Gira una volta - Monesi
Collocata ad un’altezza di 1376 metri sul livello del mare, Monesi costituisce l’unica frazione del piccolo comune ligure di Triora, facente parte della provincia d’Imperia. Questa località, che sorge alle pendici del Monte Saccarello (che con i suoi 2201 rappresenta la vetta più alta della Liguria) e a breve distanza dalle sorgenti del fiume Tanaro, in un’area vicina al confine sia con la Francia che con il Piemonte, sorse in un'epoca recente: negli anni Cinquanta del Novecento fu infatti creata proprio lì una stazione sciistica che per un paio di decenni godette di molta fortuna, in virtù di servizi particolarmente efficienti per il periodo, cinque impianti di risalita e una seggiovia tra le più lunghe d’Europa.
Il declino iniziò inesorabile a partire dagli anni Ottanta, anche a causa di precipitazioni nevose sempre più ridotte. Nonostante questo, al giorno d’oggi resta comunque una valida località di villeggiatura anche in periodo estivo. Pur essendo parte del comune di Triora, dista da esso parecchi chilometri, cosicché nelle sue immediate vicinanze vi è l’altro piccolo comune di Mendatica, che costituisce l’accesso più agevole a Monesi. A rendere celebre Triora, che visse una fase storica importante nel periodo del Monachesimo, furono alcuni processi intentati nei confronti di diverse donne del paese sul finire del XVI secolo: a causa di una serie di calamità naturali ed eventi nefasti, si diffuse la convinzione che all'origine vi fossero comportamenti riconducibili alla stregoneria da parte delle suddette donne. Gli esiti furono tragici, in quanto i processi si conclusero con varie condanne al rogo.
Una veduta di Monesi © Wikimedia[/caption]
Il 19 maggio 1966 la Imperia-Monesi costituiva la seconda fatica della quarantanovesima edizione del Giro d'Italia, scattata il giorno precedente da Montecarlo e l’arrivo a Diano Marina, in cui ad imporsi (vestendo così la prima maglia rosa) fu Vito Taccone. Si trattava di una frazione atipica per la sua brevità (appena 60 chilometri) ma assai impegnativa, dal momento che circa metà tappa presentava un tracciato in salita: dapprima infatti vi era da superare il Colle di Nava, con pendenze regolari attorno al 7% e punte in doppia cifra; quindi la strada si faceva un po’ più agevole ma comunque sempre in costante ascesa verso i quasi 1400 metri di Monesi. Un’occasione subito importante per i grandi favoriti di quell'edizione e d’immediata possibilità di riscatto per Jacques Anquetil, già attardato di un paio di minuti a causa di due forature rimediate nella frazione inaugurale. Non appena le pendenze del Colle di Nava si fecero più aspre però, ecco che l’esile spagnolo Julio Jiménez, uno dei più forti scalatori di quegli anni, attaccò in maniera decisa, mettendo in difficoltà, tra gli altri, proprio il suo capitano (alla Ford France) Anquetil.
L’azione di Jiménez, convinta e leggiadra, si rivelò irresistibile per qualunque altro corridore e così l’atleta iberico (soprannominato l’orologiaio per via della professione intrapresa in gioventù quando non era ancora ciclista a tempo pieno) giunse al traguardo in perfetta solitudine, conquistando anche la maglia rosa. Alle sue spalle, gli inseguitori procedettero per lo più compatti e proprio in prossimità dell’arrivo si registrò lo scatto del giovane Gianni Motta, che andò a prendersi la piazza d’onore a 1'23". Il terzo posto, a 1'25" fu appannaggio di Felice Gimondi, che superò nello sprint ristretto lo svizzero Rolf Maurer, Jacques Anquetil e Marcello Mugnaini. Più indietro giunsero invece il vincitore uscente del Giro Vittorio Adorni (a 1'32"), Franco Balmamion (a 1'36"), Franco Bitossi (a 1'39") e Italo Zilioli (a 1'44").
Jiménez riuscì a conservare la maglia rosa per ben dieci giorni, prima di naufragare nella cronometro di Parma conquistata da Adorni. Le Alpi diedero invece l’impulso decisivo a Motta che, forte dei successi di Levico Terme e Moena, riuscì a contenere agevolmente i disperati assalti di Jiménez, Zilioli e degli altri contendenti e si aggiudicò così la vittoria del Giro all'età di 23 anni. Per il promettente atleta milanese fu l’unica affermazione in carriera nella corsa rosa.