All’Appennino Ben Hermans tien su la vecchia Guardia
Il belga della Israel, 35 anni, stacca Moscon e baby Ayuso sull'inedita e difficile salita che quest'anno sostituiva la storica Bocchetta, e a Genova vince in solitaria. Sul podio Conti e Battaglin che regolano il gruppetto dei battuti
dal nostro inviato
Con Ineos e UAE calate a Genova forti di alcuni dei tanti pezzi pregiati delle rispettive corazzate, alla fine l'82° Giro dell'Appennino se lo prende Ben Hermans, 35enne della Israel Start-up Nation, capace di fare la differenza nel tratto più duro della Madonna della Guardia, la salita inedita che quest'anno sostituiva la Bocchetta causa lavori in corso, e di trionfare avendo tutto il tempo di alzare la bici al cielo sul traguardo di via XX Settembre, alla moda del ciclocross. Ultimi ad arrendersi al belga sono stati, appunto, un Ineos, Gianni Moscon, e uno UAE, quel Juan Ayuso alla prima corsa con la maglia degli Emirati dopo avere dominato il Giro Under 23 lui che, di anni, ne ha appena 18. Sul podio con Hermans, però, ci salgono Valerio Conti (UAE Emirates) ed Enrico Battaglin (Bardiani-CSF-Faizanè), primo e secondo nella volata del gruppetto giunto a mezzo minuto che, nel finale, è andato a riprendere uno per uno tutti gli altri protagonisti della scalata alla Guardia fra i quali, oltre alla coppia Moscon-Ayuso, vanno citati per lo meno anche Diego Ulissi (UAE) e Giovanni Carboni (Bardiani-CSF-Faizanè).
Hermans, dunque, è il più classico degli outsider, ma sulla Guardia è apparso nettamente il più forte e d'altra parte, in carriera aveva già vinto gare a tappe infarcite di salite come due Giri d'Austria consecutivi (2018-2019) ed il Tour of Utah. Prima ancora, si era imposto alla Freccia del Brabante e al Tour of Oman, corse che, pur non essendo World Tour, hanno una partecipazione di livello paragonabile. Non sorprende, quindi, che alla fine sia stato proprio Hermans a riportare l'Appennino in Belgio, a trent'anni esatti dalla vittoria di Dirk De Wolf. E pazienza se i nomi più attesi erano altri, come gli stessi Moscon e soprattutto Ayuso che si è comunque dimostrato assolutamente all'altezza delle (enormi) aspettative: che dire, infatti, di un 18enne capace di confermarsi al livello dei migliori in salita anche tra i big, dopo avere fatto il bello e il cattivo tempo al Giro dei giovani? Chi, invece, è mancato, è stato proprio colui che aveva vinto il Giro Baby lo scorso anno, Tom Pidcock, 70º a 12', ma il 21enne inglese ha più di un'attenuante: proprio oggi, infatti, tornava a mettersi un numero sulla schiena a due mesi dalla caduta che lo aveva messo ko alla vigilia della Liegi, e il suo obiettivo saranno i giochi di Tokyo del mese prossimo, dove gareggerà nella mountain bike.
La cronaca. Dopo un primo tentativo di Luca Wackermann (Eolo-Kometa), Paolo Simion (Giotti Victoria-Savini), Luca Regalli (Iseo-Rime-Carnovali-Sias), Fabio Di Guglielmo (MgKVis-Vpm) e Matis Louvel (Arkea-Samsic) presto riassorbito e un secondo, non più fortunato, da parte di Nicolò Parisini (Beltrami Tsa Tre Colli), Daniel Smarzaro (D'Amico-Um Tools), Arturo Gravalos (Eolo-Kometa), Francesco Di Felice (MgKVis-Vpm) e Laurent Pichon (Arkea-Samsic), ad azzeccare la mossa buona è stato un drappello composto da Diego Sevilla (Eolo Kometa), Niccolò Salvietti e Raffaele Radice (MgKVis-Vpm), Thibaut Guernalec (Arkea-Samsic), Mattia Guasco (Team Qhubeka), Andrea Di Renzo (Vini Zabù) e, soprattutto, Paolo Totò (Amore & Vita-Prodir), promotore dell'azione dopo aver vinto il traguardo volante di Pasturana. Protagonista della fuga si è poi rivelato lo spagnolo Sevilla, primo sui due iniziali gpm di Fraconalto e Crocefieschi.
I sette, però, non hanno mai avuto più di un paio di minuti e sono stati ripresi prima ancora dell'inizio della terza salita, quella più pedalabile, alla volta di Crocetta d'Orero. Qui ci ha provato una vecchia conoscenza del gruppo, Stefano Pirazzi, recentemente tornato alle gare dopo aver scontato quattro anni di squalifica, ma il laziale della Amore & Vita ha avuto gloria breve: il gruppo, messo in fila dagli Ineos, lo ha presto ripreso, per poi lasciare il comando delle operazioni alla Israel Start-up Nation, con tre di loro – Alexis Renard, Sebastian Berwick e Tom Van Asbroeck nell'ordine – a passare per primi al gpm. Israel davanti anche nella lunga discesa che ha riportato il gruppo in Valpolcevera e al transito per il traguardo volante posizionato proprio a Pontedecimo, dove una volta la corsa arrivava e dove e il primo a passare sotto lo striscione è stata sempre la locomotiva Renard.
Sulle prime rampe della Guardia è la UAE a portarsi in testa e scremare il gruppo, ormai ridotto a poco più di una ventina di unità, e ad avvantaggiarsi non appena il gioco si fa duro sono Gianni Moscon (Ineos Grenadiers), Giovanni Carboni (Bardiani-CSF-Faizanè), Ben Hermans (Israel Startu-up Nation) e l'attesissimo Juan Ayuso (UAE Team Emirates). Su di loro, approfittando di un rallentamento, si riportano Nikolay Cherkasov (Gazprom-Rusvelo) e ben tre UAE: Diego Ulissi, Jan Polanc e Valerio Conti, mentre manca l'aggancio colui che avrebbe potuto aiutare Moscon, l'ecuadoriano Jhonatan Narvaez. Su otto battistrada, quattro sono della squadra dell'Emirato, ma lo scenario – in questo momento favorevolissimo a Ulissi – è in continuo divenire e, sulle rampe più dure, mollano la presa dapprima Cherkasov, quindi Carboni e, in rapida successione, Conti e lo stesso Diego, con Polanc. Davanti rimangono in tre ed è proprio quella vecchia volpe di Hermans a mettersi in moto, con un paio di accelerazioni che stroncano le ultime resistenze degli avversari: il capitano della Israel si prende il gpm della Guardia e scollina con 24" di vantaggio su Moscon e Ayuso, 38" su Ulissi, Polanc e Conti e 50" su Carboni.
Altrettanto decisiva, rispetto alla salita, si rivela la discesa verso Bolzaneto, molto tecnica: Moscon e Ayuso non recuperano, e viene respinto anche il tentativo di rimonta del gruppetto Ulissi su cui, oltre a Carboni, si riporta anche l'arrembante Simone Velasco (Gazprom-Rusvelo). In fondo alla picchiata Hermans conserva una ventina di secondi su Moscon e Ayuso e ha ormai quasi raddoppiato il vantaggio su Ulissi & co: 1'10”, che per questi ultimi significa fine dei giochi. Tant'è che, negli ultimi chilometri, saranno diversi i corridori capaci di rientrare dalle retrovie: tra questi anche l'inossidabile Davide Rebellin (Work Service Marchiol Vega) – uno che, dall'alto dei suoi quasi 50 anni, non a caso sabato prossimo sarà protagonista di un convegno sui benefici dello sport in età avanzata, proprio qui vicino, a Villa Serra di Comago, e sempre nell'ambito degli eventi collegati al Giro dell'Appennino –, Marco Tizza (Amore & Vita-Prodir), Alessandro Fedeli (Nazionale italiana), Matteo Trentin (UAE Emirates), Enrico Battaglin con Andrea Garosio (Bardiani-CSF-Faizanè) e Luca Chirico con Eduardo Sepùlveda (Androni Giocattoli-Sidermec).
La cronaca degli ultimi 10 km è presto detta: Hermans prosegue regolare, Ayuso e Moscon si fanno sempre più distanti e finiscono col venire ripresi, praticamente alla flamme rouge, da un gruppo inseguitore a sua volta rimpolpatosi nel finale, senza mai dare l'impressione di poter riaprire la partita se non, appunto, per il secondo posto: piazzamento che alla fine arride a Valerio Conti, di stretta misura su Battaglin e Velasco. A seguire il quinto posto di Polanc, il sesto di Henok Mulubrhan (Team Qhubeka), il settimo di Ulissi, l'ottavo di Chirico, il nono di Alejandro Ropero (Eolo-Kometa) e il decimo di Sepúlveda.