La crisi cognitiva (non: psicologica) di Remco
Il neurologo Kristian Perrone analizza per noi quel che è successo ieri a Evenepoel: le difficoltà sugli sterrati sono causate da un difetto di propriocezione e non da un crollo nervoso o mentale
L'undicesima tappa del Giro 2021, la tappa degli sterrati, forse passerà alla storia come quella della prima crisi di Remco Evenepoel. Già nel primo dei quattro sterrati previsti si è visto il giovane corridore belga in difficoltà, salvato da un lavoro straordinario dei compagni di squadra, che sono riusciti a ricucire il distacco accumulato.
La sua scarsa esperienza nella guida fuoristrada della bici è stata evidente appena il terreno ha iniziato a dare meno certezze. Lo sterrato irrigidisce ogni muscolo del corpo, i tendini sono sempre più tesi, l'attenzione è massima e la paura di una caduta costringe ad una concentrazione assoluta. Metro dopo metro il cervello accumula fatica, il corpo comunica informazioni al cervello sempre più imprecise, e ciò costringe a faticare di più degli avversari.
Quando Remco perde le ruote del gruppo della maglia rosa, i commentatori della Rai commentano una "crisi mentale" del giovane belga, ma in realtà è una "crisi cognitiva". Remco si scompone sempre di più, è nervoso, si strappa l'auricolare ed anche la tattica della sua squadra è incomprensibile, João Almeida un po' sta con lui, un po' lo lascia al suo destino.
La chiave per capire la crisi cognitiva di Remco sta nella propriocezione. La propriocezione è la capacità di percepire e riconoscere il proprio corpo nello spazio, lo stato di contrazione dei propri muscoli, se e quanto è teso o rilassato ogni tendine ed ogni articolazione, tutto senza il supporto della vista. Un flusso continuo di informazioni che viaggia dalla periferia del corpo al cervello attraverso i nervi ed il midollo spinale. Informazioni per lo più inconsce, ma che in determinate situazioni richiedono attenzione, ad esempio per rimanere in equilibrio su una trave o su uno sterrato se si è poco pratici. Sono informazioni fondamentali senza le quali ognuno di noi farebbe fatica a camminare e stare in piedi.
Nello sport è molto importante la propriocezione, è allenata con molta attenzione, perché tutto l'esercizio sportivo ne guadagna. Più è allenata la propriocezione, meno faticoso risulterà il gesto atletico, fino a rendere naturale anche quello più complesso.
Il sistema propriocettivo di Remco sullo sterrato è costretto ad un lavoro extra. Ogni informazione che arriva dai muscoli o dai tendini deve essere vagliata con attenzione, poco o nulla è spontaneo o inconscio. Questa attenzione costa al cervello una fatica maggiore, così ogni comando che dalla corteccia cerebrale giunge alle fibre muscolari deve essere amplificato, i muscoli perdono di efficienza e coordinazione, aumenta il tono muscolare, si irrigidiscono i tendini. Tutti questi cambiamenti a loro volta generano nuove percezioni propriocettive, che sovraccaricano di ulteriori informazioni il cervello. Un circolo vizioso che metro dopo metro fa perdere terreno al corridore nei settori di sterrato successivi.
Nel caso specifico di Evenepoel, la grave caduta ed infortunio patito al giro di Lombardia non può che aver peggiorato la situazione.
Perciò non è tanto una questione mentale o psicologica, ma di efficienza cognitiva nella gestione non naturale della guida in bicicletta. Il nervosismo, evidente nel gesto dello strappo dell'auricolare, è stato l'ancora di salvezza di Evenepoel. L'adrenalina ha aumentato l'efficienza, ha consentito di non naufragare in classifica e addirittura di recuperare su molti avversari nel finale. Tutto questo però ha un prezzo, il serbatoio dal quale attingere in emergenza non è infinito ed in genere fa pagare il conto prima o poi in una lunga gara a tappe. Probabilmente Remco Evenepoel è un fuoriclasse anche in questo e possiederà un serbatoio di energie mentali maggiori dei suoi avversari, ma questa esperienza deve spingere il corridore belga a perfezionare le sue capacità propriocettive. L'età è dalla sua parte e sicuramente nelle patria del ciclocross, il Belgio, avrà il modo affinare la sua tecnica di guida.
Nel caso invece avesse avuto una crisi mentale, probabilmente sarebbe naufragato in classifica generale ed il distacco si sarebbe contato in decine di minuti.
Una crisi mentale si distingue nettamente da una crisi cognitiva, benché si possano influenzare ed autoalimentare tra loro. Una crisi motivazionale, di sconforto, coinvolge processi coscienti, elaborati, strutturati su una base di un vissuto. Questi richiedono tempi mentali, che sono più articolati.
L'esperienza cognitiva è istantanea, direi quasi analogica, un vero e proprio circuito elettrico, a cui poi si può aggiungere una reazione mentale. Nel caso di Evenepoel nella tappa di Montalcino, la reazione mentale è stata positiva, per nulla critica. Saranno le prossime tappe a dirci quanto è profondo il serbatoio nervoso del giovane belga e se dovesse giungere una crisi, allora avrà sicuramente pesato la fatica dello sterrato senese.
Kristian Perrone
(Neurologo presso la Città della Salute e della Scienza - Molinette di Torino)