André Drege e Muriel Furrer © Team Coop-Repsol/Kjetil Birkedal Pedersen-UCI
Professionisti

In memoria di chi non c'è più: i lutti del ciclismo internazionale

Le tragedie di Drege e Furrier, gli addii a Geminiani, Savio e Van Looy

31.12.2024 21:13

Le ultime ore del 2024 sono il momento giusto per ricordare i tanti, troppi lutti che hanno colpito il mondo del ciclismo. Il modo migliore per ribadire ancora una volta l'importanza della sicurezza a tutti i livelli, dentro e fuori dalle competizioni. Senza dimenticare quei corridori che hanno fatto la storia del nostro sport.

I lutti del ciclismo mondiale

Non possiamo non inaugurare questa rassegna con il ricordo di due giovani che hanno perso la vita in corsa: il 25enne norvegese André Drege, morto il 7 luglio nel corso della 4ª tappa del Giro d'Austria, e la 17enne svizzera Muriel Furrer, scomparsa il 27 settembre a seguito di una terribile caduta nella prova in linea delle juniores ai campionati del mondo di Zurigo. Se il tragico volo di Drege lungo la discesa del Grossglockner è imputabile a una terribile fatalità (la foratura dello pneumatico posteriore ad altissima velocità, secondo la testimonianza del compagno di fuga Jaka Primozic), la scomparsa di Furrer - uscita fuori strada in un tratto di discesa - chiama in causa il comitato organizzatore dei Mondiali e la stessa Unione ciclistica internazionale: un'inchiesta giornalista del sito blick.ch ha documentato i clamorosi e inaccettabili ritardi della macchina dei soccorsi. Per un'ora e un quarto, infatti, nessuno si è accorto della caduta della povera ciclista elvetica. E i soccorritori sono entrati in azione 100' dopo l'incidente. Non sappiamo se Muriel sarebbe sopravvissuta a questo incidente. Una cosa, però, è certa: episodi del genere sono una macchia indelebile sulla credibilità del ciclismo e dei suoi vertici istituzionali. Con la speranza che la magistratura svizzera possa andare fino in fondo e punire i colpevoli: la morte di una ragazza che si era appena affacciata alla vita non può restare impunita.

Gli addii a Geminiani e Van Looy

Due campioni di razza, nati a distanza di 10 anni l'uno dall'altro: il francese Raphaël Géminiani, scomparso il 6 luglio a 99 anni, e il belga Rik Van Looy, spirato il 17 dicembre alle soglie dei novant'anni, hanno segnato l'epoca di passaggio dal ciclismo eroico alla sua evoluzione in chiave divistica. Dopo una carriera al servizio dei capitani (Fausto Coppi, di cui fu scudiero nel vittorioso Tour de France del 1952, e Louison Bobet, con il quale condivise il successo alla Grande Boucle del 1953), il Grand Fusil - di origini romagnole per parte di padre - si mise in proprio, vestendo la maglia rosa al Giro d'Italia del 1955 per poi contendere a Charly Gaul il Tour del 1958, infine chiuso al posto d'onore. Compagno di caccia di Fausto Coppi nell'Alto Volta, dove l'Airone contrasse la malaria che lo uccise il 2 gennaio 1960, Geminiani riuscì a guarire dopo aver rischiato anch'egli la morte. Conclusa la carriera in bicicletta, il francese salì in ammiraglia, affiancando Jacques Anquetil negli anni d'oro della sua vita sportiva.

Dal canto suo, Van Looy si è guadagnato un posto nella leggenda per essere stato il primo corridore di ogni epoca a vincere tutte e cinque le classiche monumento: 3 Parigi-Roubaix (1961, 1962, 1965), 2 Giri delle Fiandre (1959, 1962), la Milano-Sanremo 1958, il Giro di Lombardia 1959 e la Liegi-Bastogne-Liegi del 1961. Nella bacheca dell'Imperatore brillano anche due maglie iridate - conquistate nel 1960 e nel 1961 - 3 Gand-Wevelgem e 37 tappe nei Grandi Giri (18 alla Vuelta, 12 al Giro, 7 al Tour). 

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Rik Van Looy, uno dei più grandi corridori da classiche di sempre ©Paris-Roubaix

Un Natale triste

L'ultima settimana dell'anno è stata segnata da quattro lutti ravvicinati: la sera di Natale è arrivata la notizia della morte a 60 anni dell'ex professionista francese Pascal Hervé, vincitore di una tappa al Giro d'Italia 1996, in cui vestì anche la maglia rosa per un giorno. Il 27 dicembre, invece, ha concluso la sua parabola terrena a 89 anni il giornalista e scrittore Gian Paolo Ormezzano. In mezzo secolo di carriera, GPO ha seguito tutti i grandi appuntamenti dello sport mondiale - in testa i Grandi Giri, le classiche e i campionati del mondo - senza dimenticare l'intensa attività editoriale, in cui spicca una Storia del ciclismo di grande successo.

Appena 24 ore fa, il mondo delle due ruote ha tributato l'ultimo saluto a Gianni Savio, il “Principe” dei team manager e dei direttori sportivi, in attività per oltre un quarantennio. Leonardo Sierra, Nelson “Cacaito” Rodriguez, Andrea Tafi, Gianni Faresin, José Rujano, Egan Bernal: le grandi scoperte di Savio, che ebbe anche il merito di rilanciare la carriera di Michele Scarponi dopo la squalifica per il suo coinvolgimento nell'Operacion Puerto.

Poche ore fa, infine, l'annuncio della morte a 104 anni dell'ex professionista francese Emile Idée, due volte campione nazionale in linea nel 1942 e nel 1947 e vincitore della tappa di Brest alla Grande Boucle del 1949. 

Gli altri lutti

Il 2024 si era aperto con la morte in un incidente stradale dell'ex corridore Patrick Mentil, vittima a soli 22 anni di un incidente stradale in provincia di Treviso. Nel 2022 era stato compagno di squadra di Davide Rebellin alla Work Service. Pochi giorni più tardi (era l'8 gennaio) si è invece spento a 81 anni l'ex campione italiano di ciclocross Franco Livian. Un altro addio all'inizio dell'anno: il 14 gennaio è scomparso l'ex prof. Emilio Casalini, vittorioso in cima al Monte Grappa al Giro 1968.

Gli appassionati di ciclismo su pista hanno commemorato a inizio anno due grandi personaggi dei velodromi: l'italo-argentino Octavio Dazzan, campione del mondo della velocità olimpica a Losanna nel 1975, morto il 17 gennaio a 66 anni, e Luigi Arienti - oro nell'inseguimento a squadre ai Giochi olimpici di Roma 1960 - che si è congedato da questa terra il 7 febbraio. Aveva 87 anni. 

A inizio aprile, invece, l'improvvisa scomparsa a 34 anni dell'ex professionista Alexey Tsatevich. 3 vittorie in carriera - su tutte il GP Le Samyn 2013 - per l'ex professionista russo, che ha corso in massima serie dal 2012 al 2017. Un mese dopo (era il 4 maggio) l'addio a un altro, grande personaggio del ciclismo tricolore: Imerio Massignan, 87 anni, in attività tra la fine degli anni Cinquanta e i tardi Sessanta. In bacheca un 2° posto nella corsa rosa del 1962 e due maglie a pois al Tour nel biennio 1960-1961.

Tra le tantissima vittime della strada - una ogni 3 giorni secondo le statistiche - è giusto ricordare il 17enne Matteo Lorenzi. Tesserato per la Montecorona, il ragazzo trentino è stato travolto e ucciso da un furgone mentre durante una seduta di allenamento. Stessa sorte per il 21enne israeliano Guy Timor, ucciso da un pirata della strada il 6 giugno, e il 20enne francese Thomas Bouquet, investito il 19 luglio.

Appena due giorni prima l'addio a un altro vincitore di tappa sulle strade del Giro: un malore è costato la vita al 64enne Dag Erik Pedersen, a segno nelle edizioni del 1984 - in cui vinse due tappe - e del 1986. Nel suo curriculum anche un Giro del Lazio. Una vittoria parziale al Giro (edizione 1962) anche per il francese Joseph Carrara, scomparso il 13 luglio all'età di 86 anni, e per lo svizzero Robert Dill-Bundi - uscito di scena il 17 settembre a 66 anni. Il punto più alto della sua carriera, però, fu certamente l'oro olimpico nell'inseguimento individuale a Mosca 1980. 

Ancora dolore, ancora lacrime per un ragazzo nel fiore dei suoi anni: il 30 agosto il 21enne abruzzese Simone Roganti - in forza alla MG K.Vis-Colors for Peace - è stato stroncato da un infarto mentre si trovava nella sua casa di Spoltore. Appena un mese prima di morire si era piazzato tra i migliori 10 al Giro della Valle d'Aosta.

Tra i grandi del passato, anche il tedesco Rolf Wolfshohl - morto il 18 settembre a 86 anni - occupa un posto di riguardo: non solo la Vuelta di Spagna del 1965, ma anche tre titoli iridati di ciclocross tra il 1960 e il 1963. Altrettanto nobile il palmarès di Guido Carlesi, morto il 2 ottobre all'età di 87 anni: 6 tappe al Giro e due al Tour del 1961, in cui duellò fino al penultimo giro con Jacques Anquetil per la vittoria finale. Due settimane più avanti, ci ha lasciato anche il belga Emile Daems che, in appena 7 stagioni tra i pro' (1959-1966), ha collezionato una Roubaix, una Sanremo, un Lombardia e tre traguardi parziali al Tour de France.

Un altro pistard da celebrare: pur non avendo mai vinto una medaglia olimpica, Michael Hubner è stato un dominatore dei velodromi negli anni Ottanta, con 7 titoli mondiali all'attivo. Ci ha lasciati il 12 novembre a 65 anni.

L'ultimo mese dell'anno si è aperto con la tragica scomparsa a soli 45 anni dell'ex prof. Crescenzo D'Amore, vittima di un incidente stradale il 1° dicembre a Pomigliano d'Arco, in provincia di Napoli. Iridato tra gli juniores a San Sebastian 1997, aveva corso da professionista tra il 2000 e il 2007 per poi riprendere brevemente l'attività nel 2011. 

Un pensiero per Kutsenko e Perez

Chiudiamo questa rassegna con l'omaggio a due ex corridori che hanno concluso tragicamente i loro giorni: l'ex pistard Andrey Kustenko, 35 anni, partito dall'Italia per raggiungere il fronte ucraino, dove ha trovato la morte il 3 luglio, e il colombiano Marlon Perez, 48 anni, accoltellato il 3 ottobre a El Carmen de Viboral in Antioquia mentre passeggiava in strada. Perez aveva corso alle dipendenze di Gianni Savio, partecipando a tre Giri d'Italia.

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Carmine Marino
Nato a Battipaglia (Salerno) nel 1986, ha collaborato con giornali, tv e siti web della Campania e della Basilicata. Caporedattore del quotidiano online SalernoSport24, è iscritto all'albo dei giornalisti pubblicisti della Campania dal 4 dicembre 20