Fidanza, talento in abbondanza
Intervista a Martina: «Punto maggiormente sull'endurance, voglio crescere ancora anche su strada»
Ci sono famiglie in cui il ciclismo non diviene una semplice passione ma assurge quasi a tradizione da continuare e tramandare magari ai posteri. Di esempi in merito ve ne sono diversi ma in Italia è assolutamente imprescindibile non toccare il discorso senza parlare della famiglia Fidanza: Giovanni, il padre, è stato velocista di buonissimo livello, capace di lasciare il segno sia al Giro d’Italia che al Tour de France e che da anni siede in ammiraglia come direttore sportivo; Nadia Baldi, la madre, ha corso in bicicletta ad alti livelli vestendo anche la maglia della nazionale; Arianna, la primogenita, ha avuto un curriculum veramente importante a livello giovanile (su tutti il titolo mondiale della Corsa a punti da juniores) e cerca di confermarsi ad alti livelli anche tra le élite.
Poi c’è Martina, la secondogenita, che da tutti ha ereditato un po’ di talento, riuscendo però a metterci anche del suo. Non si spiegherebbe diversamente altrimenti la versatilità con cui alterna l’attività su strada a quella su pista, riuscendo addirittura ad ottenere importanti risultati sia nelle prove endurance che in quelle della velocità. Probabilmente però ora ha cominciato a capire che può essere lo Scratch la specialità in cui poter diventare per davvero la numero 1 al mondo, tanto che nella stagione d’esordio in Coppa del Mondo è riuscita ad ottenere la vittoria in entrambe le prove disputate, portando a casa la Coppa.
Allegra e sorridente, con un talento che giù dalla bicicletta si manifesta in maniera più che egregia anche nel disegno, Martina Fidanza, 20 anni ancora da compiere, è uno dei prospetti più interessanti che milita nelle file dell’Eurotarget-Bianchi-Vittoria. Piccolo particolare, non ancora svelato ma noto ai più attenti: è proprio papà Giovanni a guidarla in ammiraglia e sua sorella Arianna dallo scorso anno è sua compagna di squadra. Dati gli ottimi risultati ottenuti in questo 2019, ci è parso opportuno fare con lei una piacevole chiacchierata di qualche minuto, anche per scoprire cosa c’è in programma per lei nell’immediato futuro.
Partiamo con un bilancio della stagione su strada: com'è stata quest’annata in cui sei riuscita ad ottenere anche quattro vittorie?
«La stagione era partita subito molto bene, dal momento che sono riuscita a vincere già nella prima parte dell’anno (al Giro di Campania, ndr). In giugno e luglio poi mi sono concentrata maggiormente sulla pista, successivamente sono riuscita ad ottenere un’altra vittoria al Giro della Provincia di Pordenone prima di fermarmi ancora per il resto del mese di agosto. Ora ho ripreso nuovamente, di certo si fa un po’ di fatica ma spero di riuscire a chiudere nel migliore dei modi quest’annata per poi riuscire a far bene anche su pista»
Parlando proprio della pista: sappiamo che a breve saranno in programma i campionati europei élite ad Apeldoorn, nei Paesi Bassi. Tra l’altro recentemente sei riuscita a conquistare un titolo italiano nel keirin. Ti vedremo partecipare a questa rassegna oppure è ancora tutto in dubbio?
«La mia partecipazione è ancora un po’ in dubbio. Io certamente farò di tutto per poter partecipare, m’impegnerò al massimo per ottenere questa convocazione ma se non dovesse arrivare mi concentrerò sulle prove di Coppa del Mondo che si svolgeranno in quest’inverno per poi cercare di riuscire a partecipare al Mondiale»
Oltretutto vieni da una stagione in cui sei riuscita a conquistare la Coppa del Mondo nello scratch, specialità che ti ha dato soddisfazioni anche da juniores, in cui ti eri laureata campionessa del mondo. Attualmente a che livello senti di essere arrivata, nonostante la tua ancor giovane età, specialmente quando vai a scontrarti con avversarie fortissime, come Kirsten Wild ad esempio?
«Devo dire che non mi sarei mai aspettata di arrivare a questo livello, considerando che quelle di quest’anno erano le prime gare di Coppa del Mondo che disputavo. Ottenere subito due vittorie è stato davvero emozionante, mi ha fatto ricredere molto anche su me stessa e mi ha dato un grande incoraggiamento per il futuro. Bisogna dire comunque che ho da fare ancora molta esperienza e ancora molta strada da percorrere prima di arrivare al livello delle campionissime»
Forse il più grande rammarico di questa stagione per te è legato proprio a quella caduta che ti ha visto coinvolta nella prova di scratch che assegnava il titolo mondiale.
«Si, sicuramente. Mi ha anche destabilizzato poiché mi ero impegnata molto per arrivare all’appuntamento al massimo della condizione, dal momento che avevo capito di avere delle possibilità per potermela giocare. È stata sicuramente una grande delusione»
Tra l’altro tu sei uno dei rari esempi di ciclista che su pista alterna discipline dell’endurance con discipline di velocità pura. Come riesci a portare avanti questo e soprattutto come riesci a sopperire ad un gap importante in termini di potenza e di stazza rispetto alle altre avversarie?
«Mi è capitato più volte di alternare le discipline dell’Endurance con quelle veloci, però negli ultimi tempi ho scelto di concentrarmi maggiormente sulle prime, nonostante continui ad avere ancora un buon spunto veloce. Bisogna comunque dire che ai livelli più alti faccio molta fatica a tenere le velocità di determinate atlete molto più specializzate ma comunque ci provo sempre. In ogni modo tutto può tornarmi utile anche per l’endurance»
Tra l’altro nella velocità sappiamo di dover pagare un dazio importante alle altre nazioni in termini di competitività, tanto che, allo stato attuale, la sola Miriam Vece è riuscita ad emergere a livello internazionale. La speranza è quella di avere in futuro un settore della velocità che possa godere anche dell’esperienza e del contributo di tecnici specializzati, per poter così rilanciare l’intero movimento senza dover dipendere sempre dalle prestazioni del singolo. Qual è la tua opinione in merito?
«Credo che manchi un po’ la struttura per il settore della velocità, però nelle ultime stagioni sia i tecnici che le atlete si stanno impegnando molto per emergere in questo settore divenuto un po’ marginale. Miriam in questo momento ha la possibilità di allenarsi al Centro Mondiale dell’UCI, si sta impegnando sia a livello personale che atletico per raggiungere i suoi obiettivi e bisogna dire che ci sta riuscendo. Sta facendo grandi progressi sia per lei, sia per tutto il nostro movimento e questo è molto importante»
A livello di velodromi stiamo aspettando che si possa tornare a gareggiare nuovamente a Montichiari, c’è la situazione legata al velodromo di Spresiano che è ancora in dubbio e si parla anche della possibile costruzione di un nuovo velodromo in Emilia-Romagna. È veramente importante poter contare su una struttura coperta qui in Italia per non essere costretti a lunghe trasferte, come a Grenchen ad esempio.
«Assolutamente! Anche perché queste lunghe trasferte hanno certamente il loro peso anche per noi, costringendoci ad essere sempre in viaggio. Avere un velodromo coperto in Italia per noi vuol dire avere anche molta più tranquillità. Questo è molto importante anche per dare continuità al settore, altrimenti tutto diventa più difficoltoso. In ogni modo tutti, dai ragazzi ai tecnici, si stanno impegnando molto. I tecnici poi vanno assolutamente ringraziati per il fatto di averci permesso di continuare l’attività nonostante tutte queste problematiche»
Per chiudere quest’intervista torniamo un momento alla strada: quali obiettivi ti poni per il 2020, sapendo anche che i campionati europei si disputeranno in Trentino?
«Parto col dire che sarò ancora nelle file dell’Eurotarget, svolgendo un’annata molto simile a quest’ultima che ho disputato. Cercherò pertanto di riconfermarmi e di migliorare ulteriormente nella tenuta, specialmente in salita e negli altri aspetti in cui ho ancora delle lacune. In ogni modo, cercherò di fare del mio meglio!».