio vantaggio, rendendosi imprendibile e iniziando la sua passerella trionfale che l’ha portato a giungere sul traguardo a braccia alzate e in perfetta solitudine, a coronare il più bel successo della carriera.
Alfio Locatelli e Bonusi completano il podio
Sono dovuti trascorrere 1’20” per sapere chi avrebbe fatto compagnia al comasco sul podio, seppur nelle posizioni di rincalzo e lo sprint ristretto ha premiato Alfio Locatelli, altro atleta presente da ben più di un lustro nel dilettantismo e deciso a conquistare anch’egli il tricolore per sperare nel grande salto. La sua volata gli ha permesso di battere per pochissimo Raffaello Bonusi, altro attivo protagonista della giornata e che un po’ di professionismo l’aveva assaggiato due stagioni orsono nelle file della Marchiol, che si è invece dovuto accontentare della medaglia di bronzo ma completando un podio totalmente lombardo su cui sono saliti, nell’ordine, un comasco, un bergamasco e un bresciano.
Podio su cui non è riuscito a salire per poco Michael Delle Foglie del Gragnano, che ha concluso in quarta posizione precedendo Fausto Masnada, altro portacolori Colpack. A 2’12” è invece giunto un terzetto composto da Giacomo Gallio, Ivan Martinelli e Roberto Giacobazzi mentre a 3’10” l’ottimo Matteo Grassi e Giuseppe Brovelli hanno chiuso la top ten di giornata. Per la Colpack quindi una due giorni tricolore da incorniciare, con l’ultimo capolavoro firmato da un Davide Orrico che ora può lecitamente ricominciare a sognare quel passaggio al professionismo lungamente inseguito. In un ciclismo dove i risultati e le vittorie sembrano prendere sempre il sopravvento su tutto, di corridori di fatica come lui c’è ancora bisogno come il pane.