Roglic senza limiti, si scopre anche velocista
UAE Tour, tanta attesa poca resa a Jebel Jais: nella volata in salita lo sloveno batte Dumoulin e ipoteca la generale
Inedito arrivo a Jebel Jais. Caduta in avvio, Bevin va ko
Inevitabile, la tappa più attesa nella prima edizione dell'UAE Tour è questa, la sesta, quella con l'inedita salita di Jebel Jais. Da tempo gli organizzatori locali proponevano a RCS Sport di affrontare tale insidia, situata nel sud del paese; l'occasione giusta è data dalla fusione fra le due precedenti corse e l'allungamento a una settimana di corsa della prova. L'ascesa è di massimo interesse: 20.6 i km di lunghezza con pendenza media del 5.4% per un dislivello superiore ai 1100 metri. Il tratto più duro è posto nell'ultimo km, con pendenza del 7%.
Il via da Ajman a mezzogiorno ora locale è complicato per una ragione inconsueta a queste latitudini. La pioggia, caduta nelle ore precedenti alla gara che ha lasciato come regalo alcune pozzanghere sulla carreggiata. E poche centinaia di metri dopo la partenza, si registra una grossa caduta nella pancia del gruppo: coinvolti, fra quanti finiti al suo e rallentati, quasi una quarantina di elementi. Fra di loro Alejandro Valverde, rimasto comunque in piedi. Sorte diversa, invece, per Patrick Bevin: il neozelandese del CCC Team è stato costretto al ritiro, seconda assenza di giornata dopo la non partenza di Kenny Elissonde (Team Sky).
Hansen parte e si ritrova solo, in sette fra cui Viviani lo raggiungono
Pochi istanti prima dell'incidente, Adam Hansen si era avvantaggiato, non trovando risposta da alcuno; dopo la caduta, l'australiano della Lotto Soudal continua la sua azione mentre dietro si assiste il rallentamento per consentire il rientro degli attardati. E così lo stacanovista dei grandi giri viaggia tutto solo con 2'15" al km 20. Ma poco prima del traguardo volante di Umm Al Quwain (km 27), vinto ovviamente da Hansen, si forma un drappello di contrattaccanti decisamente interessante che si lancia al suo inseguimento.
Sorprendentemente senza Gazprom o Novo Nordisk, i sette sono nomi di peso: per la Bahrain Merida si muovono Marcel Sieberg e Jan Tratnik, per la Deceuninck-Quick Step Michael Mørkøv e Elia Viviani, per la Michelton-Scott Michael Albasini, per la Trek-Segafredo Will Clarke e per il CCC Team Joey Rosskopf. Il gruppo dà via libera e questo "settebello" si riporta su Hansen attorno al km 30, dando così il là alla fuga di giornata.
Viviani alla caccia di punti prima di rialzarsi. Moscon finisce a terra
Non succede nulla di rilevante per una cinquantina di km, con il Team Jumbo-Visma a controllare blandamente la situazione e gli otto di testa a darsi cambi regolari. Se così dire, il traguardo volante di Marjan Island (km 77.5) rappresenta un minimo momento di interesse, con Viviani che transita in testa conquistando gli 8 punti e balzando al secondo posto nella speciale classifica. Pochi km dopo il transito, prima il veronese poi il fidato Mørkøv si rialzano, rientrando nei ranghi del gruppo e lasciando i sei di testa al loro destino.
La flemmatica andatura del plotone non impedisce tuttavia, attorno al km 90, il verificarsi di una caduta; tutti si rialzano e tra quanti sono finiti a terra vi è anche Gianni Moscon. Pur se sanguinante e con escoriazioni su entrambi i lati del corpo, il trentino del Team Sky si riposiziona senza fatica in un gruppo che ha ulteriormente diminuito il ritmo. Se a 100 km dalla fine il margine della fuga era di 5', ai meno 80 km è salito a 6'15", toccando il suo picco in 9'10" a 50 km dal traguardo.
Lavorano Movistar e Sunweb, davanti restano in cinque
Con i Jumbo-Visma contenti di come si stia indirizzando la corsa, sono Movistar Team e Team Sunweb a prendere in mano la situazione, mettendo un uomo a testa - Jaime Castrillo per gli spagnoli, Cees Bol per i tedeschi - a dettare l'andatura dai meno 45 km in poi, tornando sotto i 7'20" di ritardo ai meno 30 km. Nel mentre, il cielo si fa sempre più terso, con il vento a spirare e ad alzare sabbia all'orizzonte.
Senza più Simon Clarke (EF Education First) e Alex Dowsett (Team Katusha Alpecin), ritiratisi, il plotone vede anche l'arrivo dell'Astana in testa. Si giunge così all'imbocco della salita con i sei battistrada a possedere ancora un interessante gruzzoletto di 5'10"; strada larghissima, quella della salita, quasi un'autostrada, ma che vede comunque il gigantesco Sieberg sfilarsi sin da subito, lasciando così i cinque colleghi a tentare l'impresa.
Salita regolare, buffetto di Porte e Nibali
Solo selezione da dietro nel gruppo, con i velocisti che si rialzano già pensando a domani. Davanti si procede regolari, dietro altrettanto pur con qualche km orario in più dopo che anche la Groupama-FDJ si affianca nel lavoro al Team Sunweb: a 15 km dalla fine il gap è sceso a 3'10". E proprio qui cede un ulteriore fuggitivo, il più stazzato fra i cinque, vale a dire Adam Hansen, che comunque si è sciroppato oltre 160 km in testa alla corsa.
A 14 km dalla fine prova a mettere il muso fuori il desaparecido della settimana, ossia Richie Porte: con l'australiano della Trek-Segafredo si muovono Vincenzo Nibali (Bahrain Merida), Sander Armée (Lotto Soudal) e Daniel Navarro (Team Katusha Alpecin), ma il loro tentativo dura meno di 10". Quasi in contemporanea, la corsa si anima anche davanti con l'attacco di Jan Tratnik: lo sloveno guadagna spazio, con Albasini che cede immediatamente mentre Clarke e Rosskopf si coalizzano per cercare di andare a riassorbirlo.
Mollema si stacca per una foratura e non rientra, Rosskopf rimane solo
A 10.6 km dal termine Tratnik si rialza venendo ripreso dai due anglosassoni, entrando assieme a loro negli ultimi 10 km con 2'20" sul gruppo ora tirato dai gregari della maglia rossa e dal metronomo Chad Haga (Team Sunweb). Il terzetto di testa si riduce ulteriormente ai meno 9 km: Clarke non ce la fa più e si sfila, rientrando comunque un km più tardi a rientrare col lungo rapporto a riportarsi sotto. Nel frattempo in coda al gruppo, foratura per Bauke Mollema, con il neerlandese costretto ad arrestarsi per sostituire la ruota e incapace di riportarsi sotto nel prosieguo. Il capitano della Trek, una volta resosi conto dell'impossibilità di rientrare, alza bandiera bianca, arrivando al traguardo con quasi 11' di distacco.
Una estemporanea mossa di Tony Gallopin (AG2R La Mondiale) ha il merito di incrementare il ritmo del plotone, comunque forte ancora di oltre quaranta unità. Davanti Clarke rinuncia definitivamente ai meno 7.2 km, ma non è il solo; di colpo energia finita anche per Tratnik e dai meno 6.4 km Rosskopf si ritrova fuggitivo solitario, entrando negli ultimi 6 km con 1' di vantaggio. Sul ritmo di Rubén Fernández (Movistar Team) non ce la fanno più, fra gli altri, Louis Meintjes, Pavel Sivakov, Roman Kreuziger e anche Richie Porte.
De Plus tira a tutta, ci si prepara per la volata
La velocità, ora dettata da Laurens De Plus, fa cedere a 4 km dalla conclusione anche Ilnur Zakarin, Ildar Arslanov, Daniel Navarro e poi ancora Alessandro De Marchi e Gianni Moscon; chi cerca in tutti i modi a resistere è Rosskopf, che però ai meno 3 km conserva solamente 20". Lo statunitense viene ripreso a 2200 metri dalla fine, poco prima che inizi il tratto più complicato, prima del quale si staccano anche Brent Bookwalter e Tony Gallopin.
All'ultimo km si entra sempre con De Plus a fare il ritmo di un gruppo di circa venticinque elementi, quasi tutti con la faccia assai tirata. A 700 metri dalla fine l'ulteriore accelerata del belga fa cedere anche Vincenzo Nibali, Gorka Izagirre, Víctor De la Parte e Michal Kwiatkowski, fra gli altri.
Roglic precede Dumoulin e ha in mano la generale
Si giunge così ad una stranissima volata al 7% fra uomini non abituati a tale tipo di epilogo: lancia lungo la volata Daniel Martin, ma è distanza folle anche per uno sprint in piano. Sceglie, invece, il tempo giusto Tom Dumoulin, in cui probabilmente riaffiora il ricordo di essere stato anche apripista di Kittel; il nativo di Maastricht parte forte e pare vincente, senonché, alle sue spalle e con un rapporto più dolce, Primoz Roglic si incunea in un pertugio e riesce a sopravanzarlo, andando a conquistare un gran bel successo che ripaga la sua Team Jumbo-Visma di una settimana di lavoro.
Seguono in top ten, tutti col tempo del vincitore, Tom Dumoulin (Team Sunweb), David Gaudu (Groupama-FDJ), Daniel Martin (UAE Team Emirates), Alejandro Valverde (Movistar Team), Wilco Kelderman (Team Sunweb), Maximilian Schachmann (Bora Hansgrohe), Emanuel Buchmann (Bora Hansgrohe) e Alberto Rui Costa (UAE Team Emirates), mentre James Knox (Deceuninck-Quick Step) è decimo a 5".
Tra gli italiani, Damiano Caruso dodicesimo a 12", Diego Ulissi diciannovesimo a 27" davanti a Davide Formolo e Vincenzo Nibali, Davide Villella ventottesimo a 58" e Alessandro De Marchi trentesimo a 1'33".
In classifica Roglic aumenta ancora il margine grazie l'abbuono e ipoteca la generale. Valverde è secondo a 31", Gaudu terzo a 44", Buchmann quarto a 56", Kelderman quinto a 1'04", Dumoulin sesto a 1'08", Martin settimo a 1'11", Knox ottavo a 1'29", De Plus nono a 1'45" e Kwiatkowski decimo a 1'49". Domani la chiusura della settimana emiratina con la passerella a Dubai di 145 km, con i velocisti a giocarsi l'ultimo successo sotto agli occhi della famiglia regnante.