Aru, Bardet, Urán, Martin: parte la caccia a Froome
Tour de France, il punto del secondo giorno di riposo. Tutto da decidere per la maglia gialla; è testa a testa per verde e bianca. Barguil in fuga tra gli scalatori
Ormai ci siamo. La fatidica terza settimana è alle porte ed il destino del Tour de France è ancora tutto da tracciare. Mancano ancora 875.5 km prima di scoprire come verrà scritta la storia dell’edizione numero 104 della corsa a tappe più importante del mondo. Sono ancora tre le giornate chiave per la classifica generale: la frazione di Serre Chevalier con il Galibier nel percorso, la successiva tappa con l’arrivo in quota sull'Izoard ed infine la cronometro di Marsiglia del penultimo giorno. Questa la situazione alla vigilia del rush finale.
Apertissima la lotta per la maglia gialla
Il simbolo del primato, dopo un paio di giornate di intermezzo, è ancora sulle spalle di Christopher Froome. Nelle tre edizioni in cui ha trionfato il corridore del Team Sky è sempre giunto al secondo giorno di riposo con la maglia gialla sulle spalle; a differenza degli anni passati, però, non ha ancora scavato un solco sugli avversari. Nel 2013 il margine su Mollema era di 4'14"; nel 2015 guidava con 3'10" su Quintana; nel 2016 anticipava Mollema di 1'47". Fin qui il keniano bianco ha maturato il suo margine grazie alla crono d'apertura di Düsseldorf; dalla sua, oltre ad una formazione di alto livello (con Landa ancora in lizza per il bottino pieno), la prova contro il tempo di Marsiglia e l'esperienza.
Domattina da Le Puy en Velay i primi sei corridori sono racchiusi in un fazzoletto di solo 1’17", situazione già vissuta a maggio al Giro d’Italia. Di questa incertezza a giovarne è lo spettacolo. Che finora, a vario titolo, hanno messo in scena i vari protagonisti. Fra di loro, spiccano da questo punto di vista Fabio Aru e Romain Bardet. L'italiano ed il francese sono rispettivamente secondo a 18" e terzo a 23" da Froome ed hanno già conquistato un successo di tappa a a testa, diversamente dal britannico, addirittura ancora a secco in tutto il 2017. I due coscritti della classe '90 dovranno per forza di cose provare ad attaccare sulle Alpi.
Se il transalpino può contare su un’ottima squadra da utilizzare come arma tattica, il sardo è praticamente sempre rimasto solo quando la strada iniziava a salire. I ritiri di Dario Cataldo e Jakob Fuglsang pesano oltremodo, e nella lotta ad alta quota la sua solitudine sarà pericolosa. Bardet è spinto da tutti i connazionali, che aspettano di salire sul gradino più alto del podio parigino dal 1985. Aru ha in cuor suo il desiderio di onorare nel migliore dei modi la memoria dell'amico Michele Scarponi. Per loro, comunque, non sarà affatto semplice ribaltare la situazione in caso di mancate difficoltà del leader.
A lottare per il traguardo più ambito ci sono anche Rigoberto Urán e Daniel Martin, due che alla partenza renana non venivano indicati come minacce per il traguardo più ambito. Ottimo il loro rendimento finora, con il colombiano della Cannondale-Drapac vincitore a Chambéry proprio nella giornata in cui l'irlandese della Quick Step Floors è stato suo malgrado coinvolto nella caduta con Richie Porte. Al posto dei ben più attesi Quintana e Contador, sono loro gli incomodi per il successo parigino. Magari non vinceranno il Tour, ma potranno svolgere il ruolo di ago della bilancia.
Maglia verde, Matthews tenta il recupero su Kittel
La Grande Boucle è una vetrina importante non solo per gli scalatori ma anche per i velocisti. Il verdetto delle prime due settimane è uno solo: il più forte sprinter del pianeta è, attualmente, Marcel Kittel. Il corridore della Quick-Step Floors si è imposto in tutte e cinque le volate a cui ha preso parte. Numeri alla mano, un terzo di tappe fin qui disputate, le ha vinte lui, con ovvia delusione di Greipel, Bouhanni, Groenewegen e il resto della compagnia, tutti inermi di fronte alla straordinaria potenza del biondissimo.
Il bel Marcello, come lo chiama Davide Bramati, guida la classifica a punti, obiettivo non certo primario alla vigilia, data la presenza dell'ingombrante Peter Sagan. Una volta che lo slovacco e Arnaud Démare hanno abbandonato la carovana, ecco che il sogno ha preso piede. L’unico che sta provando a contrastarlo è Michael Matthews. L'australiano del Team Sunweb insegue a 79 lunghezze, gap cospicuo quando mancano cinque tappe in linea. Ma mai dare nulla per scontato, soprattutto in una corsa ricca di insidie come il Tour de France, in cui Bling non lesina di andare personalmente all'attacco per raggranellare i preziosi punti dei traguardi volanti. Non vedere Marcel Kittel in verde a Parigi, comunque, sembra qualcosa di poco probabile, a meno di un cedimento fisico sulle montagne.
Maglia a pois, ormai seconda pelle per Barguil
Se il discorso maglia gialla è ancora lungi dall'essere definito, quello per la maglia a pois sembra quantomeno indirizzato. Warren Barguil guida quest’ultima classifica con 78 punti di vantaggio sul secondo, lo sloveno Primoz Roglic. Mancano ancora i due tapponi alpini e in palio ci sono potenzialmente ancora 116 punti, ma pensare ad qualcuno capace di strappargli il primato è veramente difficile. Al francese del Team Sunweb basterebbe portare la bici sugli Champs Élysées, tanto è il suo margine; ma, conoscendolo, non rimarrà di certo nella pancia del gruppo sulle pendenze delle prossime giornate.
Per la maglia bianca è sfida a due
Erano i favoriti della vigilia, e puntualmente stanno rispondendo alle attese. Simon Yates guida la classifica del miglior giovane, puntando a ripetere quanto realizzato un anno fa dal gemello Adam. Il britannico della Orica-Scott è sempre rimasto attento, non disdegnando di provarci domenica sul Massiccio Centrale. Il settimo posto nella generale a soli 2'02" da Froome testimonia il suo ottimo rendimento.
Una posizione e 3'07" dietro a lui staziona Louis Meintjes; il sudafricano della UAE Team Emirates è un regolarista. Difficilmente lo si vede all'attacco, ma altrettanto raramente perde le ruote del drappello dei big. Per lui non sarà semplice recuperare, dato che a cronometro non vanta un rendimento migliore del collega. Deve sperare in un passo falso dell'ex pistard, per regalare al continente un momento storico.