Van der Poel, dominio a Roubaix: se l'impossibile diventa normalità
Mathieu vince per il secondo anno di fila la Regina delle classiche. Avversari sbaragliati e distanziati di tre minuti, podio per Jasper Philipsen e Mads Pedersen al termine dell'edizione più veloce di sempre
Un'altra giornata da Fenomeno. Più passa il tempo, più Mathieu van der Poel ci obbliga ad aggiornare statistiche e tabelle dei record. Oggi ha conquistato la sua seconda Parigi-Roubaix di fila, primo a bissare da Tom Boonen 2009; e ha centrato la sua prima doppietta Fiandre-Roubaix, primo da Fabian Cancellara 2013. Il computo delle Monumento vinte raggiunge quota 6: staccato per ora Tadej Pogacar e raggiunto un club che comprende Alfred de Bruyne, Moreno Argentin, Johan Museeuw, Henri Pélissier, Alfredo Binda e Francesco Moser. E quasi non fa notizia che MVDP abbia vinto in maglia iridata (ultimo a riuscirci, Peter Sagan nel 2018).
Una volta abituatici allo stupore, una volta superata la fase della poesia, una volta preso coscienza della difficoltà delle parole a misurare il gesto sportivo, non restano che i numeri, i dati, gli elementi oggettivi, per fissare quanto di storico si dipana davanti agli occhi dell'appassionato di ciclismo degli anni '20.
Mathieu Van der Poel ha vinto la Parigi-Roubaix, un'altra volta, e non poteva esserci epilogo diverso. Già parte favorito, solitamente; quest'oggi, un po' per l'assenza di Wout van Aert, un po' per aver già mazzolato tutti sette giorni fa, un po' per il momento di bassa autostima di quelli che normalmente dovrebbero opporglisi, non c'erano proprio dubbi che avrebbe fatto una strage sportiva. E si è inventato un attacco della gittata di 60 km, come Tchmil 1994, più dei 53 km di Boonen 2012, più di tutti gli altri vincitori in solitaria della Regina. Quanto al distacco, erano più di 20 anni che non se ne registrava uno di tale entità: nel 2002 furono 3'04" tra Johan Museeuw e Steffen Wesemann.
Oggi Van der Poel ha avuto un magistrale supporto dalla squadra, la Alpecin-Deceuninck, che ha fatto esplodere il gruppo appena al terzo settore di pavé, e poi è rimasta in forze intorno al capitano fino al momento dell'attacco vincente. E nel finale gli alfieri hanno avuto modo di curare il proprio degnissimo piazzamento, Jasper Philipsen secondo per il secondo anno di fila, Gianni Vermeersch (davvero enorme oggi) sesto.
Tutto si è allineato per la giornata perfetta di Mathieu
Ma anche senza squadra, e anche se in gara ci fossero stati tutti gli avversari possibili e immaginabili, l'impressione che ci ha dato oggi il Fenomeno è che l'avrebbe vinta comunque, in qualsiasi scenario si potesse profilare. Il suo scatto decisivo, luce pura, gioia per gli occhi e lubrificante per la mente. Qualche anno fa avevamo tutte le ragioni del mondo nel prevedere sviluppi epocali per la carriera di Mathieu, e ora in quest'epocale ci siamo in pieno.
Per dirla tutta, non era stato tutto così smagliante in precedenza, in questa primavera 2024: la Sanremo devoluta a Philipsen senza neanche provarci, la Gand persa in un doloroso faccia a faccia con Pedersen, battute d'arresto inframezzate certo da una E3 molto scintillante. Il Fiandre conquistato con una gamba che cresceva ma che non era ancora al top: la sofferenza del finale di domenica scorsa l'ha dichiarata lo stesso Mathieu.
Oggi però tutto è confluito nella giornata perfetta: la condizione ha toccato l'apice, la spettacolarità della sua guida sul pavé ha segnato il raggiungimento di un nuovo standard per il ciclismo contemporaneo. Come in un videogame, al passare da un livello all'altro. Un SuperMathieuBros, in effetti il fratello che (più o meno) fa il suo stesso lavoro ce l'ha; i baffi ancora no. Ma magari se li fa crescere se tra quindici giorni vince la Liegi: impossibile? Qualcuno si azzarderebbe a usare quest'aggettivo in una stessa frase con Van der Poel?
Parigi-Roubaix 2024, la cronaca della corsa
260 km di corsa (anzi per la precisione 259.7), 29 settori di pavé (anzi per la precisione 28: l'ultimo sarà mica da prendere sul serio?) per un totale di 55.7 km sulle pietre (nuovo record), 120 edizioni alle spalle (anzi per la precisione 124, contando anche le quattro femminili, ultima quella vinta ieri da Lotte Kopecky), una chiacchieratissima chicane a caratterizzarne il presente, un grande passato davanti a sé: tutto questo è la Parigi-Roubaix.
“Un grande passato” davanti a sé significa che la corsa in questione è un vero e proprio oggetto di modernariato ciclistico, che non è in sé e in prima istanza il motivo che ce la fa amare così tanto, ma che certamente concorre al suo immane fascino. L'edizione 2024 della Regina delle classiche si è svolta in una giornata mite e serena, contrappunto alle piogge dei giorni scorsi. Un po' di fango è comunque rimasto ad attendere i corridori sul pavé.
Non partiti per varie ragioni Michael Vink (UAE Emirates), Michael Mørkøv (Astana Qazaqstan) e soprattutto Dylan van Baarle (Visma-Lease a Bike), vincitore due anni fa; ciò ha lasciato in gara solo due nomi già presenti nell'albo d'oro, John Degenkolb (DSM-Firmenich PostNL) e il favoritissimo Mathieu van der Poel (Alpecin-Deceuninck).
Dal carosello di attacchi nei primi chilometri di gara sono emersi ai -237 sette corridori: Per Strand Hagenes (Visma), Rasmus Tiller (Uno-X Mobility), Kasper Asgreen (Soudal Quick-Step), Marco Haller (BORA-Hansgrohe), Liam Slock (Lotto Dstny), Gleb Syritsa (Astana) e Kamil Malecki (Q36.5); qualcuno, tipo Dusan Rajovic (Bahrain-Victorious) e Dries de Bondt (Decathlon AG2R La Mondiale), ha mancato l'aggancio ed è rimasto per un bel po' a bagnomaria.
Il gruppo non è che abbia lasciato fare, per quindici chilometri buoni il margine degli attaccanti (tra i quali c'era un insottovalutabile Asgreen, tanto per dire) ha galleggiato sui 20"; poi ai -221 la prima e per fortuna unica maxicaduta della giornata ha rallentato l'andatura degli inseguitori. Il capitombolo è avvenuto nelle posizioni di retroguardia e ha coinvolto una ventina di corridori, tra i quali Elia Viviani (INEOS Grenadiers), ritirato, Jonathan Milan (Lidl-Trek), Alberto Bettiol (EF Education-EasyPost) e il suo compagno Jonas Rutsch (anche lui ritirato), Laurenz Rex - grattugiatissimo - e Baptiste Planckaert (Intermarché-Wanty), Sam Welsford (BORA), Tim Merlier (Soudal), Nils Politt (UAE Emirates), Erik Nordsæter Resell (Uno-X), Sandy Dujardin (TotalEnergies), Brent van Moer (Lotto Dstny), Jelle Vermoote (Bingoal WB), Clément Davy (Groupama-FDJ).
A 178 km dalla fine, tanta tenacia è stata premiata e Rajovic e De Bondt sono riusciti ad agganciare il drappello dei battistrada. Il gruppo pagava in quel momento un minuto e mezzo circa, e si guardava bene dal lasciare spago a un'azione - quella di Asgreen e soci - dalle troppo inesplorate potenzialità.
La Alpecin distrugge il gruppo già sui primi settori di pavé
I primi due settori di pavé, a partire dai -160 all'arrivo, non hanno provocato dissesti, al di là dei fisiologici stiracchiamenti del gruppo; ma il terzo tratto, settore 27 (da Quiévy a Saint-Python, -154) ha visto il gruppo frantumarsi in cento pezzetti sotto i colpi degli Alpecin, complice il forte vento presente sul percorso che ha cominciato a fungere da elemento centrale della vicenda.
Intorno a Van der Poel (che in prima persona non disdegnava qualche turno in testa) e i suoi si è isolato un drappello di una trentina di unità comprendente tutti i più forti di giornata.
La Alpecin ha continuato a martellare anche sul settore 26 (da Viesly a Briastre, -147), e come effetto di tali accelerazioni la fuga è stata rimessa nel mirino e - nonostante i tentativi di Asgreen di ridarle vigore - è stata infine annullata ai -140. Intanto Laurenz Rex - proprio non era giornata - è ricaduto, da solo ribaltandosi su un segnale di spartitraffico (per fortuna avvolto nella gommapiuma), e stavolta si è ritirato. Giungeva anche la notizia dell'abbandono di Jonathan Milan.
Altra clamorosa uscita di scena: Joshua Tarling (INEOS) ha forato, e per rientrare almeno nel secondo troncone del gruppo (che veleggiava a un minuto dal primo) si è attaccato all'ammiraglia: squalificato, lacrime di rabbia, arrivederci al 2025. Arrivederci al 2025 anche il secondo gruppo, che chilometro dopo chilometro rotolava sempre più lontano, oltre i due minuti già ai -120. Tra i tanti problemi meccanici, un cambio di bici ai -114 per Nils Politt, terzo al Fiandre di domenica scorsa.
Promossa l'attesa chicane, nella Foresta la corsa si infiamma
Con l'avvicinarsi ad Arenberg, il ritmo è tornato a farsi sensibilmente alto e il gruppettone di testa si è ulteriormente selezionato già sul settore 20 (da Haveluy a Wallers) ai -103. Ai -95 l'attesissima Foresta, con l'ancor più attesa chicane all'ingresso: nessun problema nell'affrontarla, nessuna caduta, ingresso a velocità fortemente ridotta nel settore 19. Soluzione promossa.
Mads Pedersen (Lidl) ha tirato il collo a tutti nella prima parte del drittone di Arenberg, marcato stretto da Jasper Philipsen (Alpecin) e Van der Poel, il quale ai -94 ha imposto un'accelerazione che ha provocato l'ennesima frattura: con Mathieu solo Pedersen, Philipsen e Mick van Dijke (Visma); per dirla tutta, il Campione del Mondo avrebbe pure staccato questi tre, uscendo dal settore con qualche metro di vantaggio; ma non era ancora il momento di proporre azioni solitarie kamikaze, quindi in breve il quartetto si è compattato.
Forature qua e là: Tim van Dijke (Visma) già nella Foresta, poi all'uscita John Degenkolb (DSM), quindi ai -92 Philipsen. Ai -90 un drappello di dieci uomini è rientrato sui primi: Gianni Vermeersch (Alpecin), Mick van Dijke, i Groupama-FDJ Stefan Küng e Laurence Pithie, Søren Wærenskjold (Uno-X), Politt con Tim Wellens (UAE), Tom Pidcock (INEOS), Jordi Meeus (BORA), Stefan Bissegger (EF) e Johan Jacobs (Movistar).
Il ritmo è calato un po', Pithie ha accennato un allungo, poi sul pavé di Pont Gibus ai -88 sono arrivate le forature di Pedersen e Meeus, mentre Philipsen si riaccodava; in uscita dal settore è stato Vermeersch a proporre un allungo ai -87, preso sul serio da Küng e Politt che hanno dato man forte all'azione, guadagnando rapidamente mezzo minuto sul gruppo Van der Poel, sul quale intanto si moltiplicavano i rientri da dietro.
La Lidl si è incaricata di inseguire con Edward Theuns e Mathias Vacek al servizio di Pedersen, e ciò ha permesso di tenere sotto controllo la pericolosa azione dei tre attaccanti; all'ingresso nel settore 15 (da Tilloy a Sars-et-Rosières) ai -71 Mick van Dijke è scivolato in curva, e all'uscita ai -69 Politt, Küng e Vermeersch sono stati raggiunti. Wellens ha allora provato a ispirare un contropiede, ma la Alpecin continuava a dominare: annullava, proponeva: di nuovo un'accelerazione di Vermeersch ai -64, sul settore 14 (da Beauvry-la-Forêt a Orchies).
A 60 chilometri dalla fine un bang supersonico: Mathieu!
L'azione di Gianni Vermeersch non ha sortito grandi effetti; tutt'altro discorso per quanto ha fatto Mathieu van der Poel sul settore 13, Orchies, a 60 km dalla conclusione. Nemmeno il più difficile dei tratti in pavé, ma oggi gli è toccata la fortuna di fungere da scenario ideale per la clamorosa sparata dell'iridato. Pedersen, Pithie e Meeus hanno provato a reagire, ma era come volersi mettere in scia a un bang supersonico: non era pratica fisicamente razionale.
Per un po' il gruppetto, tra Groupama e Lidl, è riuscito a tenere Mathieu a 10-15", ma molto presto ha prevalso quel misto di fatalismo, frustrazione e conseguente tendenza all'individualismo che prende i corridori impegnati a inseguire il tizio arcobaleno. Sul settore 12 (Auchy-lez-Orchies a Bersée ai -52) WonderPoel ha ampliato in maniera decisa il proprio vantaggio, portandosi a +1'; sui tre chilometri del successivo, durissimo, Mons-en-Pévèle, ha completato l'opera di rendersi irraggiungibile, uscendo dal tratto ai -45.5 con 1'40".
Politt, Pedersen, Küng, Pithie e Philipsen sono usciti dal settore con qualche secondo su tutti gli altri (Nils aveva pestato bene sulle pietre), ma ciò non ha cambiato il senso della questione. Vedepé ha volato il settore 9 (da Pont-Thibaut a Ennevelin), uscendone ai -36 con 2' sui primi inseguitori, i quali per un tratto erano stati rimessi nel mirino dal terzo gruppetto, che però poi è rimbalzato nella mestizia al momento di concretizzare il ricongiungimento.
Ai -30 Pithie è caduto scivolando all'ingresso della seconda parte del settore 8 (Templeuve-Moulin de Vertain); ai -23 Vermeersch è emerso dal terzo gruppo all'uscita dal settore 6 (da Bourghelles a Wannehain). Ai -19 ha raggiunto Pithie continuando a esibire una gamba super. Il settore 3, Gruson ai -15, è stato quello su cui Philipsen è scattato, facendo naufragare i sogni di podio di Küng, mentre Pedersen e Politt, seppur a fatica, sono riusciti a chiudere su Jasper.
La Parigi-Roubaix più veloce di sempre
Non abbiamo citato il Carrefour de l'Arbre: perché, con Van der Poel in questo stato di grazia, capita anche che il terzo settore 5 stelle (con Arenberg e Mons-en-Pévèle), il più vicino alla conclusione (dai -17 ai -15), risulti alla fine ininfluente.
Non è cambiato praticamente più nulla negli ultimi chilometri di gara, percorsi da Mathieu nell'ormai consueto tripudio che lo accoglie al passaggio. La vittoria è giunta in capo alla più veloce edizione di sempre, 47.8 km/h di media. Tre minuti tondi tra Van der Poel e la volata per il secondo posto, lanciata d'anticipo da Politt e vinta da Philipsen su Pedersen, al primo podio in carriera nella corsa. Jasper invece infila la seconda piazza d'onore di fila, in un anno in cui ha vinto la Sanremo entrando definitivamente in una nuova dimensione: da lui solo conferme ormai.
Küng ha difeso il quinto posto, Vermeersch ha preceduto un ammaccato e stanchissimo Pithie per il sesto, e nei 10 si è inserito per un attimo anche Tim van Dijke, ottavo ma poi declassato al 16esimo posto per essere andato nella fascia di riposo nel corso della volata del gruppetto (in un velodromo bisogna far caso a questi dettagli!). Diciassettesimo a 6'20" Pidcock all'esordio (staccato nel finale dal terzo gruppetto). In un'edizione totalmente negativa per i colori italiani, il migliore della spedizione è stato Andrea Pasqualon (Bahrain), 50esimo a 9'34"; 72esimo a 11'44" Luca Mozzato (Arkéa-B&B Hotels), secondo al Fiandre, giunto oggi insieme a Edoardo Affini (Visma).