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La lista dei miglior migliori neoprofessionisti per la stagione 2018: spiccano Sivakov e Hamilton, per l'Italia c'è Nicola Conci
Raramente si è vista un'ondata di neoprofessionisti talentuosi tanto quanto quelli che passeranno nell'ormai imminente 2018. Sceglierne solo dieci è stata un'impresa ardua, per cui prima di snocciolare i nomi in lista è giusto menzionare alcuni tra gli esclusi eccellenti a cominciare dagli italiani Imerio Cima e Matteo Fabbro, passando per i britannici James Knox, Scott Davies e Christopher Lawless, per arrivare al campione europeo Casper Pedersen, al vincitore del Giro delle Fiandre under 23 Edward Dunbar, allo svizzero Patrick Müller, al belga Steff Cras e al colombiano Álvaro Hodeg. Da sottolineare che non sono stati presi in considerazione i corridori della Axeon (tra cui l'enfant prodige Jasper Philipsen) così come Brandon McNulty del Rally Cycling.
10) Niklas Eg - Trek Segafredo
Il corridore più "anziano" in lista, l'unico classe 1995, esploso all'improvviso nel 2017, all'ultima stagione tra gli under 23 , alla corte di Bjarne Riis al Team Veloconcept (ora Virtu Cycling). Eg, danese di Herning, è uno scalatore longilineo che ha fatto della solidità il punto di forza che gli ha permesso di andare a podio alla Corsa della Pace, al Giro della Valle d'Aosta e al Tour de l'Avenir (tre delle sei corse a tappe più importanti riservate agli under). Non è neanche un cattivo cronoman, come dimostrano il dodicesimo posto al campionato nazionale professionisti e il tredicesimo nella cronometro del Post Danmark Rundt. Il punto di domanda riguarda i margini di miglioramento che gli sono rimasti: a 23 anni sarà in grado di fare un ulteriore e ingente passo in avanti e diventare un nome di spicco per quanto concerne le corse a tappe anche tra i professionisti?
9) Nicola Conci - Trek Segafredo
Nicola Conci è probabilmente il corridore italiano più talentuoso tra quelli nati attorno alla metà degli anni 90, dopo Gianni Moscon, ovviamente. Classe '97, trentino e pupillo di Maurizio Fondriest, il neoacquisto della Trek Segafredo è corridore completo: forte in salita, sul passo e dotato di un discreto spunto veloce con cui è in grado di regolare gruppetti di 5/6 atleti, come abbiamo visto quest'anno al GP di Poggiana e al Trofeo Città di San Vendemiano, dove ha ottenuto le vittorie più importanti fin qui nella sua giovane carriera. Forse è ancora un po' acerbo e un'altra stagione tra gli under 23 avrebbe potuto fargli bene, in particolare per quanto riguarda la sua maturazione come uomo da corse a tappe, dove ha mostrato sì di poter far bene quest'anno con il settimo posto al Giro d'Italia di categoria, ma di avere ancora dei limiti su cui lavorare.
8) Jai Hindley e Michael Storer - Team Sunweb
Due terzi del trio delle meraviglie della Mitchelton-Scott (forse sarebbe più corretto parlare di quartetto vista il sorprendente 2017 di Robert Stannard), Hindley e Storer, al contrario del gemellino Lucas Hamilton, hanno deciso di lasciare l'ovile e passare professionisti entrambi con il Team Sunweb. Scelta peraltro difficilmente criticabile visto l'ottimo lavoro che hanno fatto di recente i tecnici del sodalizio tedesco con i loro corridori. Entrambi ottimi prospetti per le corse a tappe: Hindley, di un anno più vecchio, è ad oggi leggermente superiore in salita, ma Storer è più forte a cronometro e questo probabilmente potrebbe permettergli di avere un futuro migliore.
7) Mark Padun - Bahrain Merida
Grande colpo del team di Nibali assicurarsi i servigi dell'ucraino classe '96, che abbiamo avuto modo di conoscere ed apprezzare qua in Italia nei suoi anni al Team Colpack. Corridore coriaceo, forte in salita, sul passo e non del tutto fermo in volata. Padun nelle ultime due stagioni è stato competitivo sia nelle corse a tappe che nelle corse di un giorno, vincendo a Capodarco e al Trofeo Piva quest'anno, piazzandosi sul podio al Giro della Valle d'Aosta 2016 e in top 5 al Giro d'Italia under 23 2017 dove ha vinto una tappa. Tra i professionisti verosimilmente si focalizzerà principalmente sulle corse a tappe, provando a diventare uomo da grandi giri.
6) Fabio Jakobsen - Quick Step Floors
Fabio Jakobsen è il fiore all'occhiello della SEG Racing Academy, corridore olandese velocissimo, due volte campione olandese under 23 e, nel 2017, plurivittorioso di stagione tra i corridori della categoria. Ma non è solo un semplice velocista, anzi, tende a esaltarsi come pochi altri sprinter su arrivi che tirano all'insù, come dimostra la vittoria sul traguardo di Bignan al Tour de l'Avenir, dove ha letteralmente surclassato i suoi avversari sullo strappetto su cui era posto il traguardo sfoderando una potenza disarmante in volata. Proprio questa sua atipicità renderà meno complicata la convivenza con Gaviria e Viviani alla Quick Step Floors.
5) Aleksandr Riabushenko - UAE Team Emirates
Un altro fenomenale corridore dell'est (in questo caso bielorusso, di Minsk) che abbiamo avuto modo di apprezzare in Italia negli ultimi anni, in cui ha corso tra le fila della Palazzago. Riabushenko è letteralmente un corridore totale, in grado di vincere in qualsiasi modo: portando via il suo gruppetto, come ha fatto quest'anno al Piccolo Lombardia, in volata ristretta, come abbiamo visto al campionato europeo di Plumelec 2016, e con azioni da finisseur, come la rasoiata devastante che ha sfoggiato sul difficile traguardo di Castellarano al Giro d'Italia under 23. Da vedere che strada prenderà tra i professionisti, le Ardenne sembrano le corse più adatte a lui, ma se si trovasse a suo agio sulle pietre potrebbe rivelarsi sorprendentemente competitivo anche al Giro delle Fiandre.
4) Kristoffer Halvorsen - Team Sky
Campione del Mondo a Doha nel 2016 e re dei velocisti nelle ultime due stagione tra gli under 23, su Halvorsen c'è pochissimo da dire: in volata è una saetta, il maggior indiziato a diventare la nemesi di Fernando Gaviria in un prossimo futuro. Viene da chiedersi tuttavia quanto sia felice la scelta di andare al Team Sky, una squadra che storicamente non ha mai dato troppo spazio ai suoi velocisti (citofonare Elia Viviani).
3) Bjorg Lambrecht - Lotto Soudal
Con Bjorg Lambrecht il Belgio ha forse finalmente trovato l'uomo da corse a tappe che cerca da tanto, troppo, tempo. Il futuro corridore della Lotto Soudal, scalatore esplosivo con un grande potenziale anche per le corse di un giorno, è stato autore di una stagione fuori dal mondo, che sarebbe stata ancora più stratosferica se non avesse trovato sulla sua strada Pavel Sivakov ed Egan Bernal. Primo alla Liegi under 23 e alla Corsa della Pace, secondo alla Ronde dell'Isard, al Giro della Valle d'Aosta (dove è stato l'unico a contenere i danni da Sivakov nell'epica tappa di Cervinia), al Tour de Savoie e al Tour de l'Avenir. Rispetto agli altri mattatori del 2017, Sivakov e Hamilton, si porta dietro dei punti interrogativi per quanto concerne le prove contro il tempo, perché non ha il physique du rôle del cronoman e perché lo abbiamo visto cimentarsi solo in cronoscalate e cronometro mosse.
2) Lucas Hamilton - Orica Scott
Il più intrigante tra i prospetti australiani, con una concorrenza un po' meno forte sarebbe indubbiamente al primo posto della lista visto quanto ha dimostrato quest'anno. Prospetto fortissimo in salita e anche eccellente cronoman, competitivo letteralmente da gennaio a settembre nel 2017, l'unico limite palesato quest'anno è stata una grossa tendenza a piazzarsi piuttosto che a vincere: solo tre trionfi (la classifica genere del Tour de l'Alsace, i campionati continentali in linea dell'Oceania e la cronometro di Campocavallo di Osimo al Giro under 23) contro nove tra secondi e terzi posti. Nella prima parte di stagione è stato l'unico a tenere testa a Sivakov, arrivando a una manciata di secondi dalla vittoria del Giro baby. Al Tour de l'Avenir invece, dove era chiamato ad essere, insieme allo stesso russo, il rivale numero uno di Egan Bernal ha leggermente deluso le aspettative, probabilmente pagando la minor freschezza rispetto ai rivali. È comunque l'unico corridore a essere riuscito a chiudere tra i primi cinque sia il Giro baby che l'Avenir.
1) Pavel Sivakov - Team Sky
15 luglio 2017, al Giro della Valle d'Aosta va in onda la quarta e penultima tappa. 170 km, 4400 metri di dislivello, si affrontano Champremier e Saint Pantaléon prima dell'arrivo in quota a Cervinia. La BMC fa il forcing già nella discesa del Champremier, poi sul Saint Pantaléon Sivakov attacca e se ne va quando mancano ancora 50 km dall'arrivo. Quella che, in un primo momento, poteva sembrare una follia si trasforma rapidamente in uno show del russo che arriva tutto solo al traguardo rifilando un minuto e mezzo a Lambrecht e oltre tre minuti a tutti gli altri. È il giorno della consacrazione per il franco-russo, già vincitore nei mesi precedenti di Ronde de l'Isard e Giro d'Italia under 23, quell'impresa rappresenta tutto ciò che Sivakov è: un corridore dal potenziale mostruoso, di quelli che passano una volta ogni dieci anni (a stare stretti), che unisce delle doti in salita e di fondo da extraterrestre a una mentalità da cannibale. Il Team Sky, mosso dall'idea di fare di lui l'erede di Froome, ovviamente non se l'è fatto sfuggire, strappandolo alla BMC e mandando su tutte le furie il team manager della squadra statunitense Jim Ochowicz. Il figlio dell'ex BigMat Alexei Sivakov è comunque un corridore molto diverso rispetto al suo futuro capitano: al netto di alcune analogie, è più elegante in bicicletta, più bravo a guidare il mezzo (nonostante i notevoli miglioramenti fatti negli ultimi anni dal keniano) e soprattutto si esalta attaccando da lontano, come abbiamo visto al Valle d'Aosta e alla Ronde de l'Isard, al contrario di Froome che in carriera si è sempre limitato ad affondi negli ultimi km di tappa. Inoltre è già un ottimo cronoman, come dimostrano i tanti bei piazzamenti colti nelle prove contro il tempo quest'anno, tra cui l'undicesimo posto al Mondiale di Bergen. Ma l'impressione, confermata da alcune sue recenti dichiarazioni, è che ancora non ci abbia lavorato seriamente e ci sia margine per fare degli ulteriori e notevoli miglioramenti.