Ai Mondiali è appena morta una ragazza abbandonata due ore sulla strada, senza radiolina, caduta in un tratto nel bosco senza alcuna protezione. E senza che i corridori, né il loro rappresentante Adam Hansen, abbiano avuto da dire alcunché
La discrezione riservata al tennista altoatesino dovrebbe essere la prassi anche nel nostro ambiente che, invece, vive ancora di sensi di colpa e per questo continua a mettere alla gogna i corridori
In nome della sicurezza e dello spettacolo, l’Unione Ciclistica Internazionale vorrebbe eliminare le radioline anche dalle corse World Tour: eppure sono un semplice strumento che può anche dare vita a tattiche splendide
Se anziché di lotta al doping iniziassimo a ragionare in termini di medicina sportiva, forse capiremmo che la vera disparità è quella alla base del nostro mondo, e non solo dello sport: e allora no all’Inquisizione, sì alla Rivoluzione!
La scoppola psicologica patita a Le Lioran ha fatto male, ma Tadej è ancora favorito e padrone del proprio destino: a patto di rinnegare il suo modo di correre e limitarsi a seguire Vingegaard
In un ciclismo e, più in generale, un’epoca improntati al politically correct, quanto ci mancano personaggi genuinamente malmostosi come il bresciano (giustamente) infinocchiato da Roche a Sappada ’87?
E fanno bene, perché il risultato sarebbe lo stesso: però così il divario tra Tadej e gli altri appare ancora più eclatante di quanto non sia. Glissiamo, invece, sull’ennesima tappa tagliata, limitandoci a una prece per il sindaco di Livigno
Un imprevisto sembra l'unica variabile in grado di rendere incerto questo Giro, così come nel '99 l'unico brivido per Pantani (prima di Campiglio) fu l'inconveniente ai piedi della salita al Santuario. A meno che Tadej non voglia esagerare…
Strike di gruppo, corridori assiderati o che volano giù da un ponte o contro un lampione: questo il biglietto da visita del ciclismo, alla faccia delle imprese di Pogačar e Van der Poel. E allora non stupiamoci se poi i mancano i praticanti!
Una posizione inaccettabile, vero? Eppure è quella che va per la maggiore quando si parla degli incidenti nel ciclismo: fatali o comunque gravissimi, come all'Itzulia e alla Dwars, ma considerati inevitabili ancora da troppi addetti ai lavori
Mentre l’unico problema delle classiche del nord in rosa è decidere se sia meglio farle arrivare prima o dopo gli uomini, in Italia non le organizziamo nemmeno. Però facciamo 7 inutili ore di diretta integrale della Classicissima!
Magari ci si può inventare qualcosa dalla media distanza per rendere la corsa più movimentata, ma gli ultimi 40 km devono rimanere così come sono, o la Classicissima perderebbe la sua unicità
Vatti a fidare di Monsieur Limorté: annuncia in pompa magna la Forcola di Livigno ma poi deve stravolgere la tappa regina del Giro perché gli svizzeri non autorizzano il passaggio su quella salita: ma sentirli prima, no?
Dalla guerra di Gaza (e le polemiche su Israel/Free Palestine) ai coltivatori francesi che mettono a rischio l’Étoile de Bessèges: lo sport è immerso nella politica, e ignorarlo è da ipocriti
Alternare gli appuntamenti minori su base biennale, come proposto dalla Tribuna del Sarto, non solo lascerebbe irrisolti i problemi di partecipazione alle corse, ma ne metterebbe a rischio la stessa sopravvivenza