Caro Wout, poco o niente ciclocross quest’inverno, grazie!
Van Aert lo si ama proprio per il suo correre sempre e su ogni terreno ma, dopo un 2023 da incubo e alla soglia dei 30 anni, deve iniziare a capitalizzare il suo talento: magari evitando di sfinirsi mentalmente già nel cross
Carissimo Wout, e adesso che vogliamo fare? Dopo un 2023 da psicodramma – per te, ma a quanto pare soprattutto per noi, che ti amiamo e che apparentemente ci incazziamo molto più di te nel vederti perdere sistematicamente da Van der Poel – che intenzioni hai per la prossima stagione? Non vorrai mica ricominciare a darci dentro già da dicembre con il cross! Perché per carità, noi ti si ama proprio per questa tua completezza, per questo tuo voler tenere tutto insieme e provare a vincere letteralmente su ogni terreno. Ma se a suon di cercare di vincere dappertutto, dappertutto finisci per buscarle, forse è davvero arrivato il momento di iniziare a rivedere qualche cosa.
Anche a costo di rinnegarti, e di rinnegare – noi – quanto scritto solo qualche mese fa a proposito del tuo essere un magnifico allrounder. Ma perché non provare, magari per un anno soltanto, ad approcciare la stagione in maniera diversa e più razionale? In fondo, già la scelta di assaggiare finalmente il Giro d’Italia denota l’intenzione di uscire dalle strade già battute e la speranza, anzi, è che al debutto alla corsa rosa faccia poi seguito anche un anno di disintossicazione dal Tour de France. Tanto Vingegaard ha dimostrato di essere talmente forte da potersela cavare anche senza di te e comunque, alla soglia dei trent’anni, è anche giusto che tu inizi a pensare un po’ di più a te stesso, ragazzo mio!
Pure Laporte, ormai, può andare per la sua strada senza bisogno del tuo aiuto: già gli hai regalato una Gand-Wevelgem, e poi lui ti ha pure spernacchiato all’Europeo, direi che anche nei suoi confronti sei quantomeno in credito. A Kuss ci hanno già pensato Jonas e Primoz, regalandogli la Vuelta. Quanto alla questione palestinese, alla guerra in Ucraina o alla pace nel mondo, purtroppo nemmeno uno col tuo talento sconfinato può far niente per sistemare le cose. E allora, davvero, Wout, nel 2024 «te lo dico da amico: fatti li cazzi tua!».
E magari, per una volta, lascia perdere anche il cross, o tutt’al più concediti giusto un paio di gare, giusto per sgranchire la gamba, ma non di più. Perché il fango sarà anche il tuo primo amore e il terreno al mondo su cui più ti piace pedalare, e certo non ti fa schifo arrotondare con gli ingaggi che ti offrono da tutto il Benelux per prendere parte a quante più gare nell’arco della stagione invernale. Però penso tu possa campare già abbastanza bene con lo stipendio della Jumbo, e con quanto ti passa la Red Bull per girare il mondo con quel caschetto argento-blu e il toro rosso sempre in bella mostra.
Poi sì, sì, so bene che il ciclocross continui a farlo perché ti piace proprio, e che magari lo faresti anche gratis, perché il punto non è certo il denaro, però… però non sarà che aveva ragione Boonen a dirti di lasciar perdere e di concentrarti sulla strada perché, in fondo, quello che conta è vincere i Fiandre e le Roubaix, mentre – e cito testuale – «del ciclocross non frega niente a nessuno»? (la citazione precedente, invece, non era di Tommeke).
E per quanto ti possa rigenerare tornare, ogni inverno, a sguazzare nell’ambiente in cui sei nato e cresciuto, non pensi che metterti un numero sulla schiena anche novembre e a dicembre, perfino durante le vacanze di Natale, e poi ancora a gennaio per arrivare fino al Mondiale con il rischio, magari, di perderlo da pollo come ti è successo l’ultima volta (e sempre da Van der Poel che, invece, negli appuntamenti di avvicinamento avevi quasi sempre battuto, mannaggia a te!), non pensi, caro Wout, che tutto questo alla fine ti tolga più di quanto non ti dia?
Magari anche a livello inconscio, ma non credi, Wouttino mio, di arrivare, ogni anno, all’inizio della stagione su strada già mentalmente svuotato per quanto speso, in inverno, nel cross? A me nessuno lo toglie dalla testa: e magari sbaglierò – in fondo cosa ne so io, che ti seguo dal divano, di quel che ti passa davvero per la mente quando pedali! – ma continuo ad avere l’impressione che questo tuo affannarti tutto l’anno, senza staccare mai, alla lunga presenti il conto.
E che, per quanto tu ti possa divertire nelle corse fuoristrada, in realtà non sia così divertente, poi, ritrovarti a perdere l’ennesimo mondiale da quell’altro e che, ad ogni modo, sia normale, comprensibile e semplicemente umano risultare, poi, psicologicamente scarico a febbraio. Quando, invece, uno come te dovrebbe darci dentro per mettere a punto gli ultimi dettagli in vista delle classiche delle pietre. Vale a dire ciò che, davvero, rappresenta – o dovrebbe rappresentare – il clou della tua stagione.
E invece, quante volte, proprio nelle classiche, ti abbiamo visto un’unghia al di sotto dei tuoi standard di eccellenza, anche negli anni precedenti al tuo, per certi versi, orribile 2023? Quante volte hai perso l’attimo, o pasticciato nel finale? Come se a mancarti, più che le gambe, fosse la necessaria concentrazione?
Ripeto: naturalmente non ho nessun elemento concreto in mano per star qui a pontificare (d’altra parte, non ce l’ho mai, ma ogni settimana qualcosa da scrivere me la devo pur inventare!) e però, da qualche anno ormai, ho il tarlo di quello che potresti combinare tra Sanremo, Fiandre e Roubaix se solo ci arrivassi, almeno una volta, perfettamente tirato a lucido e senza trascinarti scorie dall’inverno, né fisiche né mentali. Avendo badato semplicemente ad allenarti per la strada, proprio come un altro corridore qualsiasi. E lo so, non sarebbe da te: ma per una volta, una soltanto, perché non provare e vedere l’effetto che fa?
Post scriptum: sarà solo un caso che la miglior campagna delle classiche di Van Aert, finora, sia stata quella del 2020? E cioè corsa tra agosto e settembre, ben distante dalle gare di cross che, comunque, quell’anno il nostro eroe aveva dovuto saltare perché ancora alle prese col bruttissimo infortunio patito al Tour 2019?