Il gruppo al Lombardia © UCI via X
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Budget cap: l'UCI a lavoro per introdurlo nel 2026

Grandi cambiamenti all'orizzonte per il World Tour: allo studio diversi modelli per l'istituzione di un tetto massimo di spesa per le squadre

23.10.2024 16:26

L'Unione Ciclistica Internazionale starebbe valutando l'introduzione di un tetto di spesa per le squadre World Tour dal 2026: è quanto rivela Escape Collective in un articolo pubblicato qualche giorno fa.

 

Un modello di sostenibilità economica per il ciclismo

Secondo quanto riportato da Escape Collective già in settembre, durante i Campionati Mondiali di Zurigo, l'UCI ha valutato una Fairness Financial Initiative presentata dalla società di consulenza PwC, già impegnata per l'introduzione di regolamentazioni economiche in altri sport. Tra i modelli di sostenibilità presentati, la società ha evidenziato quali potrebbero essere applicati al modello finanziario del ciclismo, e un gruppo di lavoro ha proposto la creazione di un sistema ad hoc per questo sport. Le squadre sono state informate della discussione prima de Il Lombardia, ma non si è ancora giunti ad una decisione su quale modello adottare: pare anzi che la discussione in merito sia ad uno stadio primitivo. 

Un modello plausibile da applicare al ciclismo potrebbe essere un ibrido tra un fluctuating budget cap, che limiterebbe la quantità di denaro che una squadra può spendere sul mercato in una stagione, e un “luxury cap” che penalizzi economicamente le squadre che superano una data soglia per i salari dei corridori. Il ricavato di tale tassazione andrebbe poi ripartito tra le squadre a reddito ridotto. 

Qualsiasi sarà il piano di sostenibilità economica, però, esso dovrà tenere conto della differente tassazione presente nei paesi nei quali le squadre sono registrate o quanto meno essere negoziato tra le squadre e l'UCI.
 

Competitività e budget: un rapporto proporzionale

Sulla base dell'analisi presentata da PwC è stato possibile stabilire che, nella stagione 2024, lo stanziamento economico delle squadre World Tour più ricche ha rappresentato quasi la metà della spesa totale di tutte le 18 squadre messe insieme. La sproporzione tra i budget delle tre squadre più ricche e le restanti è di ben oltre il doppio del denaro investito, tanto che il gap tra la squadra World Tour a budget più basso e quella a budget più alto è di quasi 42 milioni di euro.

La disparità è evidente per quanto riguarda i salari: il 55% della spesa complessiva per gli stipendi dei corridori è erogata dalle sei squadre più ricche, che pagano i propri atleti il doppio, quando non il triplo, rispetto agli stipendi pagati dalle otto squadre dal budget più ridotto. Ciò non riguarda unicamente i corridori, poiché le squadre più ricche possono permettersi di pagare il proprio staff raggiungendo cifre complessive che sfiorano gli importi pagati dalle squadre più povere ai propri corridori. A ciò va aggiunta la spesa per l'equipaggiamento: le squadre con i budget più alti possono permettersi di spendere in materiali tre, ma anche quattro volte più di quanto non facciano le squadre più povere. Le otto squadre più ricche, infatti, sborsano oltre il 70% dei costi per i materiali di tutto il WorldTour.

Un esempio di come ciò si ripercuota sul rendimento delle squadre è presto fatto. La UAE Emirates, la squadra con il budget stimato più alto di tutto il World Tour, ha chiuso la stagione con ben 81 vittorie. Tolte le 25 di Tadej Pogačar, rimane l'impressionante quota di 56 successi raggiunti con 19 corridori diversi (oltre lo sloveno), contro i 42 della Lidl-Trek, seconda squadra più vincente della stagione 2024. Fanalino di coda è la Cofidis: la squadra nordista è tra quelle a budget più basso e ha esultato sul traguardo solo 5 volte quest'anno. 

La Cofidis, una delle squadre a budget più basso, ha raccolto solo 5 vittorie nella stagione 2024 © GettySport via X @TeamCOFIDIS
La Cofidis, una delle squadre a budget più basso, ha raccolto solo 5 vittorie nella stagione 2024 © GettySport via X @TeamCOFIDIS

 

Una soluzione per la crescita dello sport e l'appianamento delle disuguaglianze

Sebbene la discussione sia ancora aperta, un punto appare fermo per tutte le parti in causa: qualsiasi sia il tipo di misura adottata non dovrebbe in alcun modo andare ad intaccare i salari dei corridori, quanto piuttosto a colmare il divario esistente tra il budget delle squadre, senza minare la crescita economica complessiva dello sport.

La speranza è che una tale operazione possa riequilibrare la competitività tra le squadre, promuovendo la stabilità economica, ma soprattutto aumentando lo spettacolo e l'attrattiva del ciclismo per gli appassionati, incidendo di riflesso sul valore attribuito alle sponsorizzazioni.

Per quanto tutto ciò sia auspicabile, non tutte le parti in gioco sono favorevoli a priori, soprattutto considerando le complessità che il sistema economico del ciclismo racchiude al suo interno. Anche il CPA, il sindacato dei corridori professionisti, pare essersi detto contrario al budget cap così come è stato proposto, ma il suo presidente Adam Hansen non ha rilasciato dichiarazioni in merito. 

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