Ce ne hai messo di tempo, Bryan!
Coquard vince la prima corsa World Tour in carriera battendo a Willunga Alberto Bettiol e Hugo Page. Ventagli nel corso della tappa, Jay Vine resta leader del Tour Down Under, Simon Yates scavalca Pello Bilbao al secondo posto
Aspettare l'undicesimo anno da professionista, alle soglie dei 31 anni e dopo una vita spesa a vincere corsette in Francia e a mancare occasioni nelle gare più importanti, per vincere la prima gara nel World Tour: Bryan Coquard da oggi ha una storia in più da raccontare alla discendenza, di quella volta in cui sotto il sole dell'Australia del Sud seppe piazzare una delle volate più belle della carriera per anticipare un gruppo avvelenato da una giornata corsa a perdifiato.
Lo sprint perfetto del francese ha afflosciato quella che sarebbe potuta essere la giornata del riscatto di Alberto Bettiol dopo i fatti di Victor Harbor (la borraccia lanciata rabbiosamente contro una moto della tv): il toscano pure ha messo sulla strada uno spunto notevole, ma si è dovuto accontentare del secondo posto alle spalle di Bryan, mentre in classifica non cambia granché, giusto qualche piccolo aggiustamento dovuto agli abbuoni che però non mette in discussione la leadership di Jay Vine.
Un'altra giornata ventosa sulla costa: questo lo scenario della quarta tappa del Tour Down Under 2023, la Port Willunga-Willunga di 133.2 km. Il più frizzante in avvio è stato Jonas Rutsch (EF Education-EasyPost), che dopo due tentativi a vuoto (il primo solitario, il secondo con altri 10 tra cui Lorenzo Germani della Groupama-FDJ), al terzo è riuscito a portar via la fuga insieme al solo Daryl Impey (Israel-Premier Tech). I due sono partiti ai -107, hanno raggiunto un vantaggio massimo sfiorante i 4' a 83 km dalla conclusione e sono stati raggiunti dalla prima parte del gruppo ai -60.
“Dalla prima parte del gruppo” si legge “ventagli”, stavolta compiutisi dopo gli spari a salve dei giorni scorsi. È stata la Jayco AlUla a ispirare le grandi manovre in gruppo, consumatesi ai -77 col frazionamento che ha lasciato nel primo troncone un'ottantina di unità e nel secondo una cinquantina, compresi nomi interessanti come Rohan Dennis (Jumbo-Visma), Chris Hamilton (DSM), Luis León Sánchez (Astana Qazaqstan) e ruote veloci come Phil Bauhaus (Bahrain-Victorious) e Kaden Groves (Alpecin-Deceuninck).
Il vantaggio del primo gruppo sul secondo ammontava a oltre un minuto nel momento in cui la fuga di Rutsch e Impey è stata annullata, e nonostante l'impegno di alcuni (LL Sánchez in prima persona, la Bahrain, la Alpecin, la DSM) non ci sarebbe più stata la possibilità per i secondi di riportarsi sui primi. In particolare, il massimo sforzo di quelli dietro li ha portati a un passo dal ricongiungimento in occasione del secondo passaggio dal traguardo ai -41. Erano lì a un passo, dieci secondi e non di più, eppure non sono riusciti a chiudere il gap e quegli altri hanno riaccelerato.
Il gioco del Beep Beep e di Will Coyote è andato avanti per altri chilometri, le file dietro erano sempre più sbandate eppure si trovava sempre qualcuno disposto a rilanciare l'azione nella speranza di un ricongiungimento. Riprenderemo il discorso più avanti.
Per parlar di ventagli abbiamo intanto trascurato alcune note di cronaca spicciola di queste fasi centrali: una caduta ai -73 aveva coinvolto di nuovo Leonardo Basso (Astana), già collega di sventure del compagno Gianni Moscon ieri; con l'italiano erano finiti sull'asfalto Lucas Hamilton (Jayco) e Taj Jones (Israel). Sui due Gpm di Lower Willunga Hill, ai -82 e ai -41, Mikkel Honoré (EF) aveva raccolto 4 punti (terzo al primo passaggio alle spalle dei due fuggitivi, primo al secondo) che gli hanno permesso di scavalcare Jay Vine (UAE Emirates) in testa alla classifica a pois.
Due i traguardi volanti ad Aldinga Beach: sul primo (ai -63) Michael Matthews (Jayco) aveva conquistato un terzo posto (sempre dietro ai fuggitivi) buono per la classifica a punti, sul secondo ai -23.2 è stato l'altro Jayco Simon Yates a prendersi un secondino sprintando per terzo dietro a Hugo Page (Intermarché-Circus-Wanty) e Kamil Gradek (Bahrain); in questo modo Simon ha affiancato Pello Bilbao (Bahrain), secondo della generale a 15" da Vine.
Ai -15 di nuovo sembrava che almeno un drappello di inseguitori (comprendente Bauhaus tra gli altri) potesse riuscire a riportarsi, con un'estrema frustata, sulla coda del primo gruppo, e di nuovo le speranze degli sventagliati sono andate frustrate in quanto la Intermarché stavolta ha rilanciato l'andatura dei battistrada: è stata la mazzata definitiva sulla vicenda, e da qui in avanti l'unica cosa a cui il primo gruppo ha dovuto pensare è stata la preparazione della volata di Willunga.
La Cofidis ha preso sul serio la faccenda, muovendo con Davide Cimolai e Alexis Renard i giusti vagoni del trenino che avrebbe dovuto lanciare Bryan Coquard. Ma dall'ultima curva a sinistra ai 400 metri è stata la Trek-Segafredo a uscire davanti, con Marc Brustenga pronto a lanciare Emils Liepins che era in seconda ruota. Appena immessi sul rettilineo finale però Coquard ha capito che non c'era più tempo da perdere, ha raccolto le forze e ai 250 metri si è fiondato come una scheggia uscendo dalla ruota di Liepins e mettendo subito luce tra sé e gli altri.
Negli stessi istanti, Alberto Bettiol (EF) decideva di muoversi ma da più dietro. Mentre passava Liepins c'è stato pure un contatto spalla-spalla che ha un po' sbilanciato il campione nazionale lettone il quale ha perso un pedale e ha dovuto fare un equilibrismo da circo per non finire per terra. Il contatto era stato comunque lecito e di sicuro l'intento di Alberto non era cattivo.
Comunque Coquard era irraggiungibile e Bettiol si è fermato al secondo posto, piazzamento comunque di valore nell'ambito di una corsa in cui il toscano riesce a essere costantemente protagonista, nel bene e nel male. Al terzo posto ha chiuso Page, portando a 7 la somma dei secondi di abbuono conquistati oggi (gli tornano utili per guadagnare otto posizioni nella generale riagguantando la top ten), poi si sono piazzati Paul Penhoët (Groupama), Corbin Strong (Israel), Matthews, Dorian Godon (AG2R Citroën), Marius Mayrhofer (Bora-Hansgrohe), Kim Heiduk (INEOS Grenadiers) e, solo decimo, Caleb Ewan (UniSA-Australia); 15esimo posto per Alessandro Covi (UAE), 21esimo per Antonio Tiberi (Trek).
Jay Vine continua a guidare coi suoi bravi 15" sul secondo, che ora è Simon Yates - scavalcato Bilbao per la somma dei piazzamenti favorevole al britannico - con tutti gli altri sempre lontani: Magnus Sheffield (INEOS) quarto a 45" e poi Mauro Schmid (Soudal-Quick Step) a 46", Ethan Yater (INEOS) a 50", Sven Erik Bystrøm (Intermarché) a 54", Page a 56", Antonio Tiberi (Trek) a 58" e Ben O'Connor (AG2R) a 1'; appena fuori dai 10, a 1'01", Gorka Izagirre (Movistar), Coquard (che risale 15 posizioni) e Marc Hirschi (UAE). Mattia Cattaneo (Soudal) entra nei 20, ora è 19esimo a 1'06".
Domani si chiude con la Unley-Mount Lofty, di fatto quattro giri di circuito più la rampa iniziale dalla partenza a… Mount Lofty, per uno sviluppo complessivo di 112.5 km; la salita che caratterizza la giornata, da scalare cinque volte (la prima da un versante diverso), è molto irregolare nonché preceduta da un lungo falsopiano che passa da Stirling (più volte sede di tappa in passato); la pendenza media dell'ultimo tratto di scalata è del 5.5% (su 2.5 km di ascesa), ma al suo interno c'è un chilometro all'8% e qui qualcuno potrà senz'altro fare belle invenzioni; se uniamo ciò al fatto che non ci sarà un solo metro di pianura, possiamo immaginare il macello che ci sarà in quest'ultima tappa del Tour Down Under 2023.