Roglic padrone indisKuss della Vuelta
Vuelta a España, continua il dominio Jumbo-Visma: all'Acebo vince Sepp Kuss in fuga, Primoz allunga in classifica con Valverde
Alla fine della seconda settimana di Vuelta a España possiamo esprimere un bilancio abbastanza tranchant: non pare esserci in gioco una forza sufficiente a invertire la rotta che, dribblati agevolmente i marosi e condotta la nave con piglio sicuro, è sempre indirizzata dai muscoli del capitano Primoz Roglic. Un capitano coraggioso e forte e pure fortunato, perché dispone di un equipaggio fedele e centratissimo, che lo copre quando è necessario e che ha al suo interno pure alcune eccellenze capaci di colpire in proprio.
Una di queste è rappresentata da Sepp Kuss: 25 anni tra pochi giorni, originario di Durango (paesotto nel cuore del Colorado e patria soprattutto di celebri biker), fin qui aveva come highlight di carriera il Tour of the Utah 2018, che vinse insieme a tre tappe, ma nel World Tour non aveva ancora lasciato il segno. Presente già al Giro d'Italia, non ci ha fatto granché perché aveva una condizione approssimativa (fu inserito nel roster all'ultimo momento per sostituire l'infortunato Robert Gesink); qui alla Vuelta è in una versione di sé di tutt'altro luccicore, e dopo aver molto lavorato per Roglic nelle precedenti tappe di montagna, oggi ha preso il largo da solo, inserendosi nella fuga e mettendo tutti all'angolo sulla salita finale.
Ma la festa della Jumbo-Visma non si esaurisce col pur prezioso successo di tappa, perché mentre Kuss andava a prendersi il traguardo di giornata, più indietro c'era Primoz Roglic che rispondeva a un allungo di Alejandro Valverde, e restava col murciano fino alla fine della salita, tenendo invariate le distanze rispetto all'iridato (secondo della generale) ma allungando su tutti gli altri. A ogni tappa un pezzetto di obiettivo viene messo in cassaforte, a ogni tappa si avvicina il momento in cui lo sloveno conquisterà il primo GT in carriera. Al netto - ovviamente - di intoppi vari, questo è il disclaimer che siamo obbligati a mettere sempre per non rischiare di essere definiti "gufi" da qualcuno, qualora dovesse mai verificarsi davvero il temuto intoppo.
Fin qui Roglic è pienamente in controllo della situazione, e sempre nelle condizioni di poter lui colpire, anziché essere messo in mezzo dagli avversari. I quali peraltro accettano abbastanza supinamente lo schema di gioco proposto dalla Jumbo, riservandosi di provare a colpire nei finali di tappa, favorendo in ciò la reazione della maglia rossa. Vediamo se domani qualcuno azzarderà una mossa almeno sulla penultima salita della 16esima tappa, giusto per sparigliare un po' le carte; perché se si aspetterà la lunga ma abbastanza regolare (e non durissima) Cubilla finale, ancora una volta si saranno fatti gli interessi di Primoz.
Si parte forte, poi un lungo assestamento
Senza Luka Mezgec (Mitchelton-Scott), rottosi una gamba nella caduta di ieri (auguri di pronta guarigione!), e Patrick Bevin (CCC) che esce di scena per finalizzare la preparazione al Mondiale, la 15esima tappa della Vuelta a España 2019, Tineo-Santuario del Acebo (154.4 km), è partita subito con andature importanti. La fuga non ha tardato a mettersi in moto, a dire il vero, ma il gruppo è rimasto sempre vicino e fino a tutto il primo passaggio sull'Acebo e la successiva discesa la situazione è rimasta fluida, con successivi rientri nel drappello dei battistrada.
Mettiamo ordine: il primo a partire è stato Vasili Kiryienka (Ineos) dopo 10 km; gli si sono accodati Mark Padun (Bahrain-Merida), Sander Armée (Lotto Soudal), Casper Pedersen (Sunweb) e Jesús Ezquerra (Burgos-BH); poi però si è subito arrivati sull'Acebo, per il primo dei due transiti previsti (il secondo sarebbe stato quello dell'arrivo), e lì Pedersen ed Ezquerra hanno perso contatto; in compenso dal plotone, messo a ferro e fuoco dalla Movistar, sono arrivati rinforzi: Marc Soler (appunto della Movistar), Ruben Guerreiro (Katusha-Alpecin) e Tao Geoghegan Hart (Ineos), mentre si era accodato pure George Bennett (Jumbo-Visma), ma poi ha preferito non forzare e si è lasciato risucchiare dal non lontano gruppo maglia rossa; in vista del Gpm (km 29) anche Kiryienka ha avuto un passaggio a vuoto, ma poi si è rifatto sotto in discesa; e lungo la picchiata sono rientrati pure Ion Izagirre (Astana), Sepp Kuss (Jumbo), Óscar Rodríguez e Sergio Samitier (entrambi della Euskadi-Murias).
Infine nel fondovalle prima del Puerto del Connio, di forza si son rifatti sotto Quentin Jauregui (AG2R La Mondiale), Lawson Craddock (EF Education First), Tsgabu Grmay (Mitchelton), Daniel Navarro (Katusha) e José Herrada (Cofidis, Solutions Crédits), e da ultimi Pawel Poljanski (Bora-Hansgrohe) e Ben O'Connor (Dimension Data). A 100 km dal traguardo si è così completato il drappello di 17 uomini che hanno avuto via libera in questa fase, e che hanno subito portato a 3' il margine sul gruppo. Il Gpm del Puerto del Connio (-81) l'ha vinto Samitier (il primo Acebo era stato conquistato da Soler), e sulla successiva discesa i battistrada hanno preso qualche rischio in più degli inseguitori, col vantaggio aumentato fino a raggiungere i 3'50" a 60 km dalla fine, ai piedi del Puerto del Pozo de las Mujeres Muertas. La Jumbo, tirata principalmente da Tony Martin, non lasciava del tutto campo libero, a ogni buon conto.
Il gruppo maglia rossa lascia il pallino ai fuggitivi
La salita dal nome macabro, il "Colle del pozzo delle donne morte", essendo particolarmente dura prometteva un arricchimento dello scenario di gara. Il gruppo si è riavvicinato a 3' ai -50, e a quel punto Sergio Samitier ha rotto gli equilibri ed è scattato, imitato poco dopo da Daniel Navarro e Ben O'Connor, mentre Kiryienka tirava gli altri fuggitivi. Se si aspettavano sommovimenti nel gruppo maglia rossa, invece, si era destinati a restare delusi: ancora situazione controllata dagli Jumbo, e nessuno ha azzardato manovre, forse anche perché dalla vetta alla salita successiva sarebbero mancati 32 km.
Col plotone che avanzava a ritmo (pure troppo) controllato, i battistrada hanno ripreso respiro, nell'infinito elastico tra chi era davanti e chi dietro. Nel momento in cui, ai -45 (a 4 dalla vetta), Navarro e O'Connor hanno raggiunto Samitier, il gruppo era distante 4'20"; lo sforzo positivo era tutto dei tre contrattaccanti, dato che gli altri in fuga restavano con 3' di margine sul gruppo.
Al Gpm (-41) Samitier, Navarro e O'Connor, transitati nell'ordine, misuravano 1'35" sui primi inseguitori e 5'20" sul gruppo maglia rossa, al cui interno si trovavano ancora diversi velocisti: costoro si erano pure staccati a inizio tappa, nel corso del forcing Movistar sull'Acebo, ma poi la regolarità del passo nella fase centrale aveva permesso parecchi rientri.
Nella lunga fase interlocutoria tra il Pozo (ecc.) e l'attacco dell'ultimo Acebo, i tre al comando hanno subìto il ritorno degli altri fuggitivi, ma Samitier non ha aspettato che si consumasse il ricongiungimento e ai -17 è ripartito da solo. Su di lui si è riportato ancora Kiryienka, ai -11.5, ma il bielorusso era destinato a farsi staccare di nuovo non appena la strada si fosse rimessa all'insù: evento puntualmente avvenuto ai -8, dopo soli 200 metri di Acebo. Salita che il gruppo maglia rossa ha preso a 4'30" dal primo.
Valverde unico ad attaccare tra i big, Roglic risponde alla grande
Samitier si è fatto un chilometro e mezzo di Acebo solo al comando, ma poi si è dovuto arrendere al revanscismo di quelli più in palla di lui. Primo tra tutti Sepp Kuss, che a poco meno di 7 km dall'arrivo è partito dal drappello, ha preso lo spagnolo e l'ha piantato sul posto, mettendo subito in cascina 20". Alle spalle dell'americano altri movimenti, dapprima con Soler e Navarro, destinati però a essere rimpiazzati da Guerreiro, emerso prepotentemente ai -5; non abbastanza prepotentemente da riavvicinare Kuss, però: il corridore della Jumbo anzi aumentava il proprio margine. Ai 3.5 Geoghegan Hart si è aggiunto a Guerreiro, vecchi compagni giovanili in Axeon, ma evidentemente con qualche dentino avvelenato, perché non si può dire che siano andati troppo d'accordo in quel finale, e dopo la tappa hanno anzi apertamente litigato (incavolato nero TGH). Poco importava a Kuss di queste schermaglie, mentre gli altri due discutevano lui era in un'oasi di felicità e leggerezza, dopo aver coperto i due chilometri finali su una nuvola di entusiasmo, dando il cinque ai tifosi dietro alle transenne e godendosi in pieno questa bella e meritata vittoria. Bravo lui, e torniamo agli uomini di classifica.
L'Alto de Acebo è stato preso di petto dall'Astana, ma ancora una volta non è stato Miguel Ángel López a muoversi. L'ha fatto invece Alejandro Valverde, a 7 km dalla vetta. Alle spalle del capitano Movistar un solo avversario: Primoz Roglic. Il leader della classifica ha preso subito la ruota del Campione del Mondo, l'ha tenuta per un chilometro prima di concedere dei cambi al rivale: una volta che tra i due e gli altri contendenti c'era un margine di sicurezza, e non erano prevedibili contrattacchi di sorta da dietro, lo sloveno si è tranquillizzato (non che fosse troppo nervoso già prima, va detto) e ha contribuito all'azione che ha permesso al duo di avvantaggiarsi e blindare per il momento le prime due posizioni della generale.
Lungo la scalata Valverde e Roglic hanno trovato Soler, che aveva rallentato dalla fuga per dare un paio di trenate a beneficio di Don Alejandro; invece il gruppetto alle loro spalle vedeva una preponderanza Astana, con le tirate di Jakob Fuglsang prima, di Ion Izagirre (fermato dalla fuga) più avanti. Ma in ogni caso López, al di là di un piccolo forcing ai -6, ha proceduto sostanzialmente al piccolo trotto in compagnia di Tadej Pogacar (UAE Emirates), Rafal Majka (Bora) e Nairo Quintana (Movistar). Questo, fino ai -5, perché a quel punto Nairo si è staccato, finendo in un gruppetto più indietro insieme a Wilco Kelderman (Sunweb), Sergio Higuita (EF), il sempre più sorprendente Nicolas Edet (Cofidis) e un boccheggiante Carl Fredrik Hagen (Lotto).
Nel finale poi Pogacar ha dato luogo a un paio di affondo, ma non ha fatto la differenza come in altre occasioni; giusto Majka ha perso metri (e quindi secondi) nell'ultimo chilometro. Resta comunque apertissima la lotta per la maglia bianca di miglior giovane, con Tadej che precede MAL di appena 17".
Vittoria numero uno per Sepp Kuss nel World Tour. Giù Quintana
Possiamo a questo punto riepilogare piazzamenti e spostamenti vari. All'arrivo Sepp Kuss ha vinto con 39" su Guerreiro e 40" su Geoghegan Hart, 53" su Óscar Rodríguez, 1'49" su Padun, 2'05" su O'Connor, 2'11" su Craddock; a 2'14", ottavo e nono, ecco Roglic e Valverde; top ten chiusa da Armée a 2'48". A 2'55" hanno concluso López e Pogacar, a 3'13" è arrivato Majka, a 3'50" Quintana, in un gruppetto comprendente anche Kelderman nonché Hermann Pernsteiner (Bahrain) e Higuita. Edet ha finito la tappa in 20esima posizione a 4'04" da Kuss, ancora più indietro Hagen (4'25"), saltato Dylan Teuns (Bahrain), che era ancora decimo della generale e oggi paga 7'30". Primo italiano al traguardo, Dario Cataldo (Astana), 61esimo a 16'39".
La nuova classifica assomiglia alla vecchia: Primoz Roglic la guida con 2'25" su Valverde, 3'42" su Pogacar, 3'59" su López, 5'09" su Quintana, 7'14" su Majka, 9'08" su Edet, 9'15" su Kelderman che scavalca Hagen, ora nono a 9'44", mentre entra in top ten (nell'ultima posizione disponibile) Pernsteiner, distante 11'39" dalla maglia rossa. Gianluca Brambilla è sempre il primo degli italiani in questa Vuelta avara per i nostri colori: 35esimo a 1h06'13" il corridore della Trek-Segafredo.
Domani non si riposa, come siamo abituati a pensare per i lunedì di GT, ma ci sarà un'altra frazione impegnativa da affrontare: la 16esima della Vuelta a España 2019, da Pravia all'Alto de La Cubilla, 144 km con Puerto de San Lorenzo e Alto de la Cobertoria prima della lunga ascesa che porta all'arrivo: son 18 km al 6%, e a seconda di come verrà interpretata la tappa potrebbero essere scenario sufficiente a creare qualche sconquasso, oppure contesto di un'ennesima indisturbata passerella per Roglic e i suoi Jumbo. Speriamo la prima, temiamo la seconda.