Tour de France 2018, percorso da leccarsi i baffi
Presentata la prossima Grande Boucle. Alpi e Pirenei, cronometro, strappetti e pavé: finalmente un tracciato da applausi
Bello, molto bello, bellissimo. Tali aggettivi, riferiti a corse a tappe, sono spesso rivolti al Giro d'Italia, raramente alla Vuelta a España, quasi mai al Tour de France. Oggi, dopo la presentazione della Grande Boucle 2018, possiamo dirlo: Christian Prudhomme e i suoi si sono superati. In positivo. Raramente si è visto un Tour così ben disegnato, con tanti trabocchetti disseminati su tutto il tracciato e con una simile concentrazione di salite, per altro particolarmente arcigne.
Un tracciato che, ancor più di quello 2017, strizza l'occhio alle stelle di casa. Le quali, però, dovranno sudare prima di giungere sulle tante montagne alpine e pirenaiche. Cronometro a squadre e pavé sono i principali deterrenti nella prima settimana, in cui non sono comunque da sminuire altri possibili imprevisti. Rispetto al desolante percorso (e edizione) 2017, vi sarà solo un breve tratto in terra straniera, contro i quattro paesi attraversati quest'anno. Inoltre varia, e di molto, la lunghezza complessiva del tracciato, per un Tour mai così corto dal 2003 in poi.
Ciò che va: salite più dure e tappe decisamente varie
Quello che salta immediatamente all'occhio è la varietà nel disegno delle tappe. Dimenticato Leblanc e anche il se stesso versione 2017, Prudhomme, assieme ovviamente al suo gruppo di lavoro, ha creato un Tour equilibrato. Otto tappe per velocisti, cinque per i differenti corridori da classiche e per i fuggitivi, sei per scalatori, una cronometro a squadre e una cronometro individuale. Certo, magari una tappa per sprinter in meno non sarebbe dispiaciuta, ma non ci si può lamentare.
Anche perché il ritorno del pavé, nella versione nobile e in lunghezza sinora mai affrontata nei tempi recenti, è un bonus da utilizzare per coprire alcune pecche. Piace inoltre la volontà di allargare gli orizzonti: ci sono sì le vette storiche, ma finalmente anche in Francia si sperimentano nuove asperità come il Plateau de Glières e il Col de Portet, due salite per conformazione più vicine a quelle del Giro che a quelle della Grande Boucle. Inoltre è decisamente invitante sia il trittico alpino, con un traguardo in discesa e due in salita, che quello pirenaico, con due arrivi in discesa e uno in salita. Addio, infine, ad alcuni "mostri" visti in passato, come Pirenei messi solo in avvio di tappa o lunghe sequenze di piattoni nella prima settimana.
Ciò che non va: cronometro trascurata, da migliorare gli abbuoni agli sprint intermedi
Il Tour de France 2018 sarà il più breve dal 2003 ad oggi: 3329 i km previsti, vale a dire 187 in meno rispetto al 2017. Una tappa di media lunghezza in meno, dunque; tale mancanza viene resa possibile dalla presenza di ben due minitappe di salita. Forse per il futuro questo aspetto sarebbe auspicabile venisse tenuto a mente, ma la tendenza spinge in senso opposto. La presenza di un'unica crono individuale, seppur interessante nel percorso, porta a soli 31 km nell'esercizio: dal 1934 a oggi sarà l'edizione con meno km nella specialità, fatto salvo il caso del 2015 con 13.8 km dell'apertura neerlandese. Giusto non esagerare, ma forse l'inserimento di una seconda prova non sarebbe guastato.
Un elemento interessante è quello riguardante l'inserimento degli abbuoni ad un traguardo volante posto nel finale delle tappe. 3-2-1 i secondi di bonification per i primi tre a transitare. Scelta che punta ad aggiungere pepe e incertezza. Ma proporla solamente per le prime nove tappe appare un controsenso: vi saranno uomini di classifica intenzionati a lanciarsi nella contesa? Con grande probabilità, nessuno. Se tale accorgimento fosse stato proposto anche per le due settimane seguenti, ecco che qualche maggior interesse avrebbe potuto proporlo.
Si parte dalla Vandea, attenzione al vento. Spauracchio cronosquadre
Il via dell'edizione 105 sarà dato dalla Vandea, uno dei dipartimenti storicamente fedeli alla Grande Boucle: basti pensare che si tratta della quinta Grand Départ in meno di 30 anni (1993, 1999, 2005, 2011, 2018). Come nel 2005 si partirà dall'isola di Noirmoutier: ma se allora si assistette alla clamorosa cronometro in cui Armstrong andò a riprendere Ullrich, partito 1' prima, nel prossimo luglio si affronterà una prova in linea, con l'approdo sulla terraferma tramite il noto Passage du Gois, da cui si scattò nel 2011. 195 i km che porteranno sabato 7 luglio fino a Fontenay le Comte. Tappa per velocisti, ma con un grande punto interrogativo: per oltre 100 km i 176 corridori al via pedaleranno sul litorale atlantico, in balia delle probabili raffiche di vento, con il concreto rischio che qualche pesce grosso debba partire già con un ritardo.
Se domenica 8 la Mouilleron Saint Germain-Roche sur Yon di 185 km sarà sicuro terreno per gli sprinter, ben maggiore sarà l'impatto in classifica dell'appuntamento successivo. Dopo due anni di assenza torna al Tour la cronometro a squadre. Lunedì 9 partenza e arrivo a Cholet, in una sfida di 35 km in cui le formazioni meglio equipaggiate scaveranno solchi importanti. Sono poche le curve (verosimilmente meno di venti), motivo per cui i passisti potranno fare la differenza nei lunghissimi rettilinei delle strade dipartimentali.
Quimper e Mur de Bretagne, tappe mosse da non sottovalutare
La carovana lascia la regione Pays de la Loire per la Bretagna: martedì 10 da La Baule, dove Bontempi vinse nel 1988 una bizzarra apertura di 1 km, ci si dirige a Sarzeau, municipio retto nientemeno che da David Lappartient. Sì, proprio il neopresidente UCI. Nei 192 km poche difficoltà, e un nuovo arrivo a ranghi compatti su un rettilineo finale di ben 4 km. Mercoledì 11 una delle frazioni sulla carta più intriganti: da Lorient a Quimper 203 km di continui saliscendi sulle strade bretoni, con cinque côte contabilizzate come strappetti a cui aggiungere l'arrivo su un breve muretto. Più che al Tour, pare di aver di fronte una sfida sulle Ardenne.
Altra sfida per corridori da classiche sarà quella di giovedì 11, che da Brest porta a Mur de Bretagne. Al termine dei 181 km si arriverà in cima alla salitella che vide vincere nel 2015 Vuillermoz; la si affronterà, diversamente dal passato, per ben due volte, dando quindi la possibilità a qualche coraggioso di provare ad anticipare. Venerdì 13 spazio alla Fougères-Chartres, la più lunga tappa della corsa con i suoi 231 km; così come la Dreux-Amiens di sabato 14, che misura 181 km, a sfidarsi saranno i velocisti.
Domenica sul pavé: quasi 22 km sulle strade della Roubaix promettono spettacolo
Diversamente dal solito, dunque, il giorno della festa nazionale non viene celebrato con un appuntamento per scalatori. Ma gli organizzatori hanno pensato bene di farsi perdonare il giorno seguente. Domenica 15, a chiudere la prima settimana di gara, ecco la frazione forse più attesa dell'edizione 105. E non avrà neppure una salita. Come accaduto nel 2014 e nel 2015 il pavé sarà grande protagonista del Tour de France.
Da Arras si parte in direzione nord, per raggiungere, dopo ventidue anni di assenza, nientemeno che Roubaix. 154 i km in programma, con ben 15 settori di pietre. Gli ultimi 12 dei quali facenti parte dell'Inferno del Nord. Ok, mancano Arenberg, Carrefour de l'Arbre e Gruson, ma ci sono comunque Auchy les Orchies, Mons-en-Pévèle (seppur ridotto a 900 metri), Sars et Rosiers e Camphin-en-Pévèle, tutti con 4 stellette nella classica monumento (Mons-en-Pévèle addirittura con 5). In totale saranno 21.7 i km totali di pavé. Nella tappa del Tour 2014 si affrontarono 13 km, in quella del 2015 13.3 km. Tappa chiave di per sé che, in caso di pioggia, provocherebbe sconquassi.
Arrivano le Alpi: Le Grand Bornard e La Rosière, qui le prime differenze in salita
Dopo un giorno di riposo e il trasferimento aereo verso sud, si approda subito sulle Alpi savoiarde. E non certo per una scampagnata. Per chi già normalmente fatica a carburare dopo la pausa, la Annecy-Le Grand Bornard di martedì 17 sarà un calvario. 159 i km, con quattro gpm durissimi. Prima il Col de la Croix Fry (11.3 km al 7.9%), quindi l'inedito e durissimo Plateau des Glières (6 km all'11.2%, con gli ultimi 2 km sterrati). Dopo una fase, un po' lunga per la verità, di discesa e pianura, si risale sul Col de la Romme (8.8 km all'8.9%) per poi affrontare dopo 6 km di discesa il Col de la Colombière (7.5 km all'8.5%). Dalla cima 15 km, quasi tutti di discesa. Che dire, se non in bocca al lupo? Augurio che si estende anche agli appassionati qui impegnati nell'Étape du Tour e alle donne, che affronteranno un percorso similare (Romme e Colombière) nella La Course by Le Tour.
Mercoledì 17 la prima delle due minitappe dell'edizione 2018. Mini solo nella lunghezza, perché la fatica si farà sentire. 108 km per la Albertville-La Rosière, ma circa 3800 metri di dislivello positivo. Pronti, via, e subito la Montée de Bisanne (12.4 km all'8.2%), quindi Col du Pré (12.6 km al 7.7%) che si ricongiunge con la parte finale del Cormet de Roseland (5.7 km al 6.5%) per poi finire con l'ascesa conclusiva di La Rosière (17.6 km al 5.8%), che altri non è che il Piccolo San Bernardo, ovviamente fino alla località sciistica scelta come arrivo.
L'Alpe d'Huez chiude un trittico infernale. A Mende spazio per la fuga
Alpi finite? Manco per idea! Giovedì 19 spazio alla Bourg Saint Maurice-Alpe d'Huez. Partendo dalla fine, fortunatamente la salita alpina forse più nota del Tour sarà affrontata dal versante abituale di Bourg d'Oisans. Smentite le voci che indicavano l'approdo dal versante sperimentato dal Critérium du Dauphiné 2017. Oltre 4500 i metri di dislivello positivo nei 175 km di gara, che inizia con il lunghissimo (24.5 km al 6.4 km, considerandolo da La Lechère) Col de la Madeleine. Rientra la scenografica scalata dei Lacets de Montvernier, ma sarà sul Col de la Croix de Fer (31.5 km da Saint Jean de Maurienne, al 5% medio ma con diversi tratti in contropendenza) che si potranno vedere attacchi. La chiusura, come detto, sull'Alpe d'Huez. Trittico alpino da applausi scroscianti.
I velocisti tornano ad affacciarsi nelle prime posizioni dell'ordine d'arrivo venerdì 20, con la Le Bourg d'Oisans-Valence di 169 km. Spazio ai fuggitivi sabato 21 nella Saint Paul Trois Châteaux-Mende di 187 km; l'arrivo posto sulla pista aeroportuale al termine della insidiosa Côte de la Croix Neuve (3 km al 10.1%) potrà comunque creare buchi tra gli uomini di classifica, come visto nel 2015. Domenica 22 non la solita tappa di trasferimento: a circa 40 km dal termine dei 181 della Millau-Carcassonne sarà da scalare il Pic de Nore, salita di 17.5 km con pendenza vicina al 6%. Giornata d'oro per i fuggitivi, dunque.
Bagnères de Luchon tradizione, minitappa sul Col de Portet l'innovazione
L'ultima settimana si apre martedì 24 con la prima sfida pirenaica, nonché la più lunga frazione di montagna. Da Carcassonne mancano ben 218 al traguardo di Bagnères de Luchon. Per raggiungerlo, però, si pedalerà a lungo (circa 140 km) in pianura prima dell'accoppiata Col de Portet d'Aspet (5.4 km al 6.9%) e Col de Menté (6.9 km all'8.1%). Circa 30 km di discesa, al termine della quale si entra in territorio spagnolo, e falsopiano portano all'imbocco del Col du Portillon (8.3 km al 7.1%) prima dei 10.5 km della discesa che portano sino alla località termale.
Mercoledì 25 la tappa che si preannuncia come la più pazza dell'edizione 105. Soli 65 km senza un metro di pianura, da Bagnères de Luchon a Saint Lary Soulan, per un traguardo posto sull'inedito Col de Portet. Si affronta subito l'infido Col de Peyresourde, con l'appendice della Montée de Peyragudes (14.9 km totali al 6.7%), non però la rampa sede d'arrivo di tappa nel 2017. Discesa e da Loudenvielle parte il Col de Val Louron Azet (7.4 km all'8.3%). Breve declivio ed ecco l'inedita asperità del Col de Portet. Con i suoi 2215 metri slm rappresenta il traguardo pirenaico più elevato della storia del Tour. E non è questa l'unica particolarità della salita, che misura 16 km con una pendenza media dell'8.7%. Attualmente gli ultimi 2 km sono sterrati, ma verranno asfaltati prima del passaggio dei corridori.
La chiusura pirenaica con Tourmalet, Aubisque e arrivo in discesa
Poteva mancare la località più presente nella storia, dopo la capitale? Ovviamente no, ed ecco quindi giovedì 26 la Trie sur Baïse-Pau di 172 km, penultima giornata per le ruote veloci. L'ultima per gli scalatori è invece quella di venerdì 27: da Lourdes a Laruns il classico tappone pirenaico per colli affrontati e lunghezza (200 km, che in epoca Prudhomme non è cifra da disprezzare), ma non per traguardo, dato che si giungerà in discesa.
La prima difficoltà è il Col d'Aspin (12 km al 6.7%), subito seguito dal Col du Tourmalet (17.1 km al 7.3%). Dalla cima mancheranno però oltre 40 km all'ascesa successiva, il poco conosciuto Col des Bordères (8.6 km al 5.8%). Brevissima discesa e subito il Col du Soulor, accoppiato al Col d'Aubisque: assieme misurano 16.6 km, ma la pendenza media del 4.9% tiene conto di 7 km fra discesa, falsopiano e leggera salita. 19.5 invece i km che rimangono all'inedito traguardo. Frazione di non semplice lettura, che potrebbe tranquillamente risolversi in un nulla di fatto.
Cronometro basca decisiva prima del finale parigino
Anche perché, sabato 28, i Paesi Baschi francesi ospiteranno la prima e unica cronometro individuale della Boucle, motivo per cui più di qualcuno potrebbe preferire conservare le poche forze rimaste per l'esercizio contro le lancette. Da Saint Pée sur Nivelle un tracciato più filante di quanto l'altimetria voglia far credere, nonostante la presenza del muro della Côte de Pinodieta (900 metri al 10.2%). 31 i km da percorrere fino a Espelette, per determinare il nome del vincitore della classifica generale.
La tradizionale chiusura di domenica 29 sarà con la passerella nella capitale. Il via verrà dato da Houilles, nella cintura urbana nord-occidentale di Parigi. 115 i km con il consueto circuito degli Champs Élysées, preda di quei velocisti che saranno riusciti a oltrepassare indenni Alpi e Pirenei.