Italia in Pista, l'Inseguimento è finito
Gioie dall'Inseguimento a squadre: le donne dominano il campionato europeo e siglano un nuovo record, gli uomini battuti in finale dalla Francia di Chavanel
È vero, non dobbiamo volare troppo alto. D'altronde si tratta della prima competizione di un certo peso dopo l'Olimpiade, una manifestazione che come sempre manda in soffitta, per qualche anno o per sempre, diversi campioni che hanno dominato l'ultimo quadriennio. Nell'inseguimento, in particolare, i britannici che hanno sempre vinto (tranne, guardacaso, nel 2012 quando non hanno presentato la propria squadra) hanno lasciato fare ad altre nazionali, "accontentandosi" del bronzo per entrambi i sessi. Ma è innegabile che la crescita di azzurri e azzurre, già emersa durante le prove olimpiche, sta giungendo a compimento e a Saint Quentin en Yvelines possiamo dire, finalmente, di essere tornati competitivi a livello mondiale nell'inseguimento, dopo almeno 20 anni di anonimato.
Azzurre d'oro, futuro assicurato con la Balsamo
Erroneamente, l'interesse negli ultimi mesi è stato più sul quartetto maschile che su quello femminile. Forse per via della presenza di Ganna (del quale parleremo più avanti) attorno a un nucleo di ottimi corridori, o meglio, perchè tra le donne mancava un treno, una campionessa di riferimento. Ebbene, quel riferimento potrebbe essere, anzi sarà, Elisa Balsamo, laureatasi una settimana fa campionessa mondiale tra le juniores con una volata senza appello per le rivali, ora campionessa europea assieme a Tatiana Guderzo (16 anni di differenza tra le due!), Silvia Valsecchi, Francesca Pattaro e Simona Frapporti. Quattro atlete che, assieme a Beatrice Bartelloni, formavano un gruppo ben rodato, e che difatti hanno dominato la semifinale contro la Bielorussia, col miglior tempo (4'25"749"). Ma con la Balsamo, già impegnata ieri sostituendo la Pattaro nelle qualificazioni, si suona tutta un'altra musica, arrivando ad abbassare il record italiano conseguito a Rio di più di 6 decimi, con 4'22"314: non c'è gara con la Polonia, nella foggia di Daria Pikulik, Justyna Kaczkowska, Katarzyna Pawlowska, Lucia Pietrzak e Nikol Plosaj, le quali hanno provato a resistere nel primo chilometro e mezzo, per poi schiantare e chiudere a 4'27"945. Per loro, specialmente per la decana Pawlowska, si tratta del terzo argento nella competizione europea.
Un risultato finale che è comunque in linea con quanto visto negli ultimi tempi, con Italia e Polonia che sono state le migliori formazioni europee alle Olimpiadi, dopo la Gran Bretagna s'intende. Di par loro, gli albionici si sono presentati con una squadra totalmente rinnovata e giovanissima, composta da sole atlete di 20-21 anni: Emily Kay, Danielle Kahn, Manon Lloyd ed Emily Nelson hanno preso il bronzo battendo le atlete di casa. Intendiamoci, non sono le titolari che sono capaci di scendere molto facilmente sotto i 4'20": le nostre dovranno mangiare parecchio parquet per avvicinarle.
Uomini battuti dalla Francia, Ganna non incide
Si mastica amaro tra gli uomini, battuti dalla giovane Francia dopo delle qualificazioni ottimali pur senza Filippo Ganna. Villa evidentemente sperava che l'ossolano potesse risultare l'ago della bilancia nella finale, schierandolo contro le previsioni iniziali che lo volevano impegnato solo nella sfida individuale. Ma non è un Ganna in grande spolvero, quello che sostituisce Liam Bertazzo, o comunque non è la migliore formazione quella a correre la finale: col campione del mondo Michele Scartezzini, Simone Consonni e Francesco Lamon fanno più di un secondo peggio rispetto alla semifinale, dove chiudevano in 3'57"564, battendo i coriacei danesi (orfani però di Hansen). Così l'oro è andato invece alla Francia, che ha potuto schierare i giovanissimi Thomas Denis, Corentin Ermenault, Bemjamin Thomas (non in finale) e Florian Maitre, affiancati al jolly Sylvain Chavanel, da un paio d'anni campione nazionale nell'inseguimento, il quale a 37 anni può fregiarsi anche di un titolo europeo su pista a nobilitare ancor di più la sua splendida carriera. Tempo finale, 3'57"594, decisamente meglio del 3'58"871 degli azzurri in crescita solo nel finale, as usual.
Ancor più clamorosa in questa occasione la "gentile concessione" della Gran Bretagna, fuori dalla finale grazie a una qualificazione non eccelsa, solo al sesto posto. La sostituzione di Steven Burke ( nonostante fosse l'unico membro del quartetto olimpico ) con Oliver Wood ha giovato, portando Kian Emadi Coffin, Mark Stewart ed il '97 Matthew Bostock al bronzo surclassando gli olandesi, doppiati all'arrivo.
Le altre gare: Barbieri a un passo dal podio nella Scratch
Altri 4 podi sono stati assegnati nella seconda giornata di questi Europei: non solo nell'insegumento abbiamo visto i nostri competitivi. Nella Scratch femminile, grandi emozioni fino all'ultimo per Rachele Barbieri, andata vicinissima al podio contro le grandi della pista dimostrando grande maturità e sagacia tattica per una 19enne. La vittoria è andata alla lituana Ausrine Trebaite, bravissima a beffare tutte le rivali con un attacco ad otto giri dalla conclusione. Le altre, nonostante un'iniziale resistenza di Kirsten Wild, hanno desistito e si sono concentrate sulla volata per l'argento, con la britannica Elianor Barker che ha battuto l'olandese, alla seconda medaglia in due giorni. Quarta, per solo mezza bicicletta, la modenese che quest'estate a Montichiari s'era laureata campionessa di specialità tra le under 23.
Team sprint: russe imbattibili, sorpresa Polonia tra gli uomini
Si consumava anche il secondo atto della Velocità con la prova a squadre, sulle quali è soffiato il vento dell'est.
Nessuna sorpresa nella gara femminile, dove Anastasia Voinova e Daria Shmeleva piegavano la resistenza delle tenaci spagnole Tania Calvo Barbero ed Helena Casas Roige, battute non di molto: 69 centesimi. Tiratissima invece la sfida per il bronzo, dove l'esperta Simona Krupeckaite e la giovane Migle Marozaite hanno sconfitto le olandesi Shanne Braspenninckx e Kyra Lamberink di appena 4 centesimi. Tra le vittime delle russe, anche le nostre Miriam Vece e Gloria Manzoni, ottave in qualifica e poi prevedibilmente battute di 2": tutta esperienza.
Non è andata neanche alle sfide dirette la famiglia Ceci (Francesco, Luca e Davide), penultimi davanti solo ai bulgari all'undicesimo posto: la Velocità a squadre maschile ha visto a sorpresa la vittoria della Polonia di Maciej Bielecki, Kamil Kuczynski e Mateusz Rudik, sui più quotati britannici Jack Carlin, Ryan Owens e Joseph Truman. Nella finalina Robert Forstermann ha trascinato al bronzo la Germania Eric Engler e Jan May, battendo i francesi Lafargue, Sireau e Vigier.
Chiusura per l'Eliminator maschile, purtroppo senza nomi di grido alla partenza. Finisce subito la gara dell'azzurro Davide Plebani, eliminato alla seconda manche. Finale tragicomico quando restano in 3, col ceco Jiri Hochmann che sbaglia i conti e pensa di essere eliminato, confuso dal mollare anzitempo del francese Kneisky: occasione d'oro buttata al vento per lui, e lasciata a Loïc Perizzolo (Svizzera) e Christos Volikakis (Grecia), che dopo un attimo di confusione si studiano e lanciano la volata, vinta facilmente dal seigiornista svizzero, al titolo più prestigioso della sua carriera.