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Tutti i colori del Tour

01.07.2016 12:29

Verde, pois e bianco. Analisi della lotta per la conquista delle maglie alla Grande Boucle


Non si vive di solo giallo in Francia. Le restanti tre maglie del Tour hanno tutte una loro nobile storia: si va da quella verde, seconda nella scala per importanza, che premia chi si mostra più regolare (tradizionalmente strizzando l'occhio ai velocisti). C'è quella à pois, la più iconica di tutte, da taluni amata anche più di quella gialla. C'è, infine, quella bianca che mette in mostra i campioni del domani, se non già quelli di oggi.

Sagan per la quinta verde: tanti rivali, ma poche chance
Quinta Grande Boucle e quinta maglia verde? Questo è l'obiettivo per nulla celato di Peter Sagan, che vuole portarsi ad una sola lunghezza dal record di Erik Zabel, che riuscì ad indossare consecutivamente tale maglia dal 1996 al 2001. Grazie al sistema di punteggio introdotto un anno fa, con un maggior premio per il vincitore di tappa nelle frazioni pianeggianti, i velocisti puri possono coltivare qualche ambizione verde in più. Ma, per costoro, trionfare a più riprese negli sprint non sarà sufficiente: è il caso proprio della passata stagione, dove i quattro successi (a zero) di Greipel nei confronti di Sagan furono insufficienti, visto che l'attuale campione del mondo batté il tedesco di ben 66 lunghezze (432 a 366).

Chi sono, dunque, i candidati per provare quantomeno a far sudare all'atleta della Tinkoff le proverbiali sette camicie? Tra i velocisti puri pare essere proprio André Greipel (Lotto Soudal) il più indicato, vuoi per la continuità che ha saputo dimostrare nel corso degli anni e vuoi per una maggior abilità nel lanciarsi in fuga per i traguardi volanti nel corso delle tappe altimetricamente complicate. Elemento questo che dovrebbe tagliar fuori dai giochi Mark Cavendish (Dimension Data), Marcel Kittel (Etixx-Quick Step) e Alexander Kristoff (Team Katusha). Potrebbe provare a darsi da fare Bryan Coquard (Direct Énergie), ma vedere il giovane francese primeggiare pare al momento prematuro.

Potenzialmente interessante è il discorso relativo a Michael Matthews (Orica BikeExchange) e Edvald Boasson Hagen (Dimension Data), a cui però mancano la punta di velocità (soprattutto al norvegese), la malizia (ad entrambi), la costanza nei piazzamenti (soprattutto all'australiano) e la "disponibilità" a lanciarsi in fuga (meglio il nordico, che in passato fu protagonista di belle cavalcate vittoriose). Ciò detto, con ogni probabilità il vincitore della maglia introdotta nel 1953 per celebrare il cinquantesimo anniversario della corsa sarà lo stesso del 2012, del 2013, del 2014 e del 2015.

Tutto aperto per la maglia à pois, tra francesi e outsider
La più simbolica delle maglie non ha, come da tradizione recente, un vero padrone della vigilia. La divisa riservata al miglior scalatore nasce nel 1975, seppur una specifica classifica esistesse dal 1933: spiccano le sei affermazioni di due scalatori d'eccezione come Federico Bahamontes e Lucien Van Impe. A superarli poco più di un decennio fa ci pensò Richard Virenque: il corridore simbolo della Francia del pedale a cavallo del millennio ottenne ben sette maglie distintive nell'arco di undici anni. Ora, ed è un peccato, non c'è un atleta che si allinei alla Grand Départ dichiarando di voler vestirsi di bianco e rosso; lo sfizio viene tolto cammin facendo o, in alcuni casi, nell'eventualità di fallimento nella classifica generale.

Questa non dovrebbe essere la situazione relativa a chi la maglia l'ha vinta nel 2013 e di chi l'ha vinta nel 2015: sono rispettivamente Nairo Quintana (Movistar Team) e Chris Froome (Team Sky). Che, in una situazione di incertezza, hanno tutte le carte per ottenere un nuovo successo. Joaquim Rodríguez (Team Katusha) potrebbe riprovare l'assalto, dopo quello fallito del 2015 quando terminò solamente la quinto. I due nemici per la pelle di Francia possono avere delle buone opportunità: sia Romain Bardet (AG2R La Mondiale) che Thibaut Pinot (FDJ) sono scalatori di livello assoluto e qualcosa da questo Tour vorrebbero portarlo a casa. Cosa di meglio dunque di un podio parigino con tanto di maglia addosso?

Tra le tante ipotesi sarebbe affascinante vedere Vincenzo Nibali, se effettivamente decidesse di subordinare la propria sete di classifica a quella del compagno Fabio Aru, lottare per il titolo: il siciliano dell'Astana Pro Team ne ha tutte le potenzialità, e aggiungere una maglia simbolo renderebbe ancor più prestigiosa la sua già ricca bacheca. Spazio poi agli outsider: dovrebbe provarci Pierre Rolland (Cannondale-Drapac), che già ha indossato più volte la maglia senza vincerla. Chi l'ha fatta sua nel 2014 è Rafal Majka (Tinkoff) ma il campione polacco sarà orientato al lavoro di gregariato. Spazio dunque a sorprese, se non in qualche caso suggestioni: si va dai due Dimension Data Serge Pauwels e Daniel Teklehaimanot, che saranno protagonisti principalmente nella prima metà, ai vari Daniel Martin (Etixx-Quick Step), Daniel Navarro (Cofidis, Solutions Crédits) e, perché no, Domenico Pozzovivo (AG2R La Mondiale).

Maglia bianca, non è solo Barguil contro Kelderman
In principio, ossia dal 1968 al 1975, la maglia bianca designava il leader della classifica della combinata (graduatoria che si otteneva sommando classifica generale, a punti e della montagna). Dal 1975 tale conteggio viene soppresso per far posto a quello destinato ai corridori con meno di tre anni come "professionisti"; ad inaugurare la nuova classifica ci pensa l'allora ventiquattrenne Francesco Moser. Dal 1983 un nuovo cambio: per la maglia bianca sono in lotta solamente i corridori alla prima esperienza al Tour: dura un quadrienno questa specifica, ma vede vincitori in serie talenti come Laurent Fignon, Greg LeMond, Fabio Parra e Andrew Hampsten. Dal 1987 ad oggi il vincitore della classifica come miglior giovane è colui che, tra quanti hanno meno di 26 anni, si posiziona meglio.

Quest'anno, complice la "maggiore età" raggiunta da Thibaut Pinot e da Nairo Quintana, si sa già che vi sarà un vincitore inedito. I nomi dei favoriti sono due: da una parte il francese Warren Barguil, dall'altra l'olandese Wilco Kelderman. Entrambi del '91 e leader delle rispettive compagini (Team Giant-Alpecin il primo, Team LottoNl-Jumbo il secondo) sono riusciti ad ottenere un risultato tra i migliori dieci in un grande giro, entrambi nel 2014 (Barguil ottavo alla Vuelta, Kelderman settimo al Giro). Più scalatore il francesino, più cronoman il neerlandese: sarà una lotta da tenere d'occhio fra due corridori di sicuro interesse per il prossimo futuro.

Oltre a loro ci sono venticinque giovani virgulti in lizza per tale graduatoria: il terzo incomodo può essere individuato in Louis Meintjes. Il sudafricano della Lampre-Merida è stato sorprendente al Critérium du Dauphiné ed è reduce dal decimo posto della Vuelta 2015. Da non dimenticare Eduardo Sepúlveda: l'argentino, capitano della Fortuneo-Vital Concept, è uno scalatore da seguire con particolare attenzione. C'è anche il britannico Adam Yates (Orica GreenEDGE), corridore di talento ma a cui forse manca ancora qualcosa sulle tre settimane. La sorpresa può rispondere al nome di Julian Alaphilippe ma il campioncino della Etixx-Quick Step è al primo grande giro: saprà tenere? Tra i nomi sparsi meritano una citazione il tedesco Emanuel Buchmann e l'austriaco Patrick Konrad, entrambi della Bora-Argon 18, così come lo statunitense Lawson Craddock (Cannondale-Drapac) e l'eritreo Natnael Berhane (Dimension Data).
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