Winter Transhimalaya: l’ultima impresa di Omar Di Felice tra ghiaccio e altitudini estreme
Una nuova lunga avventura invernale in una delle zone più remote e spirituali del Pianeta, con partenza dall’India per poi giungere in Tibet e attraversarlo da ovest a est
Dalla frenesia caotica dell’India al silenzio contemplativo del Bhutan, dove il benessere si misura ancora in valori umani. Poi di nuovo in India, prima di attraversare il Nepal, terra sacra dell’alpinismo d’alta quota, e spingersi oltre, fino a Lhasa, dopo aver percorso il Tibet da ovest a est. Un viaggio durissimo, tra i più estremi al mondo. E tutto in sella a una bici. La Winter Transhimalaya sarà l’ennesima sfida al limite per Omar Di Felice, ormai un veterano dell’avventura estrema.
Nato a Roma il 21 luglio 1981, Di Felice ha iniziato la sua carriera nel ciclismo professionistico prima di scoprire, nel 2006, la sua vera vocazione: l’ultracyclism. Da allora, ha collezionato diverse imprese straordinarie. Nel 2022 ha sfidato il gelo dell’Artico, percorrendo 4.200 km in due mesi. Poi ha affrontato l’Antartide in solitaria, pedalando per 716,5 km tra i ghiacci e firmando la seconda distanza più lunga mai coperta da un ciclista in quel continente. Nel 2023 è persino riuscito a vincere la Trans Am Bike Race, una delle competizioni più dure dell’ultracycling. Ora è di nuovo in sella. Partito ieri dall’India, si prepara a sfidare passi oltre i 5000 metri, dislivelli implacabili e condizioni climatiche estreme.
Parola d’ordine: preparazione
L’Himalaya non è un luogo in cui ci si avventura senza una preparazione meticolosa, soprattutto in inverno. Nei trenta giorni che hanno preceduto la partenza per l’India, l’ultracyclist ha seguito un programma di allenamento molto intenso, al ritmo di 24/30 ore di allenamento a settimana. Uno sforzo necessario, ripagato da riscontri più che positivi.
“Sono soddisfatto, soprattutto delle sensazioni: partirò per la catena montuosa più alta del pianeta con il cuore leggero e il fisico in forma come non mi succedeva da tantissimo tempo, pronto a vivere un’avventura incredibile”, ha scritto sui social prima della partenza.
Anche la pianificazione gioca un ruolo cruciale. Tutto parte da un’idea, da una suggestione legata a un luogo da attraversare. Poi arriva la fase concreta: si srotola una mappa cartacea sul tavolo, perché per Omar nulla batte la visione d’insieme offerta dall’analogico. Gli strumenti digitali possono aspettare.
Segmento dopo segmento, studia il percorso: altimetrie, punti chiave da scalare, possibili deviazioni, aree più o meno abitate. Solo dopo essersi immerso nella geografia del viaggio passa al computer, trasformando l’itinerario in una traccia dettagliata. Qui entrano in gioco gli strumenti digitali, utili per affinare il percorso, analizzare le superfici che dovrà affrontare e potersi acclimatare gradualmente. Quando tutto è definito, carica la traccia sul dispositivo che lo guiderà lungo questa nuova sfida. Al suo fianco, ancora una volta, Avventure nel Mondo, che curerà la logistica della spedizione.
Equipaggiamento: trovare il giusto equilibrio
Oltre alla bici—una Giant Revolt ADV Pro Full Carbon, perfetta tanto per l’asfalto quanto per la neve—Omar ha dovuto fare scelte strategiche sull’attrezzatura. Un’impresa di questa portata richiede compromessi, anche per i più navigati: si parte dal caldo soffocante di Guwahati, in India—27°C registrati ieri mattina—ma ben presto subentrano il gelo e le altitudini himalayane. Per questo avrà con sé un solo completo estivo e un unico paio di scarpe invernali, con il rischio di patire un po’ il caldo nei primi giorni.
La decisione più complessa però riguarda gli pneumatici. Pur sapendo che in India e Nepal troverà per lo più terra battuta e asfalto pulito, e che in Himalaya—anche con temperature di -10/-15°C—neve e ghiaccio sono meno frequenti di quanto si pensi, ha comunque optato per gomme chiodate. Quando si affrontano passi tra i 3.500 e i 5.000 metri, non si può lasciare nulla al caso: un po’ di resistenza in più è un prezzo accettabile per una maggiore sicurezza.
Non solo sport
Questa avventura segna il primo appuntamento del nuovo progetto Bike to Happiness – Road to 1.5°C, che amplia e prosegue l’iniziativa Bike to 1.5°C, con cui Omar ha raccontato negli ultimi anni la crisi climatica dai luoghi più sensibili del pianeta. L’obiettivo è dimostrare non solo come la bicicletta possa aiutarci ad affrontare le sfide imposte dal cambiamento climatico, ma anche come rappresenti un autentico veicolo di felicità—soprattutto in quelle aree del mondo dove spostarsi è ancora una sfida complessa e critica.
A causa delle restrizioni governative che vietano l’uso di dispositivi satellitari in alcune regioni del Tibet (Cina) e dell’India, il live tracking in tempo reale non sarà disponibile. Tuttavia, Omar pubblicherà aggiornamenti quotidiani sui suoi canali social, condividendo i resoconti di viaggio e le tracce percorse—compatibilmente con la connessione internet, che in molte delle zone attraversate sarà scarsa o del tutto assente.