Donne Élite

Van Vleuten e il Tour, un incontro di numeri uno

31.07.2022 21:36

Annemiek chiude in bellezza la Grande Boucle vincendo a La Planche des Belles Filles e trionfando in classifica. Demi Vollering seconda, Silvia Persico sul podio di giornata e quinta della generale con Elisa Longo Borghini sesta


Annemiek Van Vleuten, o di quando l'ammirazione sconfina nella deferenza, per alcuni addirittura nella soggezione. Poi nella vita privata sarà una tranquillona, ma appena la vedi in bici ti tremano quasi le gambe, la sua sontuosa attitudine le conferisce un tono regale, sai che lei può tutto, una semidea, e in effetti a chi è caratterizzato da tratti divineggianti non è facile, automatico accostarsi. Sai sempre che tu sei su un piano, loro (lei nel nostro caso) su un altro. Chissà che si prova a essere un'avversaria di Annemiek Van Vleuten, chissà se l'effetto sindrome-di-Stendahl è il medesimo di chi guarda da casa: a naso diremmo proprio di sì...

Che vuoi dire a un'atleta del genere, o su un'atleta del genere? Dice "quest'anno quasi quasi vinco Giro, Tour e Vuelta", l'ha deciso solo quest'anno perché fino al 2021 Tour e Vuelta non c'erano. L'impresa che farà dire di lei quel che di nessun altro ciclista si può dire è a due terzi della sua realizzazione. L'ultima parte del progetto non sarà certo la più facile, alla Vuelta (o meglio: Ceratizit Challenge by La Vuelta) non ci saranno grandi salite e in più è prevista una cronosquadre che certo non favorirà la 39enne della Movistar. Ma c'è qualcuno che abbia il minimo dubbio che Annemiek possa trovare il modo di piegare la realtà alle proprie ragioni?

Campionessa di forza superiore, di tenacia fuori dal comune, di resistenza alla fatica ineguagliata (tra maschi e femmine, eh!), tre Giri d'Italia, due Mondiali a crono e uno in linea, un'Olimpiade a crono, una miriade di classiche (due Fiandre, due Liegi, due Strade Bianche, eccetera, eccetera, eccetera) e di gare a tappe, una presenza carismatica nel gruppo che lei frequenta dal 2008, 15 anni che per il ciclismo femminile corrispondono - questi, 15 anni; gli ultimi - alla scoperta del fuoco, o all'invenzione della scrittura, o a Copernico, mettetela come volete, insomma il ciclismo femminile del 2008 era un altro sport, carbonaro, marginale, discriminato, sottovalutato e per alcuni aspetti pure degradato.

La magnifica metamorfosi che nel giro di due-tre lustri ci ha portati ad avere il Tour, questo Tour che abbiamo visto in questi giorni e che rappresenta un ulteriore punto di svolta per il movimento, è andata in parallelo con le carriere di alcune supercampionesse. Marianne Vos è una, e l'abbiamo pure ammirata in questa settimana francese. Annemiek è l'altra. (La terza capofila, pure lei olandese, s'è ritirata l'anno scorso ed è Anna Van der Breggen). Questo per dire che, iconograficamente, Annemiek Van Vleuten in maglia gialla oggi è una sintesi che più perfetta non si poteva: di un percorso straordinario, quello suo, inscritto in un altro percorso straordinario, quello del ciclismo femminile.

Tanti Paesi Bassi, in questo Tour del ritorno. Van Vleuten l'abbiamo appena incensata, Vos l'abbiamo citata e va aggiunto che fino all'altro giorno in giallo c'era lei, con l'aggiunta di due vittorie di tappa e della classifica a punti agevolmente conquistata. La seconda della generale, ovvero la più valida avversaria di Annemiek nonché maglia a pois di migliore scalatrice, pure è olandese: Demi Vollering. Che a 25 anni si candida come possibile erede universale dei possedimenti di AVV nelle gare a tappe e nelle classiche altimetricamente più dure (non a caso nel 2021 ha conquistato la Liegi). E la più forte velocista, due volate vinte su due (poi s'è ritirata per una caduta), Lorena Wiebes, da dove viene? Indovinato. E la maglia bianca, Shirin Van Anrooij, niente niente sarà olandese pure lei?

Le ultime tre che abbiamo citato fanno parte della nuova ondata di ciclismo oranje e ci fanno pensare che il futuro prossimo continuerà ad assomigliare al passato: Paesi Bassi, Paesi Bassi ovunque. Ma sul fronte opposto c'è un'Italia che pedala. Che ti piazza due atlete al quinto e al sesto posto della generale, e anche qui giovanilismo e veteranesimo vanno a braccetto, Silvia Persico ed Elisa Longo Borghini; che non vince tappe ma ottiene tanti piazzamenti, che ha una "profondità di rosa" invidiabile, che ha pure lei tanti volti nuovi a garantire un futuro di soddisfazioni. O quantomeno di competitività in uno scenario in cui anno per anno cresce la concorrenza.

Del Tour de France femminile, di quello che rappresenta e rappresenterà nel panorama ciclistico tutto, parleremo in seguito e a parte, perché questa settimana appena passata (di più: questo ultimo mese) ha fissato dei capisaldi che sarà bene analizzare a fondo. E lo faremo, così come ora passeremo senz'altri indugi alla cronaca della giornata.

Ottava e ultima tappa del Tour de France Femmes 2022, la Lure-La Super Planche des Belles Filles di 123.3 km è partita senza Ashleigh Moolman-Pasio (SD Worx), abbattuta da un'infezione, e Anna Henderson (Jumbo-Visma), anch'essa DNS, e con la consueta sequela di tentativi d'attacco. È bastata la battaglia per andare in fuga a far staccare diverse atlete (con un buon ritmo di corsa: 39.6 km/h la prima ora). Maria Giulia Confalonieri (Ceratizit-WNT) ha vinto il traguardo volante di Faucogney-et-la-Mer ai -76, poi è bastato un attacco di Rachel Neylan (Cofidis) sulla prima salita di giornata, la Côte d'Esmouilières ai -71, per spezzare il gruppo: subito staccata tra le altre la maglia verde Marianne Vos (Jumbo). Neylan è stata bruciata allo sprint per il Gpm da Demi Vollering (SD Worx), intenzionata a rafforzare la propria maglia a pois.

Dopo la salitella è arrivato un attacco serio e strutturato: prime a muoversi, Leah Thomas (Trek-Segafredo) ai -69, seguita da Pauliena Rooijakkers (Canyon//SRAM Racing) e poi da altre otto: Mavi García (UAE ADQ), Paula Patiño (Movistar), Grace Brown (FDJ-Suez), Riejanne Markus (Jumbo), Liane Lippert (DSM), Elise Chabbey (Canyon), Yara Kastelijn (Plantur-Pura) e Coralie Demay (St Michel-Auber93). Nona e decima della generale (García e Chabbey) presenti nell'azione, il gruppetto di 10 ha preso un po' di margine, sollecitando i contrattacchi di altre atlete che avrebbero voluto rientrare nella fuga. Tra tutte, in quattro sarebbero riuscite a raggiungere le prime ai -51: Ane Santesteban (BikeExchange-Jayco), Jeanne Korevaar (Liv Racing Xstra), Antri Christoforou (Human Powered Health) e Victoire Berteau (Cofidis). Christine Majerus (SD Worx) e Mie Ottestad (Uno-X) hanno invece mancato l'aggancio.

Intanto varie disavventure occorrevano alla maglia gialla Annemiek Van Vleuten (Movistar) lungo la discesa verso Le Thillot: prima un guaio meccanico ai -57, a cui la leader del Tour ha ovviato facendosi dare la bici dalla compagna Arlenis Sierra e riprendendo da sola la coda del gruppo; ma al contempo, la SD Worx stava imponendo un ritmo sostenuto lì davanti, e il plotone stesso si è frazionato, con Van Vleuten rimasta invischiata nelle retrovie. Aude Biannic e Sheyla Gutiérrez hanno aiutato in questo frangente Annemiek che si è però trovata a pagare addirittura una quarantina di secondi rispetto alle rivali (Vollering in testa). Ai -50 pure la Trek (con Elisa Balsamo) è andata a dar man forte alla SD Worx, e tutto questo avveniva già prima che si approcciasse il Ballon d'Alsace ai -47: qui la fuga, che poco prima aveva ancora 1'50" di vantaggio (il limite massimo toccato), è arrivata con appena 1' di margine.

Il grande ritmo del gruppo è proseguito con la Valcar-Travel & Service a tirare la prima parte di salita, ma le rampe iniziali del ballon d'Alsace hanno visto Van Vleuten chiudere di forza, tutta sola, il mezzo minuto di gap che ancora le restava, con un'azione di spettacolare rabbia ed efficacia. Annemiek ci ha messo poco a riguadagnare le prime posizioni del gruppo, come a dire "tutto qui quello che sapete fare?". Fatto ciò, ai -46 la maglia gialla ha ricambiato bici, riprendendosi la propria, riperdendo terreno, riguadagnandolo, rimettendosi in prima fila.

La fuga, lungi dall'autodeterminazione, era in balia degli scrolloni del gruppo: arrivata ad avere solo 30", quando Van Vleuten è rientrata dietro il ritmo è calato per cui le battistrada hanno ripreso colorito, tornando a tratti a un vantaggio di 1'20". L'"a tratti" è determinato da un paio di scatti di Vollering che hanno temporaneamente riavvicinato il gruppo (tirato per gran parte della salita da Vittoria Guazzini della FDJ). Degna di nota l'azione di Krista Doebel-Hickok (EF Education-TIBCO), partita da dietro ai -45 e riuscita a riportarsi sulle battistrada. Degno di nota pure il terzo cambio di bici per Annemiek: la sua non era evidentemente ben assestata, per cui la fuoriclasse di Vleuten se n'è fatta ridare un'altra dall'ammiraglia ai -44.

Tra le fuggitive intanto avveniva in maniera naturale anche una certa selezione. Al Gpm dei -39 erano in testa in 10: García (transitata per prima), Thomas, Patiño, Brown, Markus, Lippert, Chabbey, Rooijakkers, Kastelijn e appunto Doebel-Hickcok; a 35" sono scollinate Santesteban e Christoforou; a 1'15" il gruppo maglia gialla. In discesa Vollering ha continuato a forzare ma dopo la picchiata era prevista una lunga fase interlocutoria, una ventina di chilometri di fondovalle in cui il gruppo a un certo punto si è totalmente rilassato, lasciando di nuovo la fuga a 2' di vantaggio.

È stato questo il momento in cui prima Neylan ai -25, poi Demay (di nuovo), Guazzini, Mischa Bredewold (Parkhotel) e Nina Buijsman (Human Powered Health) sono uscite in contropiede; le cinque si sono poi riunificate, mentre Thomas, fermata dalla fuga, si faceva riassorbire dal gruppo per mettersi al servizio di Elisa Longo Borghini. Il lavoro della statunitense è stato utile perché le inseguitrici si sono rapidamente riavvicinate alle prime, tanto che davanti hanno capito che l'aria si faceva malsana e hanno tentato di inventarsi qualcosa: Mavi ha provato una sortita ai -13.5, le altre hanno via via risposto ma ormai il destino per loro era segnato.

Il gruppo maglia gialla ha ripreso le intercalate ai -10 e ha imboccato la salita di La Planche des Belles Filles ai -7 con appena 20" di distacco dalle battistrada. Tra le quali Rooijakkers ha tentato un anticipo, seguita e successivamente superata da García; ma le cose grosse accadevano dietro: il gruppo delle migliori si è subito ridotto all'osso e a 6 km dalla vetta è partito l'attacco che tutti a quel punto si aspettavano: Van Vleuten è partita secca, subito ha trovato Patiño che rinculava dalla fuga e che le ha fatto una trenatina, e poi ha preso definitivamente il volo. Con due pedalate ha preso e superato Rooijakkers e poi García ai 5.5, dopodiché s'è fatta sempre più piccola alla vista di chi la inseguiva.

E la prima tra queste era Vollering, la più reattiva a rispondere ma non in grado di avvicinare la scatenata Annemiek. Alle spalle di Demi il gruppetto di (in ordine di classifica) Katarzyna Niewiadoma (Canyon), Juliette Labous (DSM), Cecilie Uttrup Ludwig (FDJ), Silvia Persico (Valcar), Elisa Longo Borghini e Veronica Ewers (EF). Erano soprattutto Labous e Niewiadoma a fare il ritmo qui dietro, e a 3.5 km dalla vetta Ludwig è andata in affanno e ha perso contatto.

A 2 km dalla vetta, su un punto particolarmente tosto, il forcing di Niewiadoma ha trovato la risposta sicura di Labous, meno presenti invece Persico, Longo e Ewers; all'ultimo chilometro però le cinque si sono ricompattate, un attimo prima del muro finale in sterrato. Sempre Niewiadoma e Labous a tirarsi il collo, Persico un passo indietro, Longo e Ewers di nuovo distanziate. Ai 150 metri Labous ha infine mollato, Kasia sentiva in tasca il terzo posto ma Silvia è riemersa prepotente, l'ha affiancata e superata ai 100 metri ed è andata a festeggiare il podio di giornata che corona un Tour de protagonista.

Prima della bergamasca, Annemiek aveva chiuso in un tripudio assestando 30" tondi a Vollering, pure lei transitata al traguardo esultante e orgogliosa dei risultati ottenuti (tra tutti la maglia a pois a cui ha dimostrato in questi giorni di tenere molto). 1'43" è stato il ritardo di Persico, alle cui spalle sono giunte Niewiadoma a 1'52", Labous a 1'56", Longo Borghini a 2'01", Ewers a 2'13", Ludwig a 2'50", García a 2'59" e Lippert a 3'01". Fuori dalle 10 Doebel-Hickok a 3'16", Évita Muzic (FDJ) a 3'31", Rooijakkers e Chabbey a 4'10", Kastelijn a 4'26", Markus a 4'41", Demay a 4'45, Urska ZIgart (BikeExchange) a 4'50", Erica Magnaldi (UAE) a 5'54" e Tamara Balabolina (Roland Cogeas Edelweiss Squad) a 6'07".

La generale va agli annali così: Van Vleuten prima. Seguono Vollering a 3'48", Niewiadoma a 6'35", Labous a 7'28", Persico a 8', Longo Borghini a 8'26", Ludwig a 8'59", Muzic a 13'54", Ewers a 15'05" e García a 15'15"; le seconde dieci sono Chabbey a 16'44", Markus a 18'27", Kastelijn a 19'53", Shirin Van Anrooij (Trek) a 25'50", Balabolina a 28'51", Lippert a 29'49", Ottestad a 29'50", Magnaldi a 30'15", Alena Amialiusik (Canyon) a 30'51" e Brown a 31'01".

La classifica a punti è appannaggio di Marianne Vos, 272 punti per lei contro i 174 di Lotte Kopecky (SD Worx) e i 127 di Maria Giulia Confalonieri (Ceratizit); la maglia a pois, come detto, se la porta a casa Vollering (42 punti a Demi, 38 a Van Vleuten, 15 a Niewiadoma); Van Anrooij ha salvato la maglia bianca con 5'41" su Bredewold e 16'43" su Julia Borgström (AG Insurance-NXTG); fra i team vince la Canyon con 14'19" sulla FDJ e 24'34" sulla Trek. 109 cicliste delle 144 partite da Parigi hanno portato a termine l'edizione della rinascita del Tour de France. Brave tutte, e grazie per lo spettacolo.
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Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!